Neutralisti in Sudvietnam di Ennio Caretto

Neutralisti in Sudvietnam SAIGON A DUE ANNI DAL TRATTATO DI PARIGI Neutralisti in Sudvietnam Costituiscono la "Terza forza", d'ispirazione buddista, avversata dal regime di Thieu (Dal nostro inviato speciale) Saigon, dicembre. « Con Thieu a Saigon, il Vietcong può ancora fare e vincere la guerra. Con un governo democratico, sarebbe costretto a condurre — e perdere — una lotta politica ». Così Ly Qui Ciung, uno dei più giovani deputati sudvietnamiti, mi ha riassunto le prospettive del Paese e la morale per l'America alla vigìlia del '75. Ly Qui Ciung è il teorico della « Terza forza », la massa neutralista che sta faticosamente emergendo nel Vietnam del Sud: e i temi della nostra discussione erano il futuro immediato di Thieu e l'applicazione degli accordi di pace di Parigi. Contrari a Diem La « Terza forza » — d'ispirazione buddista — non è una speranza nuova per Saigon. Ma non è neppure uno stanco cavallo di ritorno, come alcuni affermano. Parve concretarsi prima nel '63, quando i bonzi della pagoda di An Quang, guidati dal venerabile Tri Quang, sollevarono la popolazione contro Diem: poi nel '66, allorché altri posero fine agli intrighi e ai colpi di Stato dei vari generali. Sia le vicende del conflitto, sia il pugno di ferro del nuovo presidente Thieu ne impedirono però lo sviluppo successivo: e le fu d'ostacolo anche il suo carattere confessionale. Oggi, la possibilità che la « Terza forza » s'imponga è ancora tenue, ma maggiore che in passato. Essa opera su un terreno più fertile. Nell'ultimo quinquennio, la opposizione al regime s'è allargata dalla stampa ai sin- bacati, e dalla sinistra uto- pistica della signora Ngo Ba Thanh alla destra cattolica del prete Tran. L'appoggiano inoltre personalità autorevoli, come il generale a riposo Duong Van « big » Minh, che detenne il potere una decina d'anni fa, e l'avvocato Van Tuyen, uno dei promotori del Kuomintang e delle guerre anticoloniali. Infine, è riuscita a organizzarsi per la prima volta in un partito laico, le « Forze di riconciliazione nazionale », di cui è capo il senatore Vu Van Mau. Nella pluralità dei movimenti politici sudvietnamiti, la « Terza forza » incomincia ad agire da catalizzatore. Sia pure con esitazioni e riserve, vi stanno convergendo un poco tutti, dal « Fronte popolare » di Trun Ngoc Cieng al « Comitato di riforma carceraria» dell'altro prete Cha Tin. Come ha asserito Ly Qui Ciung, « essa è l'unica in grado di strappare voti sia ai militaristi sia ai comunisti ». Finora, il suo successo principale è stato l'adesione del blocco parlamentare « Nazione e società » dei deputati cattolici e buddisti. Nei prossimi mesi, spera di concludere un'alleanza tattica con la destra storica in vista delle elezioni dell'autunno, il Parlamento a settembre, il presidente a ottobre. Thieu ha avvertito il pericolo e diretto la macchina propagandistica e repressiva del regime contro le « Forze di riconciliazione nazionale». Esse vengono definite ora criptocomuniste ora neocolonialiste, e i suoi membri fermati e processati per antipatriottismo. « Ma l'elettorato intuisce che rappresentiamo una vera alternativa democratica», mi ha detto il senatore Vu Van Mau. Il presidente Thieu ha consentito ch'io gli rivolgessi alcune domande scritte sul movimento neutralista a nome de La Stampa, ma alla vigilia della mia partenza da Saigon non ne ho ancora ricevuto le risposte. Ho parlato del confronto al ministro delle Informazioni. «Che cos'è questo partito della pace? » ha ribadito. « Un camaleonte: ai comunisti appare rosso, ai nostalgici dell'età coloniale bianco, in realtà non ha colore. Crede di rappresentare la democrazia? Ma la democrazia siamo noi, che abbiamo ottenuto il mandato popolare quasi cinque anni fa. Nel Sud Vietnam esistono due forze sole: il governo o popolo, che sono tutt'uno, e i nemici, che non sono sudvietnamiti, ma agenti stranieri, comunisti ». Il regime, ha proseguito il ministro, vincerà sia a settembre sia a ottobre. «Ma non è questa certezza il motivo autentico del ritardo