Leone dallo Scià di Persia amicizia, ma anche affari di Sandro Viola

Leone dallo Scià di Persia amicizia, ma anche affari IL PRESIDENTE E ARRIVATO IERI A TEHERAN Leone dallo Scià di Persia amicizia, ma anche affari (Dal nostro inviato speciale) Teheran, 15 dicembre. L'incontro del presidente Leone con lo Scià, all'inizio di questa visita in Iran, è stato estremamente cordiale. Erano le quattro del pomeriggio ora locale d'una e mezzo in Italia), e sull'aeroporto di Teheran il sole cominciava a declinare. Una banda militare ha suonato gli inni nazionali, poi i due capi di Stato hanno passato in rassegna un picchetto d'onore. E' stato appunto tra una fase e l'altra del cerimoniale consueto che si sono visti il Presidente della Repubblica e l'imperatore ospite scambiarsi frasi amichevoli, molti sorrisi, con un calore che sembrava superare la ufficialità dell'occasione. A qualche metro dal palco dove Leone e lo Scià erano saliti, l'imperatrice Farah Diba e donna Vittoria conversavano fittamente tra loro. Certo, questa cordialità era attesa. E' noto come il monarca iraniano sia legato all'Italia da sentimenti di vera amicizia, e i nostri rapporti con Teheran sono ottimi da tempo, da molto prima che l'aumento dei prezzi del petrolio facesse vivere all'Iran il sogno di grandeur che s'intravede da qualche mese nella sua diplomazia e nella sua politica finanziaria. Una previsione di massima sull'esito della visita è quindi assai facile. Essa salderà ancora meglio questi rapporti di simpatia, sullo sfondo dei quali ci sono poi affari rilevanti: Eni e Iri, infatti, hanno già stipulato accordi col governo iraniano per circa tre miliardi di dollari di Joint ventures. Dire però che il solo scopo della visita sia un rafforzamento dell'amizia già esistente tra Italia e Iran, sarebbe un errcre. In realtà essa dovrebbe anche servire ad accelerare, a favorire, la conclusione di alcuni grossi affari in sospeso. Primo fra tutti l'ingresso dell'Iran, attraverso una società appositamente creata, in una combinazione che rappresenterebbe il primo investimento d'un Paese produttore di petrolio in Italia. I lineamenti generali dell'affare sono più o meno noti. Una società italo-iraniana assorbirebbe la rete di distribuzione e le raffinerie che la Shell aveva in Italia (e che l'Eni aveva acquistato l'anno scorso), la rete di distribuzione e le raffinerie dell'Agip in Africa e in Europa, esclusa soltanto l'Italia. L'Iran assicurerebbe poi a questa società il fabbisogno di petrolio per i prossimi 15 anni, al ritmo di 15-20 milioni di tonnellate annue. Le dimensioni concrete di contratto del genere sono difficili da valutare. Ma non c'è dubbio che esse sono enormi, e tali da poter recare (col pagamento da parte iraniana della metà degli impianti e delle attività ora Eni) un considerevole vanun contratto del genere sono nostra bilancia dei pagamenti. La visita di Stato del presidente Leone dovrebbe far superare alla trattativa le difficoltà che ancora ne impediscono la conclusione. E c'è una certa suspense (anche se nel seguito del Presidente si tende a insistere sulla visita d'amicizia, «di calore», dalla quale non devono uscire risultati particolari), qualche leggera inquietudine: ciò che durerà sino a giovedì mattina, sino all'ultimo dei colloqui in programma tra Leone e lo Scià. Da ambedue le parti si insiste (ne hanno parlato tanto il presidente Leone quanto l'imperatore nei loro brin¬ disi al pranzo di stasera nel palazzo di Navaran) sul fatto che l'Italia è una sorta di «partner storico» dell'Iran perché fu qui, tra Enrico Mattei e il giovane Scià, che fu stipulato il primo accordo equo di sfruttamento petrolifero, un accordo che dando al Paese produttore più del 50 per cento del valore del petrolio estratto ribaltava il vecchio rapporto leonino che le grandi compagnie internazionali avevano sino allora stipulato nel Medio Oriente. E che l'Eni sia qui un interlocutore privilegiato lo dimostra l'ultimo accordo che I si sta trattando, che ha già ! trovato una sua forma in una «lettera di intenzioni»: un impianto per la produzio; ne di 600 mila tonnellate anI nue di fertilizzanti azotati da i costruire a Bandar Bushir, che utilizzerebbe l'enorme j giacimento di gas naturale I scoperto di recente dall'Eni, i Un affare da 250 milioni di 1 dollari. Si vedrà se il «partner sto| rico» riuscirà a condurre in porto, nel clima di cordialità che circonda la visita di Giovanni Leone, l'accordo sulle reti di distribuzione e le raffinerie Agip, che in queste ore sembra il più urgente di tutti. La buona disposizione italiana è nettissima. Nel brindisi del presidente Leone si parla d'una «funzione pacifica ed equilibratrice» della politica estera iraniana, concetto che a Washington, per esempio (dove crescono le perplessità sullo spirito di grandeur iraniano, con la preoccupazione che dalla grandeur si possa passare all'espansionismo), non sarebbe affatto condiviso. Sandro Viola

Persone citate: Bandar Bushir, Enrico Mattei, Farah Diba, Giovanni Leone, Joint