Città risorte dalle ceneri di Ennio Caretto

Città risorte dalle ceneri IL VIETNAM OGGI Città risorte dalle ceneri Incerta ricostruzione - Si distrugge ancora, ma si crea assai di più (Dal nostro invialo speciale) Da Nang, 15 dicembre. Nelle regioni più calde della guerra tra il '68 c il '72, è ripresa da qualche tempo la vita. In due anni, gli accordi di Parigi hanno consentito, se non la pace, almeno l'avvio di un'incerta ricostruzione del Vietnam. Intorno a questo porto popoloso del settentrione si combatte sempre, e dalla sua base aerea partono ogni giorno in missione i bombardieri. Sono battaglie di reazione c di logoramento, che non alterano la tendenza di fondo. Pur nella paura e nelle contraddizioni, il Paese tenta faticosamente di ritornare alla normalità. Si distrugge ancora, ma sempre meno, e si crea assai di più. La ricostruzione, dolorosa e difficile, è divenuta l'altro terreno di confronto tra il regime di Thieu e il Vietcong. Se ne ha un esempio qui a Da Nang, e più a nord a Hue, il cuore dell'impero dell'Amman, e nella provincia di Quang Tri, la più devastata dal conflitto. * * Dalle parti avverse quasi mezzo milioni di rifugiati sono rientrati nelle loro terre. Ricomincia la produzione di riso e di verdura, si riallacciano le comunicazioni, rifioriscono i commerci. In un'atmosfera di provvisorietà e in un paesaggio- sconvolto dai più massicci bombardamenti della storia, si lavora di nuovo, più per una lontana speranza che per la conquista del benessere. Due città sono già risorte dalle ceneri sia sotto il regime di Thieu sia sotto il Vietcong. La nuova Quang Tri è stata ricostruita a dieci chilometri da quella vecchia, perduta e riconquistata dai rangers e dai marines innumerevoli volte. Conta ormai 200 mila abitanti, che aumentano quotidianamente, un ospedale, un palazzo del governo, tutte le necessarie infrastrutture. Mi dice il colonnello Thanh: « E' sulla linea di demarcazione, ma i comunisti la lasciano tranquilla ». Aggiungono gli americani, che vi vanno e vengono in elicottero da Da Nang quasi inosservati: «Quel che bau /alto i sttdvielnamili è straordinario. La città è una testimonianza di fede e di coraggio, c un successo per Thieu ». Anche Dong Ha era un ammasso di macerie. Si trovava ai bordi della « terra di nessuno », il diciassettesimo parallelo della « linea McNamara », cosparso di mine e di trappole elettroniche. Il Vietcong vi ha portato due oleodotti dal Vietnam del Nord, una fabbrica di trattori, officine di riparazioni, scuole. Riferiscono gli ufficiali degli aerei di ricognizione di Da Nang che le strade e i ponti sono nuovamente a posto, il porto brulica di traffico e l'ex base americana di Aa-Tu ha parecchie piste d'atterraggio. A completare il « miracolo » mancano soltanto abitazioni, secondo la prassi comunista dei pionieri. In queste regioni, lo spirito della ricostruzione ha favorito intese locali tra i rappresentanti del regime e quelli del Gpr, esistono zone dove si collabora ai raccolti, si scambiano medicinali, si erigono insieme edifici pubblici. E circolano due tipi di monete. Ma il Gpr svolge opera attiva di proselitismo, esplodono ogni tanto le tensioni, e il precario equilibrio vacilla. La crisi economica e la fame sono grandi sedativi. Se anche nel confronto pacifico il Vietcong è l'aggressore, le necessità immediate hanno però il sopravvento sui fini ultimi dell'ideologia. « La genie è stanca di contrasti » spiegano gli americani, « e lo dimostra ». ★ ★ La sfida alla ripresa non è il preludio della vittoria comunista. A Da Nang e in genere nel Nord del Sud Vietnam non amano il regime, ma temono e talvolta odiano il Vietcong. A Hue ho parlato con alcuni sopravvissuti all'intera guerra: non dimenticheranno mai il massacro dei loro tremila e più concittadini compiuto dai guerriglieri durante il Tet (la festa dell'anno nuovo) del 1968. « Voi stranieri », m'ha detto un professore, « ridacele lutto in termini politici. Invece, nel nostro Paese esiste una trattura storica profonda tra Nord e Meridione. I due Vietnam sono una realtà: credo che se qui arrivasse il comunismo, molli emigrerebbero ». Gli ottomila profughi ancora accampati presso la città sono più espliciti: « Non