Caramanlis rivolge un appello per una pacificazione dei greci di Luca Giurato

Caramanlis rivolge un appello per una pacificazione dei greci Dopo la schiacciante vittoria del voto repubblicano Caramanlis rivolge un appello per una pacificazione dei greci I risultati definitivi del referendum - Nelle grandi feste per le vie di Atene, i giovani trascinano all'entusiasmo Teodorakis che canta tra la folla le sue canzoni (Dal nostro inviato speciale) Atene, 9 dicembre. I risultati definitivi del referendum danno alla Repubblica una vittoria clamorosa: 3.236.345 (69,2 per cento) contro 1.443.804 (30,8) della monarchia. Ad Atene, i repubblicani hanno ottenuto 1*86,5 per cento dei voti; in numerosi centri delle campagne del Peloponneso, ritenuti fino a ieri fedeli alla corona, il 58-60 per cento. Da un capo all'altro della Grecia, sono cadute quasi tutte le tradizionali « roccaforti » monarchiche, e la Repubblica ha ottenuto suffragi travolgenti, a volte superiori alle più ottimistiche attese. «Il ritorno eli Costantino sarebbe, per il Paese, l'evento più dannoso che si possa im maginare — aveva dichiarato l'altro giorno l'ex ministro de-gli Esteri Giorgio Mavros —con la monarchia, non ci po- tra essere mai una vera de- mocrazia né un vero ordine civile. Io credo che i greci, anche i contadini del Peloponneso, si rendano conto di quanto sia vitale, per tutti noi. un "ordine" democratico». I fatti gli hanno dato ragione; ed è significativo che questo giudizio venga da un leader del centro-destra: Mavros è il ca- PO dell'«Unione di centro», con 60 deputati in Parlamen to. E' un giudizio, al di là del le sfumature inevitabili, con diviso dagli altri leaders poli tici. Dal premier Caramanlis, che dopo il lungo silenzio os servato durante la campagna elettorale è apparso alla mezzanotte sugli schermi della tv, invitando i greci a dimen ticare e ad impegnarsi tutti insieme per risolvere i problemi del Paese, ai tre partiti comunisti greci, che dispongono in Par lamento di una rappresentan za non rilevante (il 10 per cento), ma che contano note voli simpatie tra le nuove ge nerazioni. Molti di questi gio vani sono stati ieri tra i primi ^ riversarsi per le vie del centro, appena la vittoria della i contrasti del passato i Repubblica è sembrata sicura. Nessuno, stanotte, ha dormito ad Atene. I festeggiamenti e i cortei si sono susseguiti, ininterrottamente, sin quasi all'alba. Sulla scalinata di piazza della Costituzione, davanti al Parlamento che oggi si è riunito per la prima volta dalle elezioni politiche e che mercoledì ascolterà le dichiarazioni programmatiche di Caramanlis, Miki Teodorakis ha cantato le sue più belle canzoni, circondato, a volte quasi travolto, da una folla che gli faceva coro; le strade illuminate si animavano di giovani e di anziani che agitavano ramoscelli di ulivo e alzavano due dita in aria, nel tradizionale gesto di vittoria. «Molta di questa gente, nove anni or sono, levavano in alto la mano destra, ma non con il segno della vittoria, con il segno delle cinque dita tese», mi dice un giovane deputato, sul cui volto compare, per un attimo, una forte com mozione. Le cinque dita tese simboleggiano, in Grecia, le «cinque maledizioni». E' un gesto che accolse, il 19 luglio del '65, i deputati secessionisti che abbandonarono Papandreu, regolarmente eletto con una maggioranza assoluta, per schierarsi con il governo-fantoccio di Athanassides Novas, voluto da Costantino. «Schiavi e giardinieri della corte», gridarono allora gli ateniesi ai deputati secessionisti. Quel gesto, lo si vide ancora, tre giorni dopo, davanti alla bara dello studente Sotirios Patroulas, ucciso quando diecimila ateniesi scesero in piazza contro il re, «nemico della Costituzione», e la lotta con la polizia provocò una battaglia furibonda per le vie di Atene (centinaia di feriti, 258 arresti). «Governo di sangue» gridava Papandreu. «Le armi, le armi» gridava la gente durante i funerali dello studente dalla cattedrale di Atene al cimitero, dove la folla che precedeva il corteo, secondo un'usanza medioevale, ballava la «danza della tristezza». Alla tv venerdì scorso, Costantino promise, se sarebbe tornato, di «regnare alla scandinava». I greci non gli hanno creduto, perché gl'intrighi e le interferenze della corona nei compiti e nei doveri dell'esecutivo hanno sempre caratterizzato la condotta dei sovrani di questo Paese. Luca Giurato Atene. Con una finta tomba per la monarchia alcuni greci festeggiano la Repubblica

Persone citate: Giorgio Mavros, Miki Teodorakis, Papandreu, Sotirios Patroulas, Teodorakis

Luoghi citati: Atene, Grecia