"Questa giustizia non è la nostra, non rispondo,,

"Questa giustizia non è la nostra, non rispondo,, "Questa giustizia non è la nostra, non rispondo,, Così gli arrestati delle Brigate rosse si comportano negli interrogatori - E rifiutano di proseguire il colloquio con il giudice Per oltre due ore, dalle 10 a poco dopo mezzogiorno, Giovan Battista Lazagna è stato interrogato nel carcere di Fossano dal giudice istruttore Giancarlo Caselli che conduce l'inchiesta sulle Brigate rosse e soprattutto sui sequestri Labate, Amerio e Sossi. All'interrogatorio erano presenti anche i difensori, avv. Eduardo Di Giovanni e Giannino Guiso. Nessuna nuova contestazione è stata mossa p Lazagna e il risultato è stato definito «scagionatorio» dai difensori. Sembra che neppure dopo il nuovo colloquio Lazagna abbia potuto capire su quali basi concrete poggiano le accuse, soprattutto raggravante della « riconosciuta funzione di capo». D'altra parte gli inquirenti si sono affrettati a sottolineare che, durante un'istruttoria, « i capi d'imputazione sono mobili ». Nel pomeriggio il dott. Caselli si era recato a Cuneo dove aveva sentito Alberto Franceschini. Affatto disposto al silenzio, il presunto «inquisitore» di Mario Sossi aveva decisamente contestato il nuovo mandato di cattura notificato dal giudice. Dal suo punto di vista politico Franceschini aveva attaccato con parole dure la magistratura, l'inchiesta sulle Brigate rosse, il disegno che, secondo luì, essa celerebbe. «Come cittadino afferi.-.o che si tratta di una manovra politica, come è un provvedimento politico questo mandato di cattura. Sono colpito e preoccupato da questo andazzo: è un disegno che viene motto da lontano e intende arriva■e molto lontano, è una manovra che vuole sfociare a destra». Sulle contestazioni specifiche Franceschini non aveva risposto, il riserbo più rigido è la caratteristica comune a quasi tutti gli indiziati di questa inchiesta. Il giovane, già nei giorni passati, aveva rifiutato di incidere la propria voce su un nastro: la registrazione avrebbe dovuto servire per le prove foniche per stabilire, senza ombra di dubbio, a chi appartengano le voci dei due inquisitori che, in aprile, nel carcere proletario interrogarono il sostituto procuratore Mario Sossi. Sarebbe quello l'unico nastro dove le voci degli «inquisitori» e quella di Sossi si udrebbero distintamente. Pare che da un punto di vista politico .e registrazione sia «assai povera», mentre, è ovvio, dal punto di vista processuale l'indizio è considerato importante. Altri interrogatori in programma ieri, in mattinata nel carcere di Casale, dove è stato ascoltato Renato Curcio, nel pomeriggio ad Alessandria dove il giudice Caselli ha sentito Bertolazzi e Galllnari. I colloqui con i tre sarebbero stati assai poco fruttuosi. Alle contestazioni del magistrato tutti avrebbero ribattuto: «Non intendo rispondere, mi considero prigioniero politico e mi appello alla Convenzione di Ginevra». Curcio, ieri mattina, ha di nuovo contestato con asprezza il magistrato: «Non rispondo alle domande perché non riconosco la vostra autorità. Per noi non rappresentate la legge». Una riunione per fare il punto sulla situazione era stata tenuta l'altra mattina nello studio del dott. Caselli al 4" piano dell'ufficiò istruzione. Presenti il sostituto procuratore, dott. Caccia, 11 comandante del Nucleo speciale di polizia giudiziaria, col. Recalbuto, ii capitano Pignero e i sottufficia¬ li Baldassi e Fodde. Per ore magistrati e carabinieri avevano discusso, preparato le mosse future. Si era accennato al mandato di cattura contro il direttore responsabile di Controinformazione Antonio Bellavita, (non Antonio Daghini come pubblicato per un refuso l, introvabile dal giorno della tragica sparatoria a Robbia- \ no di Mediglia nella quale fu uc-1 ciso il mar. Maritano. |

Luoghi citati: Alessandria, Casale, Cuneo, Fossano, Ginevra, Mediglia