Un principe fugge dall'auto dei rapitori che urta per la nebbia uno spartitraffico di Gino Mazzoldi

Un principe fugge dall'auto dei rapitori che urta per la nebbia uno spartitraffico Tornava di notte con moglie e figlio da una festa in casa di amici Un principe fugge dall'auto dei rapitori che urta per la nebbia uno spartitraffico Incidente alla periferia di Milano - I rapitori avevano tamponato la vettura del patrizio per costringerlo a scendere Durante un vasto rastrellamento nella zona arrestati quattro con armi uguali a quelle usate per minacciare il nobiluomo (Dal nostro corrispondente) Milano, 7 dicembre. L'anonima sequestri ha fallito la notte scorsa due sequestri, di un principe e d'un industriale che avevano preso parte ad una festa di miliardari in una delle più note ville della Brianza. Il nobile, già incappucciato ed imbavagliato, è riuscito a fuggire dopo un incidente stradale dovuto alla fìtta nebbia. Il « commando » che avrebbe dovuto rapire l'industriale è stato intercettato e catturato poco prima che fosse messo in atto il piano. Se il duplice colpo fosse riuscito, i rapitori avrebbero potuto chiedere un riscatto senza precedenti. Ieri sera l'imprenditore edile Silvio Berlusconi, titolare della « Immobiliare San Martino », che ha costruito quartieri residenziali in tutta la periferia della metropoli, tra cui la città satellite di « Milano 2 », aveva dato una festa nella sua villa con parco di Arcore, nei pressi di Monza, acquistata lo scorso anno per circa un miliardo e mezzo dagli eredi del marchese Camillo Stampa di Soncino, suicidatosi a Roma dopo aver ucciso per gelosia la moglie e l'amante di quest'ultima. Gli inviti erano stati diramati ai più bei nomi dell'alta finanza milanese e del mondo industriale. Tra gli invitati figuravano il principe Luigi D'Angerio di Sant'Agata, di 63 anni, di origine napoletana, da anni abitante a Milano con la moglie e il figlio e l'industriale Egidio Perfetti, « re » della gomma americana, che abita in una grande villa a Lainate. La festa si è protratta fino all'alba, ma poco dopo le due il principe con la moglie e il figlio hanno salutato i loro ospiti per far ritorno a casa. Saliti a bordo della loro «A 112» hanno imboccato il vialone che dal rondò di Monza porta a Milano: al volante della macchina era il giovane Alfredo D'Angerio. Durante il tragitto si sono accorti di essere seguiti da due autovetture. Nei pressi della frazione di Villasanta di Monza, una delle due macchine, a bordo della quale c'era una sola persona, ha cercato di superare la « A 112 », ma l'ha speronata violentemente, facendola uscire di strada. Quando il principe ed il figlio sono usciti dall'abitacolo della vettura sono scesi due giovani col viso mascherato che armati, sembra, di un mitra, un fucile a canne mozze e una pistola, hanno intimato a Luigi D'Angerio di Sant'Agata di seguirli. Davanti alla titubanza del nobile uno dei malviventi ha gridato: « Faccia presto se non vuole una strage », ed ha esploso alcuni colpi forando i pneumatici della «A 112». Giuseppina Ornago, terrorizzata, si è lasciata sfuggire un grido, ma uno dei rapitori ha puntato la pistola contro il principe, sussurrando « se urla ancora, l'ammazziamo ». Al patrizio non è rimasto che obbedire, e con le mani alzate si è lasciato sospingere verso la seconda automobile, un'Alfa 2000, che è partita a tutta velocità in direzione di Monza. Sul posto i malviventi hanno lasciato la vettura servita per bloccare la « A 112 », un'altra Alfa Romeo 2000. Superato il primo attimo di sbigottimento, la moglie e il figlio del patrizio si sono avviati verso la casa più vicina ed hanno suonato il campanello dell'appartamento di Alessandro Longoni, che ha dato l'allarme. Poco dopo venivano presi a bordo di una gazzella dei carabinieri e portati al comando della caserma di Monza, dove hanno raccontato la loro drammatica avventura. La fuga dei banditi, che hanno subito incappucciato e immobilizzato il principe, è stata pazzesca. A tutta velocità hanno attraversato Monza: in piazza Trento e Trieste sono stati visi da una pattuglia di carabinieri in perlustrazione nella zona, che si è lanciata all'inseguimento. I rapitori, temendo di essere raggiunti, hanno accelerato andando a schiantarsi contro un'aiuola spartitraffico. Il patrizio è stato rapidissimo ad approfittare di questo incidente: nonostante fosse contuso ad una caviglia, si è tolto il cappuccio ed è balzato fuori dalla vettura dandosi alla fuga. Invano uno dei rapitori gli ha gridato sparando in aria due colpi di pistola: « Fermati o ti uccidiamo »: il nobile girandosi verso di lui gli ha risposto con un clamoroso ed eloquente gesto del braccio tipicamente napoletano. Poco dopo il principe ha fermato una « 124 » di passaggio, facendosi accompagnare al comando dei carabinieri, dove ha potuto riabbracciare la moglie e il figlio. Il vasto rastrellamento della forza pubblica, subito scattato, ha sventato il rapimento dell'industriale Perfetti. Una pattuglia dei carabinieri ha bloccato a Lainate, a una ventina di metri dalla villa del « re » della gomma americana, quattro giovani che erano appostati a bordo di un'« Alfa ». Si tratta di Giuseppe Di Modica, 22 anni, Luigi Grosso, 27 anni, Pietro Franco, 20 anni; Salvatore Quattrocchi, 24 anni. I primi tre abitano a Tradate, il Quattrocchi, originario di Scillato (Palermo) abita invece a Carbonate, in provincia di Como, ed è ritenuto il capo della banda. Secondo i primi accertamenti i quattro giovani avevano progettato il sequestro dell'industriale Perfetti. Trovati in possesso di pistole e un fucile a canne mozze (come quello usato per il rapimento del principe D'Angerio di Sant'Agata), hanno negato. Ma gli inquirenti sono convinti che i quattro facciano parte di una grossa organizzazione che, al corrente della festa, ha preparato un piano simultaneo per i due rapimenti. Gino Mazzoldi