Il p.g. " Richiederò che i quattro clinici siano assolti per la mancanza di dolo,,

Il p.g. " Richiederò che i quattro clinici siano assolti per la mancanza di dolo,, Stamane in corte d'appello l'accusa pronuncerà la requisitoria Il p.g. " Richiederò che i quattro clinici siano assolti per la mancanza di dolo,, Il dott. Buscaglino aggiunge: "Ma mi batterò perché sia affermato il principio che le somme trattenute dagli imputati dovevano essere versate all'Università" - Presenti Dogliotti, Brunetti, Midana; manca Roccia gravemente malato Il sostituto procurator" generale, dott. Buscagli":: atrambio, che rappresenta l'accusa nel pròcesso d'appello al clinici imputati di peculato, ha annunciata, nell'inti (Minzione alla sua requisitoria, che chiederà l'assoluzione (non si sa ancora con quale formula) per mancanza di dolo, dei professori Dogliotti, Brunetti, Midana e Roccia, ina si batterà « strenuamente » perché sia affermato il principio secondo il quale I soldi, trattenuti dai clinici, dovevano essere versali all'Università è all'Ospedale San Giovanni. In altre parole, per il p.g., I clinici hanno commesso il peculato, non c'è ombra di | dubbio, ma hanno agito in «buona fede», come d'altronde quasi tutti i loro colleglli che il Tribunale, un anno fa. aveva assolto appunto con la formula « il l'atto non costituisce reato per mancanza di dolo ». Il dott. Buscaglino ha poi esaminato, in profondità, il problema dei rapporti tra Università, Ospedale e clinici, e ha detto che questi, pur agendo nell'ambito ospedaliero, devono essere considerati dipendenti dell'Università a tutti gli effetti. Oggi il rappresentante dell'accusa continuerà a sviluppare la sua tesi, quindi formulerà le richieste anche per gli altri reati minori di cui devono rispondere gli imputati. Il processo è incominciato ieri mattina davanti alla seconda sezione della corte d'appello presieduta dal dott. Germano (reatore Buraggi, consiglieri Mortarino, Cibrario, Sacchi, cane. Tedesco). Dei sedici imputati ì i (10 clinici, 6 funzionari) comparsi in Tribunale, furono condannati il prof. Giulio Cesare Dogliotti a 4 anni e 8 mesi; il prof. Bernardo Roccia a 4 an2 mesi; il prof. Faustino Brunetti a 4 anni e 1 mese; il prof. Alberto Midana a 3 anni *" e 11 mesi. La sentenza di primo grado, definita « generazionale », aveva in sostanza fatto una divisione netta tra due grup- I pi di clinici. Da un lato, dice la difesa, i « cattivi », cioè i più anziani, quelli che sapevano di peculare, non versarono nulla o quasi nulla dei proventi (1 miliardo e 212 milioni) all'Università e all'Ospedale, trattennero tutto 0 quasi per sé, per i loro assistenti e aiuti, e presero sotto gamba leggi e convenzioni, circolari ministeriali, pareri del consiglio di Stato, Testo unico dell'Istruzione superiore che regolavano, o avrebbero dovuto regolare, i rapporti assai confusi tra Ateneo, Ospedale e Istituti clinici. Dall'altro, i « buoni », cioè i più giovani, i clinici che vennero dopo, si trovarono ad agire sulla scìa lasciata dai maestri, seguirono ad occhi chiusi la prassi instaurata dai « baroni »: pecularono si, ma in buona fede, senza rendersene conto. Quando si parla di prassi, però, il discorso è vago, mai- 1 tre la legge ha bisogno di co! noscere fatti certi e chiari. Per questo la Procura, nell'i] niziare 4 anni fa l'inchiesta che ! suscitò tanto clamore, fissò un ; limite preciso, il 1964, anno in cui fu emanata la circolare Gui che, come fulmine nel cielo tempestoso, avrebbe dovuto far luce e allontanare ogni dubbio e ogni incertezza. L'accusa, in primo grado, e poi il Tribunale, nella sua sentenza, ragionarono press'a poco cosi: chi, dopo quell'anno, continuò a trattenere i proventi delle varie prestazioni per sé, lo fece dolosamente, e deve essere condannato. Mentre prima della circolare Gui il groviglio di leggi e convenzioni poteva creare confusione, dopo, no. Dogliotti, Roccia, Brunetti e Midana si comportarono da veri « baroni », in spregio di qualsiasi norma. Gli altri, invece, avendo imitato il loro comportamento, credettero di essere nel giusto. E devono essere assolti. Ma la difesa (avvocati Chiusano, Altara, Zuccone, Moreno di Sanremo, Acoatino, Gianclaudio Andreis, e i professori Gallo e Pisapia, di Milano) non demorde. Se