Chi dipinse il dramma di Edipo di Marziano Bernardi

Chi dipinse il dramma di Edipo UNA GRANDE MOSTRA SULL'ARCHEOLOGIA DELLA SICILIA Chi dipinse il dramma di Edipo Questa grande mostra, stra-ordinariamente suggestiva, ene con il titolo « Archeolo- già nella Sicilia sud-orienta-le » viene presentata questa mattina a Torino, alle 10,30,nell'ala Schiaparelli del Mu- seo Egizio, e più precisamen- te nel padiglione che le è ad- dossato (via Accademia del-le Scienze 6), è la prima ma- nifestazione culturale che la dott.ssa Paola Pelagatti, succeduta al prof. Carlo Carducci nella direzione della soprintendenza alle Antichità del Piemonte, offre al pubblico torinese; ed è un'offerta che non vuol essere riservata ad una élite erudita, ma tende a interessare, con una accorta impostazione didattica basata su fotografie, didascalie, piante topografiche, anche il profano. Del resto è noto come le discipline archeologiche, in rapporto inverso con la loro severità, esercitino da tempo sulle masse popolari un fascino testimoniato da eccezionali successi editoriali, tipo quello delle Civiltà sepolte del Ceram. E' ragionevole dunque prevedere per questa mostra, che pienamente lo merita, un uguale successo. E' superfluo avvertire chi abbia una minima idea della metodologia seguita dall'indagine archeologica che anche quest'impresa è stata rea- lizzata con un lavoro « di gruppo », di specialisti. Oltre la Pelagatti, che ha lasciato Siracusa per Torino, L. Bernabò Brea, S. Lagona, G. Vallet, G. Voza, i quali con C. Ciurcina, A. M. Fallico, P. Fouilland, P. Nobile, hanno curato il foltissimo catalogo che, pubblicato coi fondi del 1 Centre Jean Bérard di Napo- li, servì per la precedente mostra di Siracusa ed è ora 1 aggiornato per l'edizione to- j rinese. E' a questo catalogo, 1 ai testi introduttivi e alle ! schede di questi studiosi che ci riferiremo per informare il lettore del contenuto della 1 mostra j OI . — sbarcano i Greci Nel tempo, essa comprende un periodo che va dai giacimenti paleolitici del Siracusano e degli abitati neolitici di Ognina a poco oltre la metà del quarto secolo dopo Cristo; nello spazio, il triangolo racchiuso tra il litorale dell'estrema terra siciliana sudorientale e una linea press'a poco tracciata da Punta Castelluzzo a Camarina. Ma i prodotti di scavo che più possono eccitare la fantasia del visitatore vanno cercati in limiti temporali più ristretti, fermo restando quello d'epoca a noi più vicina; partendo dai reperti di Thapsos, cioè la penisola di Magnisi nel golfo di Augusta, un tratto di costa poi interessato dalla fondazione delle prime colonie greche d'Occidente. E' qui che dai corredi funerari vennero in luce splendidi vasi di ceramica tardo-micenea, ed altri preziosi oggetti d'osso, pasta vitrea, d'ambra, d'oro, di bronzo, manufatti testimonianti rapporti ! commerciali che avevano ori- gine nel mondo egeo e portavano — riferisce il catalogo non solo i prodotti materia- li, ma tutto un patrimonio di idee, di religione, di cultura che permeò di sé il costume e lo spirito indigeno. Baste- j rebbe la squisita coppa (cata-l logo n. 126) decorata di figu- 1 re zoomorfe a indicare il li : vello d'una civiltà che pur vi i ve agli albori della storia, Altro insediamento indigeno I nen*età precedente la fonda j Zj0ne delie colonie greche del | ia COsta tra la fine del nono e il principio dell'ottavo secolo fu quello di Villasmundo, a metà strada fra Megara Hyblaea e Leontinoi (Leontini) donde sono emersi esemplari ceramici greci importati pri-ma della colonizzazione. Que-sta ci conduce allo scoglio di Ortigia, l'isoletta che fa par- te del sistema urbano di Siracusa, dove sbarcarono nel 734 a. C, secondo la cronologia tucididea, i corinzi