Si allunga la vita delle auto cresce il prezzo del prodotto

Si allunga la vita delle auto cresce il prezzo del prodotto Un compromesso fra tecnica ed economia Si allunga la vita delle auto cresce il prezzo del prodotto E' un errore? - Proposte per progettare vetture di basso costo e di "ciclo vitale breve", le cui parti possano essere riutilizzate L'industria automobilistica costruisce oggi vetture che durano nel tempo molto di più che in passato. Lo dimostra il fatto che, osservando la composizione percentuale del parco circolante in Italia, mentre nel 1964 soltanto il 10,6 per cento delle auto aveva più di dieci anni di vita, attualmente la quota è salita ad oltre il 20 per cento. Per inciso, questo dimostra quanto sia inesatto parlare di « consumismo » nel caso dell'automobile. Ma