ripresenta in appello con ls armi affilate. Sostiene questa oesi. I giudici hanno fatto lo « slalom » tra una legge e l'altra, tra una circolare, una convenzione e l'altra. In realtà, i clinici non doveva- I no versare nulla all'Università, né all'Ospedale, perché essi si I sono sempre considerati, e a ì buon diritto, equiparati ai pri-1 mari ospedalieri. La distinzione tra clinica e ospedale, col passare degli anni, e con l'avvento delle mutue, è andata sfumando, si è verificata una specie di osmosi tra l'una e l'altro. I clinici, svolgendo attività ospedaliera nelle cliniche, agirono come primari ospedalieri, non come docenti universitari. Per tanto, devono essere assolti. E veniamo alla cronaca dell'udienza di ieri. Si sono presentati soltanto i prof. Dogliotti, Midana e Brunetti. Assente il prof. Roccia, gravemente ammalato, ricoverato nella clinica del prof. Bergamasco. Dogliotti ha voluto fare alcune precisazioni, e l'ha fatto, come è sua abitudine da « professore in cattedra »: « II ;jro/. Dogliotti ha fatto, ha detto, i suoi allievi hanno rispo¬ s sto...». Il presidente Germano l'ha invitato a esprimersi più umilmente: « Ho detto, ho fatto, i mite allievi hanno risposto.... ». A questo punto il suo difensore, avv. Chiusano, ha chiesto il rinnovo parziale del dibattimento. Il suo discorso si può riassumere così: « Il prof. Dogliotti, in primo grado, si è sempre difeso dicendo dì aver seguito la prassi instaurata dal suo prede- cessare, prof. Bastai, direttore ! della clinica medica fino al '58. I Ora, se gli altri imputati sono j stati assolti perché imitarono il j comportamento dei predecessori, I perché proprio Dogliotti è stato j condannato? La corte deve ap- purare questa circostanza. Poiché j Bastai, 87 anni, malato, non può venire in aula, sia chiamato a deporre II prof. Franco Ceresa, che assistette alla gestione BastaiDogliotti ». Il p.g. si è apposto, ma la corte ha accolto la richiesta e, verso la fine della mattinata, il prof. Ceresa, direttore di semeiotica medica, è stato interrogato. Il teste ha confermato: « lià con il prof. Bastai vigeva la prassi di non versare all'Università nulla di quanto corrisposto dall'ospedale all'istituto come compenso dell'attività di assistenza e di cura. Le quote erano: una per il direi tare, una per gli assistenti, una per l medici non strutturati. Se poi un assistente si portava in clinica il proprio ammalato, riceveva una quota maggiorata ricavata da quella del direttore. Io. flno al '50, fui assistente di Bastai, e flno al '65, aiuto di Dogliotti ». L'aw. Chiusano ha fatto altre domande, e il p.g. ha osservato: « Le domande al teste vanno oltre j HiiimiiimiiMim i limiti della deduzione. Si vuol fargli dichiarare che egli partecipava dei proventi che provenivano alla clinica eludendo la gestione ospedaliera ». Prof. Ceresa: « Confermo quanto ho detto: sono sotto giuramento... anche se mi si vuol incriminare ». Avv. Chiusano: « La riserva del p.g. non ha significato giuridicoprocessuale. Ed è suggestiva per- efié ipotizza una possibile respon sabilità del teste per un reato che non è oggetto dell'attuale proce dimento e la cui susssitenza è già stata esclusa in istruttoria (il prof. Ceresa fu indiziato di reato, poi prosciolto, ndr.) ». E' intervenuto il presidente Germa- no: « Mandiamo a spasso il testimone? » P. G.: « E' meglio ». Comunque, nel pomeriggio, durante le requisitoria, il dott. Buscaglino ha chiesto la trasmissione degli atti alla Procura per un'eventuale imputazione di peculato a carico del prof. Ceresa: « Lui stesso — ha detto — ha ammesso per aver compiuto un peculato ». Il rappresentante della parte civile, avv. Tortonese, che tutela gli interessi del San Giovanni, ha chiesto la conferma della precedente sentenza « pur avendo qualche dubbio sulla malafede degli imputati ». Ha concluso: « A me interessa, comunque, che la corte dica che quei soldi dovevano essere versati all'Università e all'Ospedale. Sulla pena, non mi pronuncio ». Ed è la tesi, in sostanza, dell'accusa. Siano pure assolti in punto dolo, ma restituiscano i soldi, fino all'ultima lira, a Università e Ospedale. Sergio Ronchetti iiiMiMiiuMiiiiiiiiii[iiMiim 1 ! Il teste professor Ceresa rischia di essere incriminato

Luoghi citati: Milano, Sanremo