"Trame nere,,: l'inchiesta trasferita quando stava per rivelare cose nuove di Piero Cerati

"Trame nere,,: l'inchiesta trasferita quando stava per rivelare cose nuove Ormai è quasi certa la sentenza della Cassazione "Trame nere,,: l'inchiesta trasferita quando stava per rivelare cose nuove Così si dice con rammarico negli ambienti giudiziari di Padova, prevedendo il "concentramento" a Roma di tutte le indagini sui gruppi eversivi dell'estrema destra - Perché è stato arrestato il generale Ricci (Dal nostro inviato speciale) Padova, 17 dicembre. A metà gennaio, la Cassazione deciderà d'inviare a Roma (ormai è quasi certo) le inchieste sulle trame nere di Padova; procuratore e giudici non parlano, ma a Palazzo di giustizia c'è molto pessimismo: l'inchiesta viene trasferita quando si era sul punto di dire parole nuove sulla «strategia della tensione», quando si stava per accertare in modo chiaro le responsabilità dei personaggi che sono coinvolti nelle azioni eversive di estrema destra. E' il momento di tirare le somme sulla «Rosa dei venti»: l'arresto del generale Ugo Ricci, comandante sino al 1972 del reggimento «Genova Cavalleria» a Palmanova del Friuli, un'unità operativa sempre pronta a entrare in azione con i carri armati, ne è l'occasione. Giovanni Tamburino ha finora indagato su un piano per abbattere la Repubblica democratica, preparato da un gruppo fascista (uno degli arrestati lo chiamò «Organiszazione X») dJLcui la «Rosa dei venti» era soltanto una cellula, come «Ordine nuovo», la «Stella del Mar», le Sam (Squadre d'azione Mussolini), La Fenice, il Gersi e altri nomi ancora. E' probabile che il numero «venti» indicasse quanti erano i gruppi sparsi in ogni regione d'Italia, con settori e compiti ben definiti. A fianco di questi nuclei operativi, che per fare proseliti avevano bisogno d'una denominazione precisa, vi era il gruppo di militari: il colonnello Amos Spiazzi (in carcere), esperto di armi, che lavo¬ rava a Verona all'Ufficio informazioni, con l'incarico di vagliare situazione familiare, note di servizio, e opinioni politiche di ogni militare; il generale Francesco Nardella (latitante), ex comandante del presidio militare di Verona ed ex presidente del Circolo ufficiali cittadino, in rapporto quindi con tutti gli alti e medi gradi militari del Veneto; il generale Vito Miceli (arrestato), ex comandante dei servizi segreti (Sid), e il generale Ugo Ricci. Vi era poi il gruppo degli «informatori», che tenevano i collegamenti con i finanziatori: Giancarlo De Marchi (in prigione), avvocato, eletto in Liguria nelle liste del msi; Attilio Lercari (latitante), ex amministratore della società finanziaria «La Gaiana» di Andrea Mario Piaggio; Edgardo Massa. Un altro settore aveva l'incarico di tenere i rapporti politici: tra le sue file vi sono il conte Giovanni Zillio (arrestato), di Bassano del Grappa, consigliere provinciale e dirigente del msi di Vicenza; Felice Emanuele Costantini (latitante), aiuto dell'illustre neurochirurgo Piero Frugoni all'Università di Padova, ex dirigente a Venezia di «Ordine nuovo» (in ottimi rapporti con Spiazzi, amicissimo di De Marchi e Zillio). Il nucleo operativo comprendeva, invece, tutti gli aderenti a «Ordine nuovo» e «Ordine nero» (Clemente Graziarti ed Elio Massagrande, catturati in Svizzera, non estradati), a La Fenice (Salvatore Francia, latitante), al Mar (Movimento azione rivoluzionaria: Fumagalli, arrestato), al Gersi, ad Avanguardia na- zionale, alla «Rosa dei venti» (Sandro Rampazzo, Santo Sedona, Eugenio Rizzato: in prigione) e ad altri gruppi. Rizzato era in collegamento con Freda e Ventura (strage di piazza Fontana) e con il sedicente anarchico Gianfranco Bertoli, che fece strage con una bomba davanti alla questura di Milano. Al vertice di tutti i gruppi delle «trame nere», su cui conduce l'inchiesta Tamburino, vi sono alcune persone, che si sono riunite senza dare un nome al loro movimento: l'« Organizzazione X ». Nel 1973, gli «informatori» di queste persone si trovarono in un albergo presso Firenze; l'incontro si ripete in un locale di Losanna. Venne fatto il punto sulla situazione per poter riferire alla «Organizzazione X» che ha gestito e gestirà fino alla fine le azioni eversive, ma deve e dovrà renderne conto a un gruppo straniero. Tutto ciò che è emerso nell'inchiesta è solo un aspetto, un sintomo e un simbolo di ciò che resta nascosto e che è la parte più importante (la teoria dell'iceì/ersr). Fino a quale profondità sono scese le indagini? In un appunto di Giancarlo De Marchi fu trovata una cifra: 4 miliardi, e il nome d'una città: Losanna. I soldi dovevano servire per costituire in Svizzera una finanziaria con l'ex industriale genovese del caffè, Tubino, e un americano, di cui s'ignora il nome, ma non le grandi sostanze. Come potè svilupparsi la trama nera in Italia? Dietro ad almeno due gruppi vi sarebbe stata l'alta protezione di personaggi inseriti in organi dello Stato molto delicati. I giudici di Milano hanno accusato l'ex agente del Sid Guido Giannettini per la strage di piazza Fontana e hanno prospettato l'ipotesi che Freda e Ventura, quando compirono l'attentato, «essendo in contatto con un agente del Sid legato allo stato maggio¬ re, avranno quanto meno ritenuto di agire con la copertura di detti organi». Freda e Ventura erano in collegamento con Rizzato («Rosa dei venti»), che era a sua volta in contatto con Bertoli (strage della questura). Occorrerebbero ancora due mesi perché l'inchiesta di Padova giunga ad accertare in modo chiaro i responsabili della lunga trama eversiva, ma ormai si dà per scontato il trasferimento di tutte le istruttorie a Roma, dove i giudici ritengono che la «Rosa dei venti» sia soltanto un tentativo di truffa (20 milioni) ai danni di alcuni nostalgici miliardari. Quest'accusa, si dice al Palazzo di giustizia di Padova, è priva di peso specifico: i fatti sinora assodati non possono essere modificati. Può darsi che il gruppo di Rizzato, Rampazzo e Sedona abbia prospettato agli «informatori» capacità operative superiori a quelle possedute (per questo fu scoperto: lo denunciò il medico Giampaolo Porta Casucci, di La Spezia, nostalgico della Repubblica di Salò, spaventatosi quando vide quali erano i piani del gruppo eversivo), ma sono stati arrestati grossi finanziatori e alti ufficiali; alcuni accusati hanno poi confessato, pur sostenendo d'aver agito in buona fede. Malgrado ciò, tutte le inchieste sulle trame nere (Padova, Milano, Torino) finiranno a Roma. Piero Cerati Padova. Il giudice istruttore Tamburino (Telefoto Ansa)