Perché in Rhodesia s'avvia il dialogo di Ferdinando Vegas

Perché in Rhodesia s'avvia il dialogo Perché in Rhodesia s'avvia il dialogo L'annunzio ciato l'altro ieri dal premier della Rhodesia, Jan Smith, che i guerriglieri africani cesseranno le ostilità e che sarà indetta la Conferenza costituzionale sul futuro assetto del Paese, giunge certamente inatteso: solo pochi giorni prima, meno d'una settimana, lo stesso Smith aveva dichiarato che le conversazioni di Lusaka sui medesimi argomenti erano fallite e che, di conseguenza, egli respingeva le offerte di armistizio c di Conferenza costituzionale avanzate dai rappresentanti dei partili africani della Rhodesia. Che cosa sia intervenuto in cos'i breve lasso di tempo a provocare un radicale capovolgimento non si sa ancora; non è tuttavia difficile arguire i validi motivi che hanno indotto le due parti — il governo minoritario bianco e i rappresentanti della maggioranza negra — a venirsi incontro. Il motivo primo e fondamentale è che, come scrive il quotidiano di Nairobi The Standard, « la sola alternativa al dialogo è l'esplosione, nella metà meridionale del continente, di una guerra sanguinosa, dalla quale nessuno uscirà vincitore ». Fa eco il campione e massimo dirigente del razzismo bianco, il primo ministro sudafricano Voister, per il quale sarebbe « troppo atroce da contemplare » la situazione derivante dalla mancanza dì un accordo. Vorster non è proprio un uomo guidato da spirito umanitario verso i negri; la sua preoccupazione deriva quindi da una fredda valutazione della situazione e dalla ricerca del modo migliore di tutelare la supremazia bianca nel Sud Africa. La lattica più intelligente è, ovviamente, quella di cedere le posizioni esterne e secondarie, per salvare quanto possibile delle posizioni essenziali. Ora, con la fine del dominio coloniale portoghese nel Mozambico e nell'Angola, la cintura difensiva settentrionale dell'Africa australe sta per scomparire; peggio ancora, Rhodesia e Sud Africa vengono a confinare con nuovi Stati africani, sorti a indipendenza dopo una lunga lotta armata di liberazione, con le conseguenze che è facile immaginare, a cominciare dall'aiuto che potrebbero ricevere i combattenti africani della Rhodesia. Il regime bianco di Smith non reggerebbe senza un consistente appoggio del fratello maggiore, il governo di Pretoria, che del resto già adesso lo assiste in diversi modi, anche sul piano militare. Poiché Smith, insomma, dipende da Vorster, si spiega che il sudafricano, impegnato in un'azione di alleggerimento, abbia fatto pressioni sul rhodesiano per indurlo ai necessari sacrifici. D'altra parte, sul piano interno, il governo bianco di Salisbury deve anche tenere conto che in questa fase i suoi avversari neri sono ancora disposti alla moderazione: le organizzazioni nazionaliste africane si sono appena unificate sotto la bandiera della più recente e più moderata l'Anc (Consiglio Nazionale Africano), diretto dal reverendo Muzorewa, capo della Chiesa metodista Cos'i rafforzati, gli africani possono anche transigere sul piano tattico, pur di avviare le trattative; ed infatti il segretario generale dell'Aite ha fatto che la richiesta del « governo della maggioranza » rimane l'obiettivo ultimo, ma non viene posta come condizione preliminare ai negoziati (l'ostacolo sul quale si erano arenate le conversazioni di Lusaka), bensì come « rivendicazione massiina », sulla quale negoziare. Ed è quindi su questa base che, secondo le dichiarazioni di Smith, le due parti si apprestano a riprendere il dialogo. Il ritmo del mutamento nell'Africa australe, dunque, si accelera, batte ormai alle porte dell'ultimo bastione del razzismo bianco, il Sudafrica. Ma sono porte che il regime di Pretoria non intende aprire; anzi, qualche minimo passo avanti sul piano interno, la pressione di cui s'è detto sulla Rhodesia, le profferte di buona volontà enunziate all'assemblea dell'Orni, la ricerca di buone relazioni con alcuni governi dell'Africa nera, tutto ciò non mira ad altro che a correggere e sistemare meglio le posizioni difensive della fortezza bianca sudafricana. Come afferma il Whasinglon Post, il Sudafrica, « è preparato a rispettare i princìpi dell'eguaglianza razziale e della dignità umana, ma solo se essi sono posti in atto sul lato esterno dei suoi confini ». La fortezza è indubbiamente mollo robusta e ben munita, ma c'è da chiedersi quanto potrà resistere, se sarà direttamente o sempre più isolata nel contesto delle nazioni. Ferdinando Vegas

Persone citate: Salisbury