Perché si è sfregiato il Duomo di Modena? di Marziano Bernardi

Perché si è sfregiato il Duomo di Modena? Allestendo i discussi portali Perché si è sfregiato il Duomo di Modena? (Dal nostro invialo speciale) Modena, 19 dicembre. La vicenda della sostituzione, con un vero e proprio « colpo di mano » com'è stato detto e scritto, dei vecchi battenti lignei del portale mediano in facciata del duomo di Modena — la « Porta Maggiore » o « Pontificia » — coi nuovi battenti bronzei eseguiti mercé il lascito (una cinquantina di milioni) d'un fedele, e ben nota per la furiosa polemica scoppiala nella slampa italiana, con echi anche all'estero, rinnovando il clamore suscitato nell'estate 1970 dalla sostituzione delle tre porte del duomo di Orvieto. Ma per il lettore che non ne fosse informato, la ricordiamo brevemente. Anzitutto, però, gli suggeriremmo di rileggere, o leggere, le pagine ammirevoli del grande storico Pietro Tocsca sul duomo di Modena, capolavoro sommo dell'arte romanica europea. Le quali (nei due volumi // Medioevo, riedizione dell'Utet, Torino, 1965), benché seguite da ulteriori approfonditi studi, restano fondamentali per la conoscenza della cattedrale costruita a partire dal 1099 « in uno di quegli impeli d'entusiasmo religioso e comunale per cui allora tutto si rinnovava più grande » dal Lanfranco, il « mirabilis artijex mirificus aedifìcaìor » celebrato da una lapide. Accesa polemica E' su questo straordinario monumento da cui si diffuse « in tutta l'architettura lombarda il proposito di una maggiore unità della decorazione plastica » (Toesca), che il Ca pitolo metropolitano, connivente un soprintendente alle Bel le Arti ora in pensione, ha creduto di poter mettere le mani, utilizzando — nella scadenza inderogabile dello scorso 31 ottobre — il predetto lascito con la seguente proce dura: invito nel marzo 1972 ad otto scultori a presentare bozzetti per le nuove tre por te; in seguito alla bocciatura dei progetti da parte del Consiglio superiore delle Belle Ar¬ ti « per la comparsa in essi di elementi figurativi già dichiarali inammissibili » (vedi l'articolo di Bruno Zevi su L'Espresso n. 48), incarico al geometra Bonvicini di elaborare un nuovo progetto poi riveduto dal suddetto soprintendente Trinci, un'elaborazione che sembra sia stata approvata (ci riferiamo ancora allo scritto dello Zevi) dal Consiglio supcriore; commissione alla ditta Cipriani di eseguire l'opera; infine montaggio il 30 ottobre — per rispettare la scadenza — dei battenti bronzei del portale centrale con una frettolosa e rischiosa operazione di scalpellatura nell'architrave marmoreo scolpito stupendamente da Wiligelmo. E' qui che s'accende la polemica. La sezione di Modena di « Italia Nostra » affigge sui muri della città un manifesto in cui parla di « offesa gravissima » recata al monumento con « inaudita volgarità stilistica />, e chiede l'immediata rimozione della porta e il divieto di collocare le altre due, già pronte, dei portali minori. Contemporaneamente la sezione rifa la storia di questo golpe artistico discutendo criticamente il suo esito. Dal più al meno concordano con questa dura e assennata critica le proteste scritte di specialisti e docenti. Intanto il senatore repubblicano Michele Cifarelli interpellava sullo « scandalo » il ministro della Pubblica Istruzione denunciando la « grave violazione di un principio ormai acquisito nella cultura del nostro Paese, che non si debba più modificare e aggiungere alcunché a quanto costituisce una completa espressione di arte attraverso il tempo ». Infine il 20 novembre « Italia Nostra » comunicava che due giorni prima, udita la relazione del prof. Cesare Gnudi, il Consiglio superiore delle Antichità e Belle Arti si era pronunziato « per la rimozione dei battenti bronzei montati nel portale maggiore del duomo ». In questa tempesta da Sec¬ chia rapila come si è comportata la popolazione modenese? Diremo, con una certa bonomia tutta emiliana. Subito le formelle son state chiamate scherzosamente « cresccntine », e v'è gente al di fuori degli ambienti culturali cui sembra che la nuova porta faccia bella figura. II Capitolo metropolitano ammette di aver agito con fretta per non lasciar scadere i termini del lascito, ma in perfetta regola con le approvazioni necessarie. Il Comune di Modena ha ottenuto dal Capitolo di soprassedere al collocamento delle altre due porte, in attesa di decisioni. Principio violato Poiché il Consiglio superiore delle Belle Arti è un organo soltanto consultivo la decisione non può venire che dal ministro della Pubblica Istruzione, non essendo ancor chiariti, come dovrebbero, i compiti e le responsabilità del ministero dei Beni Culturali. Che fare, dunque? Tener conto del parere del così detto « uomo della strada » al quale quel bronzo non dispiace, o condividere lo sdegno dei colti « addetti ai lavori »? Può anche darsi che nella violentissima condanna si sia un poco esagerato; ma il caso non si risolve in questi termini: né considerando il danno estetico (forse, in certi limiti, discutibile, e se mai sanabile con qualche modificazione) al capolavoro di Wiligelmo, né rifacendosi culturalmente ad esempi di altri portali della regione lombardoemiliana. La questione è un'altra, quella additata dal Ci fa rei I i : al monumento antico non si aggiunge e non si toglie, non lo si modifica, non lo si « arricchisce ». Stabilito il principio, non c'è più da discutere sul « va bene » o sul « non va bene ». E a chi pensi di violarlo, come adesso a Modena, il ministro, e per esso la soprintendenza artistica, ha facoltà di mandare i carabinieri. Marziano Bernardi

Persone citate: Bonvicini, Bruno Zevi, Cesare Gnudi, Cipriani, Michele Cifarelli, Toesca, Wiligelmo, Zevi

Luoghi citati: Comune Di Modena, Italia, Modena, Torino