torneremo indietro ». Il'Gpr è consapevole di tale ostilità, e forse per questo mantiene, accanto al confronto della ricostruzione, il confronto armato. Come prima a Da Nang, a Hue e a Quang Tri esso cerca di paralizzare militarmente l'avversario, e di causarne il collasso economico. Ha bombardato l'aeroporto di Phubai ogni qual volta vi atterrava un apparecchio finché le truppe governative l'hanno chiuso. Mina i ponti e le strade sulla costa, mentre ne apre di proprii all'interno. Ricorre a qualsiasi mezzo per dimezzare le forze del nemico, dall'invito alla diserzione al terrorismo, persuaso che il tempo sia dalla sua parte. La violenza nella strategia bifronte emerge soprattutto al Meridione, nel delta del Mckeng, dove vive un terzo dei sudvietnamiti. Tra le più fertili regioni della Terra, il delta potrebbe produrre tanto riso da nutrire tutta l'Indocina. Ma la sua ripresa e ostacolata dal regime-ombra instaurato dal Vietcong. Esso contende il raccolto al governo di Saigon a milioni di piastre e a cannonate, con la propaganda e con l'oppressione, in battaglie c rapine. Lo agevola la corruzione dei funzionari provinciali, dei grossisti, degli uomini politici. Nelle aree sotto il suo controllo, non manca da mangiare. Saigon invece è costretta a importare riso dall'estero, con sacrifici enormi. A differenza di Da Nang, di Hue e di Quang Tri, nelle basse terre del Mekong la guerra delle risaie è un avvenimento stagionale. Ma a dicembre, forse perché l'incipiente ricostruzione del Paese è entrata in una fase molto delicata, essa ha subito un'escalation senza precedenti. Da oltre una settimana, si combatte ininterrottamente nei principali centri agricoli. Il Vietcong attacca con missili e mortai, le truppe governative rispondono coi bombardamenti. L'uno ha proclamato che impedirà « speculazioni » sul raccolto, le altre hanno ribattuto che restaureranno « la legalità » e l'ordine. Nei primi quattro giorni, sono morte quasi 3000 persone, civili nella maggioranza, e a poco a poco dal delta il conflitto s'è esteso ai confini con la Cambogia. ★ ★ « Perché prevalga lo spirilo della ricostruzione», mi ha detto il professore di Hue, « occorre veramente la pace. Porse qui da noi l'esperienza della guerra ha reso il Gpr più duttile: lungo il Mekong minori sono state le tragedie, e maggiore è la rigidità Vietcong, lo credo che, se s'applicassero gli accordi di Parigi, il Sud Vietnam si svilupperebbe armoniosamente: il confronto pacifico, cioè, lo vinceremmo noi. Il regime di Thieu non è uno specchio d'onestà, ma la Costituzione ci consente di cambiarlo. Sospetto che i comunisti non vogliano ima successione ordinata, ma il suo crollo militare ed economico nella speranza che vi segua il caos civile ». « Nelle nostre regioni, la vi la è ricominciata », mi spiega il tenente Thinh, che ha al suo attivo 1400 incursioni, « ma su un piano d'irrealtà. Da un lato, il Gpr risponde alla sfida della ricostruzione, dall'altro non rinuncia alle armi. Mentre noi rispettiamo il trattato di pace, e non tocchiamo il suo territorio, esso allarga le sue " macchie di leopardo ". Troppo spesso, ricostruisce per aggredire mentre noi ricostruiamo per difenderci ». Una settimana fa l'aereo di Thinh è stato colpito da un missile al timone di coda ed è precipitato in vite. « Non mi sono lancialo col paracadute, perché i vietcong m'avrebbero ucciso a mezz'aria. Non so come abbia pollilo controllare i comandi ». E tuttavia, l'ambiguità dei comunisti non è l'ostacolo più grave al rilancio del Sud Vietnam. Lo è la crisi dell'economia in cui il Paese è precipitato negli ultimi due anni. La « stagflation », questa malattia globale che non distingue tra razze e confini, lo ha colto già prostrato dal distacco americano. Come dicono i francesi, i sudvietnamiti « vivevano del dollaro », grazie ai servizi e alle industrie sorti intorno a più di mezzo milione di soldati « yankees ». Oggi, ricevono da Washington aiuti dimezzati. Gli altri capitali non arrivano a causa della guerra, ed essi non sono in grado di sfruttare né le proprie risorse naturali né l'immensa riserva di lavoro, che in parte è specializzata. Ennio Caretto

Persone citate: Quang, Quang Tri, Thanh, Thieu