Sono ragazzi, avevano tuffo e hanno ucciso per poche lire

Sono ragazzi, avevano tuffo e hanno ucciso per poche lire I quattro arrestati per il delitto in trattoria Sono ragazzi, avevano tuffo e hanno ucciso per poche lire Hanno ricevuto 50 mila lire in cambio della pelliccia strappata alla vittima - Ieri sono stati catturati i 2 ricettatori - Lo sgomento nelle famiglie dei giovani assassini Roma, 26 dicembre. . Quattro malviventi di pie- ! colo cabotaggio, avvezzi a fur- ] tarelli e scippi, sono i respon- ! sabili della tragica rapina compiuta sabato scorso, la sera del 21 dicembre, in un ristorante di Ponte Milvio e conclusasi con l'uccisione di una giovane donna, Vittoria Di Castro, madre di quattro figli. Sono tutti giovanissimi: il minore ha 16 anni e mezzo, il maggiore 23. All'alba del 24 sono stati prelevati dalle loro abitazioni e condotti in Questura. Il loro interrogatorio è stato relativamente breve. Dopo due ore hanno confessato tutto, « come per liberarsi da un peso che li opprimeva » ha detto il capo della squadra mobile, dott. Masone. Alle' 9,30" hanno firmato i verbali della deposizione e poco prima di mezzogiorno sono entrati a Rebibbia, accusati di omicidio a j scopo di rapina, rapina ag-1 gravata e porto abusivo eli i armi. | si chiamano Giampaolo Di j Carlo (20 anni), Mario Ca- sciaro (23 anni), Claudio La ; Neve ( 19 anni), Maurizio Pir-i ri ( 17 anni, non ancora com-; piuti). Il primo è l'unico in- censurato. Gli altri tre hanno 1 . precedenti penali per reati ! contro il patrimonio. Tutti ] abitavano nella borgata di ! Grottarossa, una località lun- go la Flaminia che via via è stata circondata da un'edilizia di lusso e intensiva. Era- no conosciuti al commissa-1 riato di zona, perché più di | una volta erano stati sospet-1 tati o incolpati di furti, scippi, bravate teppistiche, spavalde scorrerie nelle strade di Vigna Clara, corso Francia, i! rione Fleming, che sono i quartieri dei nuovi ricchi di Roma. Nella stessa zona, secondo la polizia, il giorno precedente del delitto i quattro avevano rapinato una ragazza che era in compagnia dei suo fidanzato: puntandole contro una pistola, si erano fatti j consegnare la pelliccia che indossava ed erano quindi fuggiti a bordo della stessa « Fiat 128 » con la quale sa 1 bato scorso si allontanarono i dalla trattoria, | Nelle loro case è piomba¬ j to lo sgomento e la dispera zione. Le famiglie da cui pro ; vengono, sono oneste, laboi riose. I genitori non sanno ; spiegare il comportamento di questi loro figli, che sentiva 1 no si sempre più diversi da !I| sé e dagli altri figli, ma di j cui non capivano sino in I fondo né i pensieri né le am- j bizioni. « Sono state le cai- tive compagnie a portarli j fuori strada » dicono. E sprofondano in uno smarrimen- 1 to ancora più cupo, | C'è un dolore inconsolabi1 le in casa di Casciaro, di Di Carlo, La Neve, famiglie accomunate da storie analoghe di emigrazione, malattie, lavori saltuari, miseria, prole numerosa, abitazioni malsane, speranze di riscatto riposte nei figli, soprattutto nei figli maschi. C'è un senso forse ancora più bruciante di sconfitta in casa Pirri, dove il benessere era finalmente giunto a premiare anni di tenace lavoro: il padre del giovane Maurizio è diventato piccolo imprenditore edile e proprietario di un avviato ristorante sulla via Cassia, il fratello è geometra e lavora nell'azienda paterna, come, apparentemente, Maurizio. Dopo la terza media questi non aveva più voluto studiare. Era un irrequieto, ribelle. A 15 anni il padre gli aveva regalato una « Kawasaki »: « Meglio che gliela ! dessi io piuttosto che andasI se lui a rubarla » si giustifi-1 | ce. adesso. Un anno fa la po• lizia lo aveva trovato