Lo sci italiano nei guai di Giorgio Viglino

Lo sci italiano nei guai Esposto al Ciò contro i campioni azzurri Lo sci italiano nei guai L'accusa di "irregolarità" per una dichiarazione del presidente della Fisi, Vaghi, sui compensi agli atleti - In crisi il "pool" (Dal nostro inviato speciale) Val d'Isère, 6 dicembre. Lo sci italiano è nei guai. Dopo la pubblicazione sui giornali francesi dei dispacci diramati dalla France Presse sulla base delle dichiarazioni fornite nella conferenza-stampa dello scorso 29 novembre dal presidente della Federazione italiana, è stato presentato al Ciò un esposto nel quale viene segnalata la posizione irregolare degli sciatori italiani nei confronti della pur aggiornata regola 26 che tratta del dilettantismo olimpico. Nello spiegare le nuove disposizioni impartite dalla Federazione internazionale, e gli accordi raggiunti dalle Federazioni dei Paesi alpini, il presidente della Fisi, Vaghi, ha commesso una clamorosa Ingenuità che da parte italiana nessuno ha capito o avuto interesse a far rilevare, ma della quale bisogna ora prendere atto, visto che è uscita dai confini. Dopo aver citato il massimale di « mancato guadagno », pari a 40 mila marchi tedeschi, e il massimale per una cifra di accantonamento congelata fino al termine della carriera, pari a 90 mila marchi, Vaghi ha precisato come tali cifre saranno determinate: un tanto per ogni punto Fis, un tanto per ogni vittoria, o piazzamenti in Coppa del Mondo e in Coppa Europa. La regola 26 del Ciò dice invece chiaramente che il mancato guadagno non può essere assolutamente corrisposto sotto forma di premi e in corrispettivo di prestazioni. A questo punto, per evitare di veder correre ad Innsbruck l'anno prossimo il sottoscritto o qualche bimbo di dieci anni, è chiaro che Vaghi deve trovare il modo di spiegare come la sua interpretazione fosse completamente errata, e frutto comunque di sue personali deduzioni. Ovviamente perché questa marcia indietro abbia un minimo di credibilità a livello Internazionale, e non è detto che ce l'abbia, deve essere chiaramente accompagnata da un sacrificio personale: le dimissioni. Probabilmente in questo modo riuscirebbero a salvare Gros, Thoeni e compagni, anche se logicamente l'errore perdonato porrebbe nuovamente la squadra azzurra sotto osservazione speciale, soprattutto in un momento in cui attorno ad essa esiste una atmosfera tutt'altro che serena. Le dimissioni del presidente, dolorose ma purtroppo necessarie, permetterebbero anche di salvare il Consiglio direttivo della Federazione, un consiglio valido, che potrà reggere fino alla scadenza olimpica. Del resto tra Vaghi e i suoi collaboratori si è verificato di fatto uno scollamento totale evidenziato dalla recente crisi del « pool ». La Fisi ne rivendica ov¬ viamente la gestione esclusiva e in tal senso, pur con i piedi di piombo, ha agito in questi anni. La funzione del « pool dei fornitori » è quella di assicurare agli atleti le migliori attrezzature e per assolverla l'organismo comprende diverse case per prodotti identici o analoghi. Inoltre nominalmente è aperto a nuovi inserimenti, non è prettamente nazionale, può comprendere ogni prodotto connesso all'attività dello sciatore. Con i successi italiani si è venuta di fatto a creare una situazione ben diversa. Le aziende inserite all'interno del « pool » hanno agito sempre contro la Fisi per salvaguardare una situazione di monopolio di fatto. Ne sa qualcosa la Maxel, oggi probabilmente la più importante industria italiana di sci, che ha dovuto fare anticamera per ben quattro anni. La grana è scoppiata adesso sulla base delle nuove ammissioni delle ditte di confezioni Samas (giacche a vento), Tamigi e Mac Ross (maglierie). Esse hanno ricevuto il 12 novembre I contratti firmati dalla federazione; Il 28 gli industriali del « pool » hanno deciso di ricattare la Fisi chiedendo l'esclusione delle ditte in questione, pena lo scioglimento dell'associazione. Il 29 il presidente Vaghi decideva di « pagare » e accettava l'ultimatum degli industriali. Il 30 metteva a conoscenza della decisione i colleghi di consiglio, che in precedenza avevano espresso parere diametralmente opposto. La situazione è quindi questa: la Samas ha in mano il contratto e presumibilmente anche le altre nuove associate ce l'hanno; le ditte del « pool » possiedono una lettera del presidente della Fisi in cui si accusa l'Inesistenza di tale contratto. In compenso gli atleti, fra le tante divise da gara e da riposo che dovrebbero avere, possiedono in questo momento soltanto una tuta da discesa della casa contestata, e si sfiorerebbe la comicità se I responsabili di questa casa ritirassero il materiale alla vigilia della gara di domenica. Ora proviamo a vederla dal punto di vista degli atleti. Rischiano la carriera per un clamoroso infortunio dirigenziale, sono al centro di una disputa che ha la medesima attualità di un confronto fra guelfi e ghibellini, sono oggetto di tutta una serie di piccole intimidazioni, di lettere minatorie, di polemiche magari partite da loro ma gonfiate ad arte. Domenica dieci di essi debbono buttarsi giù a cento e più all'ora lunga la discesa libera. Credete proprio che siano al meglio della concentrazione? Giorgio Viglino

Persone citate: Gros, Samas, Thoeni, Vaghi

Luoghi citati: Europa, Innsbruck