nell'applicazione degli accordi di Parigi. E' la pervicacia di Hanoi e del Vietcong nelinfrangere la tregua militare, quasi 70 mila violazioni in due anni: essi sanno che noi siamo il partito della pace, e che se costituissero con noi il previsto Consiglio di concordia, verrebbero sconfitti alle urne, nel '76, '77, sempre: abbiamo fatto loro una proposta onesta; scegliamo a metà i membri della " Terza forza ", affrontiamoci sul piano delle idee. Hanno rifiutato, sostengono che con noi è impossibile trattare. Ma dovranno cedere. Ingerendosi in questa prova decisiva, ogni elemento estraneo fa soltanto il gioco del nemico. Noi non possiamo tollerarlo, sarebbe un tradimento ». Arbitri gli Usa Per il Sud Vietnam, dunque, il '75 sarà un anno di inquietudini e battaglie. Da un lato, il movimento neutralista tenterà la sua carta, che considera il preludio alla soluzione del problema indocinese, e Thieu si batterà per la propria sopravvivenza, ricorrendo a ogni mezzo. Dall'altro, in concomitanza con la campagna elettorale, s'intensificherà probabilmente l'offensiva delle truppe comuniste. Ma il '75 potrebbe essere anche l'anno del ripensamento, del cambio della guardia a Saigon, e della revisione a Hanoi e nel Vietcong. « Siamo in equilibrio su un filo », mi ha detto Ly Qui Ciung. « Ci rendiamo tutti conto di attraversare un periodo cruciale. Io sono convinto che molto dipenderà dagli americani: se non sosterranno Thieu, si chiuderà il periodo più nero della nostra storia, e se ne aprirà uno felice ». Gli americani. A due anni dal ritiro dei loro soldati dal territorio vietnamita, essi sono ancora arbitri della situazione. Ha osservato il senatore Vu Van Mau: «Rappresentano la nostra grande incognita. Hanno capito che Thieu non è il Vietnam del Sud, che la sua caduta non significherebbe la caduta del Paese, che non ha più una base, ma fluttua nel vuoto? Hanno accettato il principio che per contenere Hanoi e il Vietcong non è indispensabile un anticomunismo viscerale, ma esiste una via di mezzo? Sono pronti a collaborare col nostro partito della pace, in caso di vittoria a settembre e ottobre? Mi auguro di sì; ne intravedo i segni. Ma come posso esserne sicuro, che garanzie ci danno? ». Resta dittatore? Il senatore Vu Van Mau non è un visionario, ne un « compagno di viaggio » di Ho Ci Minh, che conobbe e col quale lavorò. Professore di diritto a Hanoi si rifugiò a Saigon nel 1954 per sfuggire alle persecuzioni comuniste. E' stato presidente della Corte di cassazione sudvietnamita, ministro degli Esteri dal 1955 al 1963, ambasciatore, esule a Parigi. Ha fatto parte della Costituente del '67, siede al Senato dal '70. « Thieu è un uomo forte, mi ha dichiarato, ma ha sempre avuto un programma negativo: non cedere un centimetro a nessuno. Ed è screditato dalla corruzione: ormai, quando lo accusano, tace solamente». Che segni positivi scorgono le « Forze di riconciliazione nazionale » nel comportamento degli americani? « La loro insistenza per una soluzione negoziata della crisi cambogiana, mi ha risposto Ly Qui Ciung, e l'esperimento neutralista di Vientiane tra i monarchici e il Pathet Lao. Dovrebbero applicare nel Vietnam lo stesso spirito di compromesso e di realismo. La classe politica di Saigon è più matura delle altre, abbiamo uomini al di sopra di ogni sospetto come il generale Duong Van " big " Minh, attueremmo la coesistenza politica col Vietcong, e riusciremmo a tenerlo in minoranza ». Forse, nella persuasione delle « Forze di riconciliazione nazionale » che la convergenza americana su di esse sia una necessità storica per l'Indocina, gioca un'ingenuità di fondo. Le mani Usa sono legate da Hanoi. E in una certa misura da Mosca e da Pechino: ed esiste sempre il rischio che un'intesa di principio con le potenze comuniste venga poi da esse sconfessata. Ma è innegabile che la preservazione del regime di Thieu non sia altro che la preservazione dell'impasse. Il Vietnam e l'Indocina, dopo gli stermini degli anni '6S-'72, avevano bisogno dì una pausa. Quella di oggi è la paralisi. Ennio Caretto