a bordo di una « 500 » rubata. Era stato il primo campanello d'allarme. Ancora una volta ! il padre aveva pensato di ri- ] mediare al rischio di altri possibili «errori» del ragaz-1 zo, fornendolo di soldi. Gli dava 11 mila lire al giorno, purché'lo aiutasse in cantiere. « Maurizio andava sì in cantiere, ma per prendere quei soldi: non lavorava, faceva il padroncino » dicono i coetanei che lo frequentavano. Il gruppetto dei quattro agiva da tempo, sembra. Sabato sera dovevano tentare il grande salto, passare dalle imprese di piccolo cabotaggio a un'azione « impegnativa ». Quando e da chi si siano procurati le armi, ancora non si sa. « Non volevamo sparare, e tanto meno uccidere qualcuno » hanno detto. Il proiettile che ha colpito in pieno la signora Di Castro, | seduta a un tavolo del risto- rante insieme con il marito | e una coppia di amici, sareb- j be stato « un terribile infor- tunio ». Il colpo, comunque,. a modo loro lo avevano pre- jparato. Una mezz'ora prima della tragica rapina, un giovanotto entra nel locale e chiede una pagnottella. E' il Di Carlo, che poi farà da autista ai tre complici: attende di essere servito e intanto studia la disposizione dei commensali. Poi entrano in scena il Casciaro, il Pirri, e il La Neve. Quest'ultimo impugna la pistola da cui partirà la pallottola. Prima di entrare, mette i colpi in canna. Dirà dopo che non l'aveva mai usata e che il colpo è partito accidentalmente, mentre passava la pistola da una mano all'altra, per liberare la mano destra, per afferrare più agevolmente la pelliccia di volpe su cui aveva messo gli occhi, i Quello sparo li sconvolge, e I tutti ne! locale se ne accorgo- ] no tanto che la giovane età del trio, la loro palese ine- j sperienza sono gli elementi | principali da cui partono le j indagini che condurranno alla loro identificazione. Tornano a casa subito dopo, con ; aria tranquilla. Il giorno sue- ] cessivo vanno a consegnare a due ricettatori — Adriano Lucarelli e Ermelinda Tosoni. ! arrestati oggi — l'unico og-1 getto che hanno portato via: ! la rapina gli frutta in tutto 50 mila lire. Contemporaneamente si liberano della pistola calibro 7.65 con cui hanno sparato, gettandola — diranno gli inquirenti — nelle acque del Tevere. Le indagini si restringono all'ambiente dei giovani malviventi delle zone limitrofe a Ponte Milvio. Per due giorni, senza che essi se ne rendano conto, i quattro sono tenuti d'occhio in ogni loro gesto. All'alba di martedì, poche ore prima del funerale di Vittoria Di Castro, scatta l'operazione che porta al loro arresto. Saranno giudicati da.ri corte d'assise a metà del mese prossimo: gli imputati hanno confessato, l'istruttoria è | iraticamente conclusa, ma il processo non può essere celebrato ner direttissima per ragioni tveniche, perché l'ultmia corte d'assise ha app3na concluso i suoi lavori. Liliana Madeo Ottaviano, che ha colpito lo | avversario, dopo una lite sor-1 ta per futili motivi, con quat-; tro fendenti, uno dei quali l'ha raggiunto al cuore Secondo quanto si è ap-1 preso, De Caro e Barra si so-; no azzuffati nel corridoio di ! disimpegno del carcere, appe- na usciti dal salone degli spettacoli dove avevano assi- j stito ad una trasmissione te- ; levisiva. Vincenzo De Caro stava ! scontando 25 anni di carcere ! per omicidio compiuto alla : vigilia di Natale di quattro anni fa: uccise il macellaio | Antonio Liberti, 32 anni, di Benevento. In un primo mo- ] mento il De Caro era stato j condannato dalla corte d'as- j sise di Benevento a diciotto | anni di reclusione; successi-1 vamente la pena gli fu au- ! mentata a venticinque anni dai giudici della corte d'ap-1 pello. (Ansa) 1

Luoghi citati: Benevento, Ponte Milvio, Roma