guidati da Archia, e fra il materiale qui reperito esposto alla mostra va segnalato un capolavoro della coroplastica si celiota della prima metà del VI secolo: una testa di sfinge plasmata in argilla marrone chiaro da un artista che ha saputo darle un aspetto di maschera enigmatica appena animata da un accenno di sorriso. E' facile immaginare quale sia il tesoro archeologico nel sottosuolo di Siracusa, e quante siano le tracce delle stratificazioni relative ai pe-riodi della sua storia mille-naria. Ne fanno fede il vasel-lame, le statuette fittili, gli oggetti d'ornamento qui esposti, da cui si desume l'importanza dei rapporti della splendida città coi vari em- pori commerciali del Medi-terraneo orientale: basti os- | servare Voinochoe di cerami- I ca corinzia, n. 306 del cata- .logo, col bellissimo fregio zoo1 morfo disegnato con sicurez; za e dipinto in bruno, o il vasetto plastico in forma di testa di Acheloo, o l'anfora attica a figure nere, di circa il 520 a. C, con raffigurato Eracle in lotta col leone. Sono opere che rivelano culture ormai in grado di esprimersi con linguaggi artistici perfettamente articolati, eppure le superano per bellezza due oggetti che da soli giustificherebbero un'ammira- j'a visita alla mostra, 1 Uno è il cratere a calice 1 uscito da una tomba a ri ! crearci visivamente i perso ì naggi della tragedia greca per eccellenza, l'Edipo re, cimen- to drammatico successivamente di Eschilo, Sofocle, Euripide. Il pittore di Capodarso (secondo il Trendall) nel terzo quarto del IV secolo a.C. ha rappresentato su uno dei lati con eccezionale i acutezza psicologica il Messo | canu'o apportatore di svenmendo annunzio, Giocasta sgomentata, le figlie Antigone e Ismene. In piccolo spazio, con un segno tanto potente quanto raffinato, è qui raggiunto un culmine di quella pittura greca che, in gran ì ™inore della scultura, e sui 1 frammenti del ricomposto 1 cratere lepidamente se ne 1 g*_ scoprire tutto il magi I L'altro pezzo stupendo, i riapparso nel 1968 dal pozzo 1 di « Artemide » nell'area del santuario della Madonna dei- ;stero. L'ultima scoperta le lacrime, è il busto mulie1 bre in terracotta tipico parte perduta, certo non fu nota il catalogo — d'una produzione peculiare dei ceroplasti sicelioti tra il V e il IV secolo a.C, e fu certo ispirato, per le caratteristiche della forma e la nobiltà dell'espressione, ai grandi esempi della statuaria greca di quel tempo. Benché mancante nel volto di qualche parte il manufatto, tanta è la sua forza di evocazione poetica, suscita la sensazione di un capolavoro perfettamente integro; anzi, sono forse proprio i vuoti del modellato ad accrescere la suggestione dell'» incompiuto » col quale i grandi artisti — almeno secondo l'interpreta¬ j zione dei moderni — hanno saputo dire di più che con il « compiuto ». Eloro, piccola città situata presso la foce del fiume Tellaro; l'antica Akrai (ad Ovest dell'attuale Palazzolo Acreide), subcolonia di Siracusa; Monte Casale, quasi al centro del triangolo accennato; Camarina, costruita dall'altra parte di Eloro secondo lo schema urbanistico di Mileto Ippodamo, città il cui perimetro di mura era di 7 chilometri e aveva strade larghe da 5 a 10 metri; Megara Hyblaea al fondo del ! porto di Augusta; sono i principali luoghi della ricerca archeologica qui minutamente documentata con una successione di oggetti che abbinano l'interesse scientifico al godimento estetico: una lunga sequenza che si chiude con le riproduzioni fotografiche degli splendidi mosaici pavimentali della cosi detta « Villa del Tellaro », scoperta recente da confrontare coi famosi mosaici di Piazza Armerina; e così dall'età paleolitica siamo giunti al principio dell'era nostra. Marziano Bernardi