La de fa l'autocritica ma conferma i dorotei

La de fa l'autocritica ma conferma i dorotei Dopo sei anni eletto il nuovo comitato cittadino La de fa l'autocritica ma conferma i dorotei La lista di Calieri ottiene la maggioranza relativa - Seguono i fanfaniani - Chiesto un rilancio del partito - Nei discorsi preoccupazioni per i recenti cali elettorali Autocritica o autolesionismo? Per due giorni l'assemblea cittadina della Democrazia cristiana torinese ha fatto il processo a se stessa, denunciando errori del passato e difficoltà del presente. Si è parlato della vita di sezione, con i suoi minuti problemi quotidiani ma non per questo meno importanti; si è da più partì deplorata la scarsa incidenza del vecchio comitato, eletto sei anni fa e non più i-innovato da allora; si sono riepilogate le vicende di una gestione del partito in momenti critici, di cui gli ultimi due anni con le ricorrenti crisi in Comune sono l'emblema più indecoroso (la definizione è del segretario uscente, Agresti); si sono rinnovate le accuse di lottizzazione di posti e di potere, di assenza di idee e di linea politica incisiva. Si può dire che il congresso si sia svolto su due piani, come accade di solito nei partiti: quello del dibattito e quello dei numeri. Gli interventi sono stati numerosissimi e quasi sempre lucidi e convinti: hanno avuto un filo conduttore comune, in cui le stesse divisioni in correnti sono state superate dai contenuti (salvo alcune scontate polemiche). I numeri sono risultati dalle votazioni finali: j 26' delegati hanno eletto i membri del nuovo comitato cittadino scegliendoli in cinque liste, con la proporzionale rigida per dare modo a tutte le correnti (che sono dieci) dì essere rappresentate. Cioè hanno dato il voto solo alla lista, senza esprimere preferenze sui nomi: questi erano già elencati in ordine progressivo in modo da far uscire i rap presentanti secondo la proporzione dei risultati delle votazioni già avvenute nelle singole sezioni (più qualche premio deciso con accordo a tavolino). Nella tabella che pubblichiamo a parte sono elencati i posti ottenuti dalle singole correnti con le votazioni di ieri. Jl comitato cittadino è però formato da 65 membri: 39 eletti, 24 segretari dì sezione, la delegata del movimento femminile, il delegato giovanile, tutti con diritto di voto. Il congresso cittadino doveva servire anche per contare la portata della dissidenza di Dotti e Lega usciti polemicamente dal gruppo doroteu di Calieri: ha ottenuto due posti, mentre Calieri mantiene la maggioranza relativa del partito con 10 eletti, a cui si aggiungono S segretari di sezione. Seguono i fanfaniani (9 più 5). Il linguaggio dei numeri conferma in gran parte ì vecchi equilibri interni della de: la dissidenza dorotea crea una nuova corrente, ma è compensata dal successo del gruppo Angeleri che gravita nell'area di maggioranza. Di maggiore significato politico è stato invece il dibattito. Non è possibile elencare tutti i numerosissimi interventi: ma sono riconducibili a un discorso espresso a tappe da noti esponenti della de torinese. Bodrato. di Forze Nuove, ha denunciato con forza polemica i mali della de: «Il ruolo del nostro partito viene ridimensionato dagli altri, non siamo più creduti né credibili. Ma siamo noi che per primi non abbiamo creduto al nostro ruolo, al valore del confronto, siamo noi che non partecipiamo alle manifestazioni, che non crediamo a questa presenza nella società. Lasciamo spazi vuoti che sono subito occupati dal partito comunista: non dobbiamo rinunciare al confronto, alla verifica. Le forze sociali ed economiche del Paese si rivolgono al pei come ad un interlocutore perché "esiste". Dobbiamo contrapporgli una strategia, un'idea, un'organizzazione della de: se non per virtù, almeno per necessità. Altrimenti sarà inutile piangere sul latte versato: non avremo con noi né lavoratori, né giovani, né ceti medi. Se non riusciamo a rovesciare l'attuale tendenza del partito, anche questo congresso non sarà che un altro momento verso il declino della de». La realtà sociale, culturale, psicologica è cambiata. Anche la de deve cambiare, afferma Picchioni: «Non possiamo fare un atto di grettezza, di miopia, ma dobbiamo aprirci nei confronti delle nuove realtà della società civile, con metodi e contenuti nuovi. Non possiamo presentarci all'elettorato con vecchi schemi. Qualcuno di noi forse si lascia suggestionare dalla sensazione che siamo perdenti e cerca di prendere le distanze e prepararsi alle scelte che il futuro presenterà». Certamente non da perdente è stato l'intervento finale, non in programma, di Calieri: «Si è fatta una gran critica della de e del suo modo di articolarsi nella vita della città e delle sezioni. Io penso che un partito è grande in quanto è capace di farsi l'autocritica, purché non degeneri nell'autolesionismo. L'autocritica è sterile e sbagliata se non attinge a parametri validi. Ad esempio, non si può registra¬ re il calo della de senza ricordare la crisi economica ed energetica nel contesto nazionale ed internazionale ed i contraccolpi che questi fatti provocano nella vita del Paese e nell'elettorato del partito: la de porta responsabilità che ha ed anche quelle che non ha. Dobbiamo preoccuparci del rilancio della de, ma senza scadere sul piano culturale a piccoli provincialismi. Dobbiamo riportare la de ad essere un partito guida, non un partito "sopportato" dall'elettore in mancanza di meglio. Per ottenere questo dobbiamo superare le frammentazioni che non recano chiarezza, le beghe che non portano alcun contributo ma confondono l'elettore. Il nostro spirito non deve essere quello di chi si arrenda al nemico. ma di chi dà e crede in un apporto culturale, ed incide nella realtà sociale con entusiasmo». A parlare di entusiasmo Calieri è stato l'unico, anche se si è avuta l'impressione che molte energie si se7itissero mortificate, in attesa che la de, locale e nazionale, esprima una linea, un indirizzo, per cui lavorare. Come in tutti i congressi, non sono emersi programmi definiti: ma è stata rinnovata l'esigenza di una gestione unitaria del partito, proprio per quella incisività aderente alla nuova realtà da tutti invocata. Nei prossimi giorni dovrà essere eletto il direttivo (non si sa se davvero unitario o di maggioranza) e il nuovo segretario cittadino (Martini?). Carla Fontana Le correnti de nel nuovo comitato cittadino SEGRET. 1 GRUPP1 LEADER LOCALE LEADER NAZIONALE ELETTI Q| gEZ TOTALE Iniziativa popolare Calleri Rumor-Piccoli-Taviani 10 8 18 Nuove cronache Arnaud, Borgogno Fanfani 9 5 14 Nuova sinistra Angeleri Coppo 5 3 8 Forze nuove Donat-Gattin, Bodrato Donat-Cattin 4 2 + 1 * 7 Impegno democr. Savio, Picchioni Colombo, Andreotti 4 1 + 1 * 6 Centrismo popol. Costamagna 3 3 6 Impegno popolare Dotti, Lega 2 — 2 Forze libere Valetto Scalfaro 11 2 Base Capuani (Novara) De Mita, Marcora 1 — 1 Amici di Moro Curti Moro — — — 39 23 + 2 64 + 1 "" Nel comitato hanno diritto di voto la delegata femminile (Force Nuove) e il delegato giovanile (Impegno democratico) Un segretario di sezione non appartiene ad alcuna corrente.

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