Ecco il Dittatore

Ecco il Dittatore LA CRONACA DELLA TELEVISIONE Ecco il Dittatore Oggi un capolavoro di Chaplin - Ieri seconda puntata del "Mose" Chaplin contro Hitler, stasera sul Nazionale, ne II grande dittatore, il più polemico tra i film dell'insigne attore-regista. Egli cominciò a girarlo, tra esitazioni e ripensamenti, nel 1938; lo finì, dopo due anni d'intenso lavoro, giusto in tempo per presentarlo, nell'ottobre '40, quando in America si stava delincando un forte movimento antinazista, talché sarcasmi e ironie potevano meglio colpire, con gli strali della satira, la figura dell'invasore di mezza Europa. Ma durante la lavorazione le reazioni erano state aspre. Scrive Chaplin nella sua autobiografia: « Il film mi procurò molte sotterranee e palesi difficoltà ». Protestarono tra gli altri l'ambasciatore tedesco in Usa e svariati italo-americani, questi specialmente per l'impostazione farsesca data aipersonaggio di NapaloniMussolini. Certamente il film (di cid tralasciamo di riassumere il soggetto, essendo il medesimo a tutti noto) non possiede più oggi l'aggressività polemica di trentaquattro anni fa. Ma si pensi al momento in cui esso nacque, ed ecco risultare tuttora evidente la profetica intuizione della mordace canzonatura chaplinesca, preveggente e acuta in molti punti, in altri allusiva e grottesca. Costato 2 milioni di dollari. Il grande dittatore fu il più redditizio dei film dì Chaplin. Accanto al protagonista, nella duplice parte d'un barbiere ebreo e del dittatore Hynkel, vedrete: Paillette Goddard, Reginald Gardiner, Jack Oakie (Napaloni, ossia Mussolini), Henry Danieli (Garbiseli, cioè Goebbels), Billy Gilbert (Herring, vale a dire Goering). Tra le scene più celebri, il balletto di Hynkel col mappamondo, delirante caricatura dei sogni di grandezza e della smania di con- quìsta del « grande dittatore ». Nel secondo capitolo, il Mose diretto da Gianfranco De Bosio ha tenuto fede ai criteri di semplicità e discrezione narrativa già manifestati nella precedente puntata. Sullo sfondo pietroso e sabbioso del deserto, di grande risalto pure in questa versione in bianco e nero di uno sceneggiato originariamente a colori, gli avvenimenti biblici che il video traduce in asciutte immagini riescono a tenere viva l'attenzione anche di quegli spettatori che non abbiano quotidianamente dimestichezza con l'Antico Testamento. Rifacendosi puntualmente ai versetti della Esodo » (Secondo Libro di Mose), gli sceneggiatori e il regista hanno, al centro della puntata di ieri, dato risalto alla « chiamata di Dio » attraverso l'episodio del « roveto ardente »: il cespuglio in fiamme sotto la cui forma, secondo la Sacra Scrittura, si manifestò per la prima volta a Mose, in un anfratto della montagna di Dio, il Sinai, la presenza del Signore che gli annuncia la missione da compiere, quella di tornare in Egitto per liberare i fratelli. E' stato un episodio bene scorciato (il bastone che gettato a terra — Esodo IV, 3-4 — diventa serpente e Mose fugge dinanzi a quello e poi lo prende per la coda « ed esso ritornò bastone nella sua mano »): in esso il senso del divino, del soprannaturale, è stato comunicato allo spettatore con sobria efficacia. Le pagine successive non sono state meno persuasive, grazie anche all'apporto di convincenti interpreti, da Burt Lancaster (Mose) al suo antagonista Laurent Terzieff (il faraone Mernefta), da Irene Papas e Ingrid Thulìn ai minori, tra i quali José Quaglio. a. vald. Mclba Englander nel «Mose»

Luoghi citati: America, Egitto, Europa, Usa