La seconda "emigrazione,, di Lia Wainstein

La seconda "emigrazione,, DIFFICILE INIZIO DELLA RIVISTA "KONTINENT La seconda "emigrazione,, Se un inizio contrastato e laborioso costituisse la premessa di un fortunato sviluppo, si potrebbe senz'altro affermare che Kontinent, la nuova rivista fondata da alcuni tra i più noti scrittori russi dissidenti all'estero, è sulla buona strada. Già prima della sua uscita G. Grass, in una lettera aperta ai due principali collaboratori, Solzenicyn e Sinjavskij, aveva contestato la scelta dell'editore, Ullstein, che fa parte del gruppo Springer, orientato decisamente a destra. La distribuzione della rivista, inoltre, non sembra procedere senza intoppi. Dopo numerosi tentativi siamo riusciti ad ottenerla solo ora e solo, chissà perché, nell'edizione tedesca. Nell'aspetto e nel formato un po' somigliante a Voprosy literatury, Kontinent, con le sue 260 pagine si propone, secondo la nota del direttore V. Maksimov, non tanto di entrare in polemica con il totalitarismo, quanto piuttosto di « contrapporre a quest'aggressivo totalitarismo la forza creativa della letteratura e dello spirito dell'Europa orientale, integrata da amare esperienze personali e dalla visione personale così raggiunta ». Un programma cui aderiscono il fisico Sakharov, augurando da Mosca alla rivista di poter contribuire « all'importante processo della formazione e della rigenerazione dei valori filosofici, spirituali ed etici » e Solzenicyn, che spera di far risuonare, attraverso Kontinent, la voce AeW'intellìgencija russa. Si tratterebbe dunque di riprendere il lavoro svolto da A. Tvardovskij nel Novyj mir, la rivista sovietica una volta più aperta, ma ora ridotta anch'essa al conformismo. Ispirata al Novyj mir se non altro nella scelta del mate¬ riale (due testi narrativi — parte del romanzo di V. Kornilov e un capitolo inedito del Primo cerchio di Solzenicyn — tre poesie di J. Brodskij, due saggi e cinque documenti) Kontinent fa sorgere subito un interrogativo fondamentale, in sé non positivo, e tale da rivelare i limiti di questo primo numero. Solzenicyn afferma infatti che « /'intelligencija dell'Europa orientale parla una sola lingua, quella di chi sa e dì chi soffre », e che Kontinent sarà degna di rispetto se riuscirà a far sentire con insistenza la voce dell'Europa orientale. « Guai allora all'Europa occidentale se le sue orecchie rimarranno sorde ». Una dichiarazione in contrasto con le speranze formulate dai presentatori che Kontinent possa venir letta anche nell'Urss. Mentre poi Novyj mir non si poneva il problema di un suo pubblico e parlava in effetti a tutti, alle autorità sovietiche, come a qualunque lettore occidentale o russo, in Kontinent più che una voce risuonano dei dialoghi diversamente orientati, in parte presumibilmente nuovi (come per esempio la testimonianza del cardinale Mindszenty sulle vicende conchiusesi con la sua destituzione) per il pubblico dell'Europa orientale, in parte dovuti, si direbbe, ad una conoscenza insufficiente delle condizioni in Occidente, dove, soprattutto negli ultimi anni, le possibilità d'informarsi ampiamente sul dramma AeU'intelligencija orientale non sono davvero mancate. Difficilmente perciò Sinjavskij, con il saggio paradossale e pervaso di humour nero La letteratura come processo, riuscirà a convincere chi ha letto per esempio Trifonov, Tendrjakov, Abramov o Bykov, affermando che la letteratura russa ufficiale è « rimasta indietro di duecento anni in confronto al processo dello sviluppo artistico ». Il capitolo di Solzenicyn Il materialismo dialettico, una visione del inondo progressiva, brillante satira di una lezione di propaganda politica nel Lager di Mavrino, riecheggia un tema alquanto ovvio, più volte trattato nella letteratura dissidente. Freschi, interessanti e adatti a qualunque pubblico ci sembrano altri due testi. Il lungo brano di Vladimir Kornilov, nato nel 1918 e residente a Mosca, è tratto dalla sua opera inedita Senza braccia e senza gambe, un titolo ispirato da un indovinello popolare sul bilancino, in russo koromyslo, che è appunto il cognome del protagonista. In questo romanzo di un'educazione, come in analoghe opere sovietiche moderne, è descritto con deliziosa ironia, tenerezza, penetrazione psicologica il diciassettenne Valerij Koromyslov nella prima estate del dopoguerra mentre, affascinato ed esitante, si accinge a passare dall'adolescenza nell'età adulta. Il saggio di Igor Golomschtock, uno storico dell'arte che dal 1972 è docente alla università di St. Andrews in Scozia, prende lo spunto dalla mostra di otto artisti sovietici non ufficiali nel museo di Grenoble. In polemica con un'affermazione del professor Franco Miele in L'avanguardia tradita, Golomschtock al rifiuto della tradizione, raggiunto gradualmente dall'arte occidentale, contrappone la cultura russa, la cui tradizione venne distrutta bruscamente, sì da indurre ora la avanguardia ad aspirare proprio al più spiccato tradizionalismo. Secondo l'autore, è un paradosso provocato dalla reazione al « vuoto estetico, creatosi per molti anni in Russia \ durante il governo di Stalin... La realtà russa per decenni I non venne recepita dalla cul-\ tura. Ogni artista autentice | si assume perciò qui la funzione d'inlerpretare una realtà ancora non interpretata, senza correre il rischio dì ripetere cose fatte prima di lui ». Lia Wainstein

Luoghi citati: A. Tvardovskij, Europa, Mosca, Russia, Scozia, Urss