Porti privati come funghi

Porti privati come funghi ALLUVIONE DI POSTI BARCA SULLE COSTE DELLA LIGURIA? Porti privati come funghi Alcuni sono in costruzione, altri in progetto - Polemiche e perplessità per l'ambiente e le speculazioni (Nostro servizio particolare) Genova, 17 novembre. Polemica tra la Regione Liguria, lo Stato e i Comuni, per i porti privali clic stanno moltiplicandosi lungo le coste con la tecnica del «fatto compiuto», al di fuori di un ragionevole programma e senza rispettare la disciplina urbanistica. L'episodio ultimo, che ha riacceso le polveri, è quello di VarazzePiani d'Invrea. 1 delegati della società «Giostel» S.p.A. hanno firmato la convenzione col ministero della Marina Mercantile per un enorme approdo turistico, da 1500 posti-barca, che verrà costruito a levante di Varazze, lungo le bellissime scogliere dei Piani d'Invrea, già massacrati dalle lottizzazioni. Spesa prevista intorno ai 12 miliardi comprese le opere a terra: albergo, motel, ristoranti, shopping center, piscine, parcheggio per 5000 automobili, secondo il progetto pubblicato dall'Unione delle Camere di commercio. A Rapallo A Rapallo il nuovo porto turistico costruito dalla società che fa capo a Riva è ormai in fase di completamento, benché la Regione io consideri abusivo. A Lavagna sono in corso i lavori per il nuovo approdo di lusso, affidato dal ministero della Marina mercantile alla società «Cala dei Genovesi»: 1200 posti-barca, con netta prevalenza dei grandi yachts, e una bella fila di «residences» proprio sulle banchine. A Saniemo è in costruzione il porto privato, a levante di quello pubblico, per 800 posti barca. La spesa supererà probabilmente i 10 miliardi. Potrebbe esserci una «alluvione di porticcioli» in Liguria. Esultiamo? Prima di tutto ecco l'elenco, forse incompleto, dei progetti di società private: Ospedaletti 980 posti-barca (con «complessi residenziali»), Albenga, Ceriale, Finale Ligure (a levante del porto già esistente, con danno per le scogliere e le spiagge verso Varigotti), Noli, Spolomo-Bergeggi (1030 posti-barca, sparirebbe una parte della spiaggia sotto Torre del Mare), Albissola, Vai-azze (un terzo porto, a ridosso di quello pubblico nella zona dei cantieri Bag), Recco-Camogli. A Genova-Quinto, Levanto, Framura, La Spezia, i progetti di nuovi porti sono di iniziativa comunale. A Genova è già pronta la bozza di convenzione con la società «Italstat» che realizzerebbe il porto turistico di Quinto-Nervi con il sistema della concessione e con i criteri delle società private, vendendo i posti-barca o affittandoli. I porti esistenti in Liguria sono 33; con quelli in costruzione si arriva a 35, uno per 10 chilometri di costa. Se venissero realizzati tutti quelli in progetto, oltre 50 chilometri di costa sarebbero destinati esclusivamente al servizio della nautica (e in buona parte privatizzati), su poco più di 100 chilometri non occupati interamente dalle città e dagli agglomerati turistici. Basta questo calcolo elementare per far capire che la moltiplicazione dei porticcioli non può venire accolta con entusiasmo pensando ai soli interessi del settore nautico. Altri motivi di perplessità: mancanza di indagini preventive sull'ambiente e in particolare sulle correnti che trasporta¬ no la sabbia, costruzione di nuovi «complessi residenziali» con la scusa degli approdi turistici in zone già sature, creazione di un sistema costiero che favorisce la nautica di lusso (oltre tutto la più inquinante) e non quella popolare. Costi alti Essendo altissimi i costi, le società concessionarie vendono gli ormeggi a prezzi che superano largamente il valore di una barca comune. Il postobarca minimo nel nuovo porto di Lavagna costa 5 milioni e mezzo, più 100 mila lire annue per spese di gestione. Sono offerti posti-barca da 44 milioni (più 800 mila lire annue di spese) col motto: «Presto, presto, prima che tutto sia esaurito». Si ripete che in Liguria la domanda di porti turistici è fortissima, che quelli esistenti sono congestionati. Ma, anche se la costa l'osse considerata solamente al servizio della nautica (e non deve esserlo), qualche precisazione sulla «domanda» va fatta. I posti-barca esistenti sono 6500. Dalle richieste ai circoli nautici e dai transiti di barche nazionali e stra- ! niere si può calcolare che man- j chino 2000 ormeggi a Ponente, altri 2000 a Genova, poco me- | no a Levante. 1 porti progettati ne aggiun- I gerebbero non 6000 ma ben 17 mila 584, c con netta prevalenza dei posti per barche di lusso. Sarebbe da incoraggiare, piuttosto, la creazione di una rete di approdi minimi, stagionali, per barche piccole ed economiche, in angoli costieri non congestionati e non sottratti ad altri compiti più importanti. Va infine ricordato che, per sottolineare la «fame di porti», si gonfiano le statistiche includendo nel parco nautico anche migliaia di barche a remi, canotti di gomma, « derive » leggere. La Regione Liguria non è contraria ai nuovi porti in assoluto. Pone due condizioni: 1) ogni progetto deve rientrare nel disegno generale del piano regolatore comunale e deve perciò essere soggetto ad esame degli organi regionali; 2) nessun insediamento residenziale a ridosso delle banchine. Riporto testualmente quanto mi ha detto il vicepresidente della giunta regionale, Sergio Ferrari, responsabile della politica urbanistica e promotore della legge regionale che disciplina gli approdi turistici (legge bloccata dallo Stato, singolarmente prodigo di favori per questo nuovo tipo di speculazione). «Non consentiremo mai che il porlo turistico sia occasione di insediamenti residenziali aggravanti la congestione costiera». La «variante integrativa» del piano regolatore di Lavagna, che prevede 40 mila metri cubi di residences sulle banchine stesse del nuovo porto, è all'esame della Regione. Per coerenza i residences dovrebbero venire interamente cancellati. «Stiamo preparando una nuova normativa, in sostituzione della circolare Mannironi troppo favorevole ai porti privati», mi aveva detto il 19 ottobre il ministro della Marina, Coppo (le concessioni, per 50 anni, vengono date dal ministero in quanto la costa appartiene al demanio). Qualche segno nuovo è affiorato: le capitanerie di porto chiedono il parere alla Regione, superando il conflitto assurdo di competenze. Ma l'annuncio della firma della convenzione per il porto dei Piani d'Invrea ha rimescolato le carte. La Regione, che ha quasi pronto uno stralcio del piano di coordinamento dell'intera Liguria, rischia di venire battuta d'anticipo. Mario Fazio