Solo Juve e Lazio sorridono

Solo Juve e Lazio sorridono Solo Juve e Lazio sorridono Il signor Franzoni, riserva sinora piuttosto poco considerata della squadra campione d'Italia, ha salvato la faccia delle cosiddette « grandi ». Dagli attacchi delle prime otto squadre in classifica, è partito un solo tiro-gol: il suo, che ha battuto Buso ed ha permesso alla Lazio di riportarsi sotto in classifica. Mai passo avanti è stato più meritato, visto che i gol sono diventati così rari. Scherzi a parte, Franzoni ha soltanto « salvato la faccia » della sua squadra, ma non certo delle altre che hanno meritato su tutti i fronti commenti piuttosto sarcastici. Che cosa stia accadendo ai giocatori di primo piano ed ai loro tecnici è un mistero: mai equilibrio è andato avanti all'insegna delle mediocrità come quello che sta condizionando il nostro campionato. E' stata giocata appena la nona giornata. Ricordiamoci pure della Coppa Italia e degli altri impegni precampionato, aggiungiamo per Napoli e Juventus le cinque gare di Coppa Uefa (e meno per gli altri, eliminati subito), ma non è possibile pensare che ci sia già in giro aria di stanchezza. Quasi tutti i tecnici si sono proclamati interpreti, anche se più o meno convinti, del nuovo corso dichiarando di avere intensificato sia pure in misura diversa la preparazione, ma non si può accettare l'idea che alcuni atleti accusino le conseguenze di una fatica molto relativa. Scartata l'ipotesi della stanchezza, i conservatori ne insinuano una seconda, che accenna ad atleti non affaticati nei muscoli, ma meno brillanti tecnicamente in quanto più usurati durante la preparazione settimanale. Da respingere anche questa. Sull'argomento ha sempre ragione Heriberto Herrera quando dice « per chi lavora come si deve in settimana, la domenica non presenta problemi ». Ma Heriberto l'hanno cacciato via dall'Atalanta? Appunto, il mondo del calcio italiano è famoso per parteggiare per gli sfaticati. Piuttosto, la fase attuale chiama in causa la mentalità dei tecnici: l'equilibrio innegabile (la fuga della Juventus non è ancora considerata fra quelle che permettono di andare dritti al traguardo, anche se tutti stanno facendo il possibile per trasformarla in tale) fra le varie compagini convince evidentemente i tecnici ad un comportamento che se non è rinunciatario è certamente poco coraggioso. Il sogno di tutti, al momento, è di ispirazione ciclistica: tutti insieme sino in vista del traguardo, e poi decisione allo sprint. Così, anche perdendo, potremo sempre dire di essere rimasti fra le grandi sino all'ultimo. Ma, come accade nel ciclismo, l'equilibrio può essere esaltante se deriva da una corsa combattuta, deludente se frutto di un « tutti in gruppo » accolto dalle generali simpatie. Senza gran merito (per il gioco prodotto) la Juventus ha già due lunghezze di vantaggio: è ancora a portata di rincorsa, siamo convinti che se una squadra in questa prima fase di campionato avesse giocato con un po' di coraggio, adesso sarebbe davanti al gruppo delle migliori con quattro punti di margine. Poteva essere il Torino, questa squadra: il calendario gli offriva l'opportunità di fare da lepre, ma troppe cose non hanno girato per il verso giusto in casa granata. Gli incidenti (grave più degli altri, non solo per la durata dell'assenza, quello di Mascetti che assicurava un po' di dinamismo al centrocampo) hanno indebolito i quadri, una certa mancanza di convinzione ha fatto il resto. La vittoria di Bologna ha illuso forse qualcuno, ma trovare una squadra che si getti allo sbaraglio alla cieca come quella di Pesaola non è cosa di tutti i giorni. La Juventus ha attaccato per tutto il secondo tempo, ma senza sguernirsi troppo alle spalle. Anche i bianconeri, comunque, non hanno spinto molto. Una pressione lieve, priva di affondo e di veri slanci offensivi, ricca di errori, involuta, vanamente sollecitata da un Causio in ottima vena. I bianconeri erano forse gli unici, nella loro posizione di leader e con l'Ajax alle porte, a potersi concedere il lusso di prendere respiro nella giornata, ma l'occasione è sfuggita anche a loro. Se non si tira in porta contro un « numero uno » esordiente vuol dire che qualcosa non funziona nella manovra di attacco. Non meno brillante il panorama di Milan-Napoli, esaurita- si in un gran balletto a centrocampo. La prova dei rossoneri a San Siro ha in un certo senso ridimensionato anche l'incontro fra gli uomini di Giagnoni ed i granata di sette giorni prima. Anche allora la gara si svolse soprattutto nella fascia centrale del terreno: una serie di scambi che garantivano il controllo della palla, ma non preparavano mai un affondo. Anche allora il Torino tenne solo un tempo. Fabbri, che ne ha la responsabilità, esclude che si tratti di preparazione insufficiente. Bisogna dargliene atto, perché se qualcuno ansima, altri (Santin, Lombardo, Cereser, Graziani) vanno a mille all'ora. Ma qualche sfasatura esiste lo stesso, non tutti i giocatori di una « rosa » hanno caratteristiche fisiche eguali. Come il Milan ed il Napoli ha stentato anche l'Inter a Cesena, mentre il Bologna ha toccato il fondo all'Olimpico con l'espulsione di Pecci (per colpo di sfortuna, proprio nel giorno del riscatto di Buso). Solo la Lazio, davanti, ha fatto domenica vera. Capitan Chinaglia ha portato fortuna, la forza della squadra è davvero grande se riesce ad andare avanti fra continui sconquassi interni ed esterni. La favola che gli screzi fra giocatori sono segno di concentrazione, Maestrelli la regali a chi vuole. Piuttosto sul filo di un gioco indubbiamente valido, anche la sconnessa Lazio regge il passo, nella dilagante mediocrità. Alla capitale, del resto, ora hanno la Roma da esaltare; i biancoazzurri possono vivere sereni. Radio, tv, giornali fanno di De Sisti un eroe: neppure un po' di rispetto per il viso buono e triste di Beppone Chiappella, vittima di faide calcistiche che lo stesso Fabbri ha a suo tempo assaggiato. Adesso tocca a Radice ricostruire Riva: lo scontro fra i due Gigi sarà durissimo. Se il trainer riesce a far correre il suo omonimo, ad impostargli una preparazione personale seria, rivedremo ancora Piva. Magari in primavera, ma ritornerà. Bruno Perucca

Luoghi citati: Bologna, Cesena, Italia, Lazio, Napoli