Un Paese che diventa Sud

Un Paese che diventa Sud VOI E NOI Un Paese che diventa Sud « L'Italia sarà ciò che il Mezzogiorno sarà ». La previsione, formulata più di un secolo fa dei Mazzini, veniva ricordala di continuo da Giustino Fortunato, lo studioso che andava a piedi o a dorso di mulo per le contrade più impervie dell'Irpinia o dell'Aspromonte allo scopo di documentarsi direttamente sulle condizioni del Meridione. Fu la polizia fascista a far tacere Fortunato e gli altri meridionalisti: e per venti anni « la questione meridionale » venne ignorata e in questo modo cancellala dalla coscienza della nazione. Col ritorno della democrazia, il problema riemerse in tinta la sua importanza, e un quarto di secolo fa si pensò di risolverlo con l'istituzione della Cassa del Mezzogiorno. Lo strumento si è dimostrato inadeguato e oggi tutti, dalla classe dirigente ai sindacati, si rendono conto che il problema di raccordare il Sud al Nord è prioritario rispetto agli altri problemi, è per davvero v il problema dei problemi ». Qui non sto a fare il proeesso al passato e neppure al presente. Dico solo che fu un vero peccato non avere affrontalo il problema con un impegno c una onestà maggiori negli anni in cui l'economia italiana tirava benissimo, al punto di apparire miracolala. Allora prevalsero invece la miopia c la spensieratezza. C'erano molti disoccupali nel Sud e i meridionali vivevano poveramente? Ebbene, non dovevano fare altro che emigrare dove c'era la prosperità, nei paesi stranieri o nel « triangolo industriale ». In questa maniera, con tanta sbadata imprevidenza, « la questione meridionale » non poteva non aggravarsi; e nel contempo creò nuovi, spinosi problemi nelle regioni industrializzate. Ma veniamo a oggi, alle molte inquietudini suscitate dalla crisi economica. Mi Irovo in Sicilia, cerco di vedere da vicino realtà trascurate o malnote, e di fronte a eerte situazioni l'ammonimento di Mazzini mi si presenta all'immaginazione come un banco di nuvole nere che avanza rapido sul nostro Paese. Non ritengo di esagerare. Considerale per un momento quel che sta avvenendo intorno alle miniere di zolfo delle province di Agrigento e di Caltanissetta. La storia è vecchiotta, ma gattopardescamente riesce a mantenersi pur sempre fresca, giovanile. E come accade spesso, al centro vediamo un ente pubblico, la Sochimisi. In cifre arrotondate, i 5500 zolfatai ricevono salari per un totale di sei miliardi l'anno ed estraggono quantità di zollo via via minori: 325 mila tonnellate nel '70, 221 nel 71, 155 nel 72 e 104 nel 73. Chiaramente l'estrazione dello zolfo nella Sicilia è destinata a cessare presto. Già oggi se ne vende molto poco: il fatturato parla di circa mezzo miliardo di lire l'anno. Or bene, sapete quanto costa complessivamente l'ente per le miniere di zolfo, la Sochimisi? Ventisei miliardi l'anno. Sì, avete letto bene: da una parte si spendono 26 miliardi di denaro pubblico per tenere in vita un ente regionale, e dall'altra si incassano 500 milioni lordi. Ma come spazzare via questo vecchio mucchio di sperperi e di parassitismi? Molte e complesse sono le proposte che si dibattono da anni. Una delle più attuali e suggestive consiste nel sop¬ primere la Sochimisi e nel fare assorbire i 3500 zolfatai da un ente regionale che ha una consistenza finanziaria molto maggiore. l'EMS (Ente minerario siciliano). In questo modo gli rolfatai diventerebbero praticamente dipendenti pubblici e acquisterebbero la sicurezza del salario, ci sia o no lavoro nelle miniere. Francamente tutta questa storia non mi va giù, ma non me la senio di scandalizzarmi per le richieste degli zolfatai siciliani. Mi dico piuttosto che la tendenza è generale: dove più e dove meno, aumenta dappertutto la moltitudine dei lavoratori che aspirano a mettersi al riparo sotto un pubblico ombrello. La pressione, la ressa, 6 incessante. Oggi se una azienda privata versa in cattive acque, subito si fanno avanti i sindacati ed esigono che sia incorporata dall'Iri. Eni. Egam o altri enti sovvenzionati con denaro pubblico. Questa è la realtà. La gente ha paura della crisi economica, di restare disoccupata e d'istinto cerea un rifugio qualsiasi nel pubblico impiego. Per dirla tutta, la mentalità degli italiani si sta meridionalizzando. E se non si troverà il modo di invertire questa tendenza, non passerà molto e l'Italia sarà ciò che il Mezzogiorno è già oggi, precisamente come prevedeva Mazzini nel secolo scorso. E cosi, allora, non esisterà più una « questione meridionale »: dalle Alpi alla Sicilia il nostro sarà un paese tutto meridionale, un paese povero, che si stacca dall'Europa come una foglia morta e si accosta all'Africa, con la trepida speranza di accaparrarsi un po' di benevolenza da parte dei paesi che la natura dotò di ricchi giacimenti di petrolio. Nicola Adelh

Persone citate: Giustino Fortunato, Mazzini

Luoghi citati: Africa, Agrigento, Caltanissetta, Europa, Italia, Sicilia