La difesa vuole che i quattro clinici siano assolti con formula più ampia

La difesa vuole che i quattro clinici siano assolti con formula più ampia Oggi la sentenza d'appello sulla clamorosa vicenda La difesa vuole che i quattro clinici siano assolti con formula più ampia Al collegio degli avvocati non basta che si dica: "Non c'è il dolo" - Intende che la corte affermi: "I soldi trattenuti non dovevano essere versati all'Università" Ultima fatica dei difensori al processo d'appello (lei clinici. Ieri hanno parlato 11 prof. Marcello Gallo, il prof. risalila di Milano e i'avv. Vittorio Chiusane. Ila replicato brevemente il rappresentante della parte civile, avv. Tortoncsc, la cui estromissione rial processo è stata chiesta rial p.g. dott. Buscaglino Strambio. « Mi sì dice: la parte civile non h-i posto in questa causa; — ha esordito l'avv. Tortonese che tutela gli interessi dell'ospedale San Giovanni — ebbene, se devo morire, voglio morire in piedi ». Il presidente Germano ha fatto eco scherzosamente alla battuta: «No, no, speriamo che lei non muoia; la corte le vuol bene ». Ed è stato l'unico guizzo vivace di un'udienza arida e complessa, come aride e complesse sono le norme cui i clinici avrebbero dovuto ispirarsi nel quotidiano rapporto con gli ospedali e l'Università. Ha replicato anche il rappresentante dell'accusa, che nella sua requisitoria ha proposto la assoluzione dei professori Dogliotti. Brunetti, Midana e Roccia « perche il fatto non costituisce reato per mancanza di dolo ». « Gli imputati hanno trattenuto per sbaglio soldi che appartenevano all'Ateneo. Chiedo la loro assoluzione, ma difenderò con tutte le forze questa mia tesi: cioè che quei soldi dovevano finire nelle casse dell'Università, Mi spiaee che l'Ateneo, non es sendosl costituito parte civile, mi abbia lasciato solo nella difesa ài questo principio». Dopo le arringhe degli avvoca ti, che pur ringraziando il p. g. « per tutto quello che ha fatto. In particolare per aver sdramma lizzato il processo », sono andati oltre alle sue richieste, propo nendo alla corte l'assoluzione con la formula più ampia « perché li fatto non sussiste », il dottor Buscaglino ha sentito la necessità di puntellare maggiormente la sua requisitoria, e ha ribadito che i quattro clinici, se la corte riterrà di assolverli, dovranno poi vedersela con la Corte dei conti e sborsare fino all'ultima lira le somme trattenute. « 7o non credo alla loro buona fede, ma non sono riuscito a dimostrare la loro malafede. Se la corte li assolverà "perché il fatto non sussiste", creerà una nuova schiera di super burocrati ». Un rischio che non si deve correre. A questo punto sarà opportuno ricordare che i quattro clinici sono imputati di peculato per 1 miliardo e 212 milioni. Una cifra che sembra elevata, ma che di fatto si riduce a qualche centinaio di milioni, perché la somma non finì tutta nelle loro tasche, ma venne suddivisa tra gli aiuti, gli assistenti e altro personale, e comunque, se anche i clinici l'avessero versata all'Università, questa, a sua volta, dopo le dovute trattenute, ne avrebbe restituita buona parte ai clinici. L'udienza, cominciata alle 9, è proseguita, con un intervallo dalle 14 alle 16, fino oltre le 20. Stamane la corte presieduta dal dott. Germano (consiglieri Cibrariq, Mortarino, Buraggi e Sacchi) si ritira in camera di consiglio per decidere. La sentenza è prevista per le 13. Ieri, come già nelle udienze scorse, erano presenti Dogliotti, Brunetti e Midana. Assente Roccia, colpito da ictus cerebrale s in convalescenza a Sanremo. E vaniamo ai difensori: GianClaudio Andreis e Gallo per Roccia; Chiusane per Dogliotti; Zaccome, Altara e Moreno (di Sanremo) per Brunetti; Accatino e Pisapia per Midana. Sotto diverse angolature, con argomenti più 0 meno tecnici, hanno sostenuto tutti la stessa tesi. E cioè, i soldi non dovevano essere versati all'Università, bene hanno fatto 1 clinici a trattenerseli, perché gli spettavano, il loro comportamento è stato coerente. Se critiche si devono muovere, queste vanno alla normativa, al « famigerato » articolo 49 del Testo Unico sull'Istruzione superiore, del '33, che tratta delle prestazioni di natura universitaria; alla legge Petraniani del '38, con la quale la clinica ha l'obbligo di accettare tutti i pazienti e quindi di curarli; alla convenzione del '50 che caratterizza la funzione ospedaliera della prestazione; alla « fumosa » circolare Gui del '64, che avrebbe dovuto cacciare le ombre e i dubbi, e invece è ambigua, tanto è vero che è superata e smentita dalla relazione del prof. Papaldo, incaricato due anni fa da Andreotti di presiedere una commissione per studiare la caotica situazione universitaria ed emettere un parere. La risposta fu: le prestazioni dei clinici sono di natura ospe¬ « (il t titiiiii i itn daliera, cioè i clinici non dovevano nulla all'Università. Avuta la relazione Papaldo, il ministero della Pubblica Istruzione ritirò la circolare Gui e la sostituì con quella del '72. Nella storia delle norme ò la storia delle cllniche, nate come diretta emanazione dell'Ateneo e trasformatesi via via (soprattutto per l'esplosione del fenomeno mutualistico) in reparti ospedalieri. Secondo il prof. Gallo l'appartenenza di queste somme all'ente universitario non può essere definita in alcun modo. « Si sono dette mille e una cosa. Ma un punto è certo: questa appartenenza non è prevista da nessuna norma giuridica. Ci sono soltanto definizioni vaglie, estranee, criteri fluidi e soggettivi. Non c'è ap¬ partenenza all'Università perché non è possibile reperire la norma che la stabilisca con tutta chiarezza ». E l'avv. Chiusano: « Quando la domanda sanitaria è eccedente alla richiesta, e l'ospedale non si può più occupare di tutti gli ammalati, questo si rivolge all'Università. Non ù l'Ateneo che va a cercarsi l'ammalato in ospedale per le sue esigenze didattiche e di ricerca, ma è l'ospedale che '•e; l'aiuto dell'Università per cerare e assistere i suoi ammalati. E' l'ospedale che catture, i clinici, perché gli fanno comodo, anche come prestigio, sono valorosi ricercatori, studiosi, scienziati, e li obbliga, con le convenzioni, a tare i sanitari. Di qui il diritto al compenso: tu, ospedale, mi chiedi una prestazione, e io la faccio, e tu mi paghi, e paghi soltanto me. L'Università non c'entra ». Sergio Ronchetti Il presidente della corte d'appello dott. Emilio Germano

Luoghi citati: Milano, Sanremo