Perché è necessario conservare il villaggio operaio di Leumann

Perché è necessario conservare il villaggio operaio di Leumann Inserimento nella "167,, e blocco delle speculazioni Perché è necessario conservare il villaggio operaio di Leumann Esiste un tessuto sociale da mantenere - Gli edifici saranno restaurati - Gli amministratori: "E' una scelta politica e di civiltà" - Difficoltà per i fondi: promesse dell'assessore Benzi Per decisione del consiglio I comunale di Collegno, il villaggio Leumann è inserito da venerdì scorso nell'area della «167». La votazione non ha richiesto lunghe discussioni: tutti i gruppi si sono espressi a favore. Il piano preparato dall'architetto Lucca, è così approvato: prevede sostanzialmente la conservazione e il restauro degli edifici e il mantenimento (sia pure con l'immissione, accanto ai già residenti, di nuove famiglie) del tessuto sociale esistente. Perché il piano diventi operante occorre ora l'approvazione regionale. Ma esiste, a questo proposito, il parere positivo e la promessa di un «sollecito intervento» dell'assessore all'urbanistica Benzi. Il problema più grave riguarda invece il reperimento dei fondi. In primo luogo per l'acquisizione dell'area (secondo il progetto, 45 milioni e 600 mila lire), degli edifici residenziali (315 milioni), degli edifici per servizi (81 milioni). E, infine, per le spese di ristrutturazione (circa 1 miliardo). Anche per quanto riguarda il finanziamento, tuttavia, l'assessore Benzi ha promesso il suo appoggio: la Regione si farebbe garante per il Comune, al fine di ottenere dalle banche mutui a tassì d'interesse inferiori all'attuale 20 per cento che — dice il sindaco di Collegno, Bertotti — «oggi in pratica congela qualunque tentativo d'intervento». E' possibile, inoltre, che l'amministrazione regionale metta a disposizione del Comune un contributo (da stabilire) per il risanamento. Nel villaggio esistono oggi 177 alloggi, per 418 stanze. Qualche edificio, abbandonato da anni, sarà probabilmente abbattuto. Altri, ricostruiti con maggior volume sia pur nel rispetto dell'armonia architettonica del complesso. Dei 177 alloggi esistenti, molti non dispongono dei servizi igienici, perciò sarà necessario eliminare alcune stanze. Inoltre, i più piccoli saranno uniti ad altri in modo da renderli abitabili anche a famìglie numerose. «La prima ristrutturazione — dice l'architetto Lucca — consentirà di ottenere 120-130 abitazioni con 320-350 stanze». Di conseguenza si potranno insej diare nel villaggio una cinquantina di famiglie in più di quelle che vi risiedono. La lotta per le «case-Leumann» è cominciata nel '72, quando la proprietà chiese al Comune il permesso di demolire il villaggio e di predisporre un piano per la lottizzazione. «L'operazione — dice il sindaco Bertotti — oltre a significare la distruzione di un centro d'interesse storico e urbanistico, sottintendeva l'espulsione degli abitanti, che — già colpiti dalla crisi della fabbrica Leumann — non sarebbero stati in grado di sostenere l'onere di affitti più gravosi». La amministrazione respinse dunque la richiesta includendo il villaggio tra i « complessi di interesse storico - ambientale » per sottoporlo a vincolo di tutela conservativa. Le ragioni c'erano, e valide. Il quartiere Leumann sorse nel 1896, per iniziativa di Napoleone Leumann, attorno all'omonimo opificio. Il progetto fu redatto sulla falsariga del villaggio Menier, a Noisiel. in Francia (realizzato nel 1872), e il quartiere fu ultimato nel 1911: un complesso di case a due-tre piani, ciascuna circondata da giardino, dotato di ampi spazi e di vaste strutture per la vita associata. Tra i quartieri di edilizia popolare che in quegli anni sorsero sulla spinta del paternalismo d'una industria na¬ scente. Leumann è certo uno dei più belli e razionali. PJa se la « giustificazione storica » consentiva all'amministrazione comunale di salvaguardare l'ambiente, non risolveva tutto il problema. « Con la soluzione adottata nel '72 — dice l'assessore all'urbanistica, arch. Barone — le manovre speculative non erano escluse: po¬ teva farsi avanti un acquirente, disposto a ristrutturare il quartiere, ma anche a cacciar fuori le famiglie operaie che non fossero in grado di pagare i nuovi canoni. E a noi interes sava di mantenere intatto il tessuto sociale della zona. Tra sferire centinaia di persone dal loro quartiere per immetterle in case-alveare di periferia si- gnifica soltanto trapiantare altrove problemi irrisolti ». Dice l'arch. Vitale, dell'A.i.r.e.: «Si sono riproposte a Leumann le due tendenze della ristrutturazione dei centri storici. La prima può essere esemplificata con il caso di Bologna, dove si è tentata un'opera di recupero organica del centro con il mantenimento dei vecchi abitanti. La seconda con episodi verificatisi, ad esempio, a Milano, dove il riattamento di certi vecchi edifici ha avuto carattere speculativo: le immobiliari hanno mantenuto intatte le facciate e stravolto gli interni, con uno sfruttamento più intensivo dei volumi. Dove la resturazione è avvenuta in modo corretto, poi, è stato a favore dei ceti più ricchi ». L'inserimento del villaggio Leumann nella « 167 » — che ha sventato ogni eventualità speculativa — si pone dunque, secondo gli amministratori — « anche come precisa scelta politica e di civiltà ». Che tiene conto dei costi (secondo il piano, la ristrutturazione dovrebbe costituire una spesa di 30 mila lire al metro cubo, contro le 42 mila medie impiegate per l'edilizia popolare) e che si pone in linea con tendenze che oggi emergono dovunque, in Europa. « In Svizzera si procede al restauro di interi villaggi operai — dice il dottor Abriani, assistente alla Facoltà di architettura — e analoghi provvedimenti sono presi in Olanda e in Germania, dove — ad esempio — si sta riattando il villaggio Krupp ». Un sintomo sema dubbio interessante: se è vero che l'edilizia riflette il concetto che una società matura della vita associata, questi (sia pur sporadici) tentativi non potranno essere il primo passo verso il recupero di una vita che la città industriale e riuscita a distruggere? Eleonora Bertolotto Pietro Maioli di fronte alla sua casa nel villaggio