IN VETRINA

IN VETRINA IN VETRINA La letteratura di Contini Con La letteratura italiana dell'Otto-Novecento di Gianfranco Contini (lire 4000) è ormai pressoché completo il quadro delle « Letterature del mondo» dell'editore Sansoni, a cui manca soltanto il profilo della Letteratura bizantina. Il libro non concede tuttavia l'occasione, per la sua atipicità nel piano della collana, a un bilancio conclusivo: troppo spiccio, a livello informativo, e d'altra parte frastagliato, com'è, di arditissime interpretazioni critiche. Contini ha un raro talento di saggista, ma non ha il temperamento (né la pazienza) del divulgatore: e in realtà questa « storia » della letteratura italia- na moderna (che è poi una riproduzione, integrata, della sua nota antologia dedicata alla Letteratura dell'Italia unita) è una verifica, sulle opere di oltre un secolo, di una metodologia critica che concede un assoluto privilegio ai fatti linguistici. L'Ottocento è per Contini essenzialmente, « non solo in astratto, il secolo della questione della lingua, un periodo di ossessione, di angoscia, di esperimento linguistico ». E anche il Novecento è il secolo di Gadda e non di Moravia (« questo intellettuale di sinistra quasi ufficioso»): un secolo di sperimentalismi linguistici, più che di problemi esistenziali. Non stupirà allora che in questa storia abbiano spicco gli scapigliati piemontesi, rispetto a quelli lombardi (di cui è presente il solo Dossi), e che alle tante pagine dedicate all'ex-questore Pizzuto, facciano riscontro i silenzi su Piovene e sulla Morante, come la stessa fretta (quasi da puro dovere di cronaca) dedicata ai neorealisti. Quella signora scostumata Tra i « drammi minori della vita », scrive Victoria Sackville-West, nella Signora scostumata (ora riproposto da Longanesi, lire 3800), c'è anche quello « della bellezza e della desiderabilità delle donne mature »: tanto più — sottolinea la scrittrice — quando queste donne vivono nell'alta società inglese di Edoardo VII e hanno ancora di fronte un marito «vittoriano », come Lady Sylvia, protagonista del romanzo. Il libro, che narra l'attrazione di Sylvia per il giovanissimo Sebastiano, punita con la segregazione in campagna, destò scandalo enorme ed ebbe quindi un grande successo commerciale ai suoi anni: la scrittrice proveniva infatti da quel privilegiato milieu sociale e ne ritraeva, con distacco umoristico e con malizia, le ipocrisie. Vita Sackville divenne così un simbolo di spregiudicatezza intellettuale (Virginia Woolf la fece protagonista di Orlando, uno dei suoi romanzi più arditi) e alimentò sulla sua vita privata una leggenda — con sicuri fondamenti di verità — di tempeste e libertà sentimentali. g. der.

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