La polizia si chiede "Perchése ucciso?,,

La polizia si chiede "Perchése ucciso?,, Il carabiniere assassinato: si avvia alla conclusione l'intricato "caso,, La polizia si chiede "Perchése ucciso?,, Confermato dall'autopsia il suicidio di Bruno Valli - Il giovane è morto lentamente soffocato dal cappio - A che ora è stato scoperto il cadavere? (Dal nostro inviato speciale) Bologna, 10 dicembre. Adesso gli inquirenti si domandano perché si è ucciso e di Bruno Valli, 26 anni, suicida nel carcere di Modena, dicono che sia morto lenta mente, soffocato dagli asciugagavette tagliati a strisce, Valli, con la sua morte, esce definitivamente dall'inchiesta sull'assassinio del brigadiere di Argelato ma i funzionari della mobile che gli avevano parlato, subito dopo lo arresto la mattina del 5 dicembre, si chiedono stasera perché l'operaio di Roderò abbia deciso il tragico gesto. « E' stato coerente con le sue idee sino in fondo, sino alla morte », ha detto stasera un funzionario dell'ufficio politico, ed un sottufficiale che 10 aveva ascoltato aggiunge: « Ci aveva detto di essere un rivoluzionario, in questura aveva mostrato i nervi saldi: tre giorni di carcere e l'immagine del duro è saltata ». Poi, accanto alle ipotesi più logiche, dell'attimo di depressione maturato in una cella d'isolamento di due metri pei quattro, c'è stasera a Bologna chi porta avanti tesi più macchinose. E' il caso dell'avv. Giancarlo Ghidoni, difensore di Giovanni Ventura, il libraio di Treviso rinviato a giudizio assieme a Franco Freda per le bombe di piazza Fontana. Il legale è a Bologna per assistere Renzo Franchi, 11 giovane arrestato perché in casa sua, a pochi chilometri da Argelato, è stato trovato un proiettile calibro 9. A Palazzo di Giustizia il legale si è mostrato perplesso sul suicidio ed ai cronisti ha detto: « Tutta la storia è strana, anche la morte di Valli non è chiara ». Ma l'autopsia, condotta all'Istituto di Medicina legale di Modena stamane, poco dopo le 9, dal prof. Marcialis, lo smentisce in pieno. Nessuna perplessità sulla morte di Valli: un suicidio come tanti altri, non ci sono dubbi. I periti si sono presi, come sempre in queste occasioni, quaranta giorni di tempo per rispondere ai quesiti della magistratura ma subito dopo l'esame autoptico hanno dichiarato: « suicidio per soffocamento ». Un unico mistero, ancora in piedi, sull'ora della scoperta del cadavere. Lo dovrà chiarire l'ispettore distrettuale di Padova spedito a Modena dal ministro di Grazia e Giustizia. E' già arrivato nella cittadina emiliana ed ha subito ascoltato il direttore del carcere, il dottor Giuseppe Zocchi, e i sei agenti di custodia presenti l'altra sera nell'istituto di pena. Tace stasera il sostituto procuratore Persico che guida l'inchiesta e non si ha conferma di una notizia che circola tra gli investigatori. C'è chi afferma che la banda degli studenti di Argelato aveva deciso di rapinare il portavalori dello zuccherificio « Siiz » per finanziare l'installazione di un'emittente radio. Se la notizia si rivelasse fondata, rimonterebbe l'ipotesi del gruppo politico e cadrebbe la tesi della procura bolognese che sino ad oggi, anche in contrasto con quanto ha dichiarato il questore Lettieri di Bologna, ha accreditato l'ipotesi della rapina ordinaria, senza risvolti politici. La stazione radio, l'autofinanziamento con le rapine, riportano, ma sembra soltanto una coincidenza, ai «Gap», alla radio clandestina che si inseriva nelle trasmissioni televisive di Genova. Si definivano « Gruppi d'azione partigiana » ma i loro messaggi erano quelli del « 22 Marzo », di Rossi e Vandelli. Per il dottor Persico è necessario interrogare al più presto Stefano Cavina, Ernesto Rinaldi e Franco Franciosi, i tre studenti accusati di omicidio e tentata rapina, bloccati questa notte dalla polizia elvetica. Per la magistratura svizzera debbono rispondere soltanto di ingresso illegale nella Confederazione, per quella italiana oltre che dalla morte del brigadiere Lombardini, si aggiungono i reati di possesso di documenti di identità contraffatti e di espatrio clandestino. Il magistrato ha già avviato la procedura per l'estradizione ed attende per stanotte l'arrivo a Bologna di Francesco Passera, 36 anni, di Maccanio, nella zona di Luino, sul Lago Maggiore. E' lui che ha aiutato Cavina, Franciosi e Rinaldi ad espatriare ed il magistrato di Bologna lo accusa di favoreggiamento. Dinanzi alla giustizia la sua posizione è identica a quella di Claudio Bartolini e di Domenico D'Ora¬ zio, arrestati anche loro dalla poliza elvetica. Secondo notizie di palazzo di giustizia, Cavina, Rinaldi e Franco Franciosi si sarebbero rifugiati, subito dopo l'uccisione del brigadiere Andrea Lombardini in un casolare dell'Appennino tosco-emiliano, nei pressi di Lizzano in Belvedere. E' una località isolata ad una settantina di chilometri da Bologna e gl'inquirenti affermano: « Abbiamo trovato traccia del loro passaggio nel corso di una battuta ». Nella fuga i tre latitanti, secondo la questura di Bologna, si sarebbero fatti assistere da Claudio Bartolini, lo studente arrestato in Svizzera. I funzionari della Mobile hanno inoltre accertato che proprio in casa di Bartolini, in via Murri 40, alla periferia medio-borghese della città, si sono incontrati il 1° dicembre alcuni studenti della banda: quattro giorni dopo il delitto, nella strada del cimitero di Argelato. In serata, conferenza stampa del responsabile per la provincia di Bologna del Farp, il fronte antifascista di Rinascita popolare. Ha parlato Mario Massardi, seduto accanto ad Oscar Lelli. Quest'ultimo è il fratello della ragazza della banda degli studenti: Marzia, latitante. I due esponenti del movimento politico che ha scelto come metodo di lotta la « disobbedienza civile » hanno dissociato qualsiasi responsabilità del gruppo dell'assassinio di Argelato. « Marzia Lelli — hanno detto — ieri sera è stata indicata dal telegiornale e stamattina da alcuni quotidiani come attivista del nostro movimento: ciò non è vero; è una provocazione contro tutti noi ed ì nostri metodi dì lotta, sgraditi al regime ». Il giovane Oscar Lelli, 19 anni, ha aggiunto: « Non vedo mia sorella dal giorno del delitto e non so dire se vi abbia preso parte ». Francesco Santini Marzia Lelli ricercata per il delitto di Argelato (Ansa) Cavina, Franciosi e Rinaldi, arrestati in Svizzera perché ritenuti complici dell'assassino del brigadiere Lombardini, ad Argelato. Avrebbero oltrepassato il confine con l'aiuto di Claudio Bertolini, Domenico D'Orazio (nelle ultime 2 foto) e Franco Passera, che sono stati arrestati per favoreggiamento