Fra 72 ore la "vendetta,, di Elettra per i torinesi
Fra 72 ore la "vendetta,, di Elettra per i torinesi Da giovedì tragedia di Sofocle al Gobetti Fra 72 ore la "vendetta,, di Elettra per i torinesi Incontro con il regista Trionfo - Protagonista sarà Marisa Fabbri L'ombra di Agamennone, che aleggia a Micene sulla reggia degli Atridi e dell'infedele Clitennestra, si posa nella ricostruzione di Aldo Trionfo sulla platea del Gobetti. Sono in corso ie ultime prove deH'£/ef/r« di Sofocle che il Teatro Stabile di Torino darà da giovedì in anteprima con Marisa Fabbri protagonista. Perché Elettra'? La scelta rientra nella linea voluta dal regista, tre anni or sono, quando fu chiamato a capo dell'ente. Trionfo ha sempre parlato di grandi personaggi della storia e della ribalta, che riassumevano in se esperienze fondamentali e comuni a generazioni diverse. Così era stalo per il Galileo di Brecht affidato alla regìa di Bennewitz, così è per gli altri eroi portati in scena da Trionfo medesimo: il Peer Gynt, l'Ettore Fieramosca, il Nerone, il Gesù. Essi sono il simbolo dell'umanità intera che cercherebbe, straziata, la sua collocazione nella storia e nell'universo. Ma veniamo all'Elettra, quale può interessare a uno spettatore del 1974. Trionfo comincia a scartare alcune ipotesi. «Non è né la storia vera di una ragazza e delle sue sventure, né un sogno ad occhi chiusi. Anche a proposito del Peer Gynt si erano prospettale interpretazioni del genere. Niente di tutto questo e neanche l'indagine psicanalitica di una zitella frustrata, né l'illustrazione didascalica della giusta vendetta. Per noi Elettra costituirà l'oggettivazione di una realtà interiore». Ed ecco, subito, un rischio. Ridurre la vicenda a un mero fatto privato, sostanzialmente distante dalla mentalità di un contemporaneo. 11 regista amplia invece la tragedia e propende per un'oggettivazione provocata dall'esterno, situata in una comunità che ha una sua cultura e dei suoi precisi interessi. «L'oggettivazione è quasi spremuta fuori da alcuni elementi provocatori riuniti nel coro e a ciò delegali dada società dì cui fanno parie: costoro otterranno da Elettra il gesto che deve servire all'intera società». Perciò il coro di fanciulle voluto da Sofocle è sostituito da due uomini e due donne, perciò nel momento stesso che essi ricordano alla protagonista che non farà risalire il padre dall'Ade con lacrime o preghiere, la stimolano a un'azione diretta. Il coro è come l'assillo, il tafano tante volle citato nel testo e che pungola verso direzioni ignote o, quanto meno, insperate. « Il coro nella Iradizione greca ha funzioni e moventi diversi. In Eschilo ha un dislacco epico e critico alla Brecht, se vogliamo; in Euripide ha quasi un atteggiamento borghese, come in un dramma di lbsen, patisce alla pari del pubblico. In Sofocle e nell'Eleltra non si limita a dire e dare un parere. E' cattivo, ossessionante al punto di spingere il personaggio nel mito ». Poi il personaggio rimane solo, inquadrato nella scena fissa e nel fato inesorabile. « In questo modo — parla ancora Trionfo — chiarisce al massimo il suo discorso. Al contrario delta commedia borghese, dove la complessità della truma e il numero degli antagonisti richiedono un enorme sforzo di partecipazione, qui siamo ridotti a sentimenti elementari, a figure indimenticabili ». Si è detto che gli croi sofoclei non maledicono il proprio destino. Nello spettacolo del Teatro Stabile dovremo vedere come anzi gli croi e il coro lo provochino, questo destino. La traduzione dell'Albini e l'operazione drammaturgica del Trionfo non intaccano la sostanza dell'opera. La scenografia di Giorgio Panni ricorda in cena maniera la hall di un teatro, di un luogo dove bisogna agire. Vi reciteranno, con la protagonista Marisa Fabbri, attori giovanissimi quali Nico Vassallo nella parte di Oreste, Elio Marconato (il premuore), Mirella Falco (Crisotemide). Con loro passeremo le feste tra le vendette. Piero Perona
Luoghi citati: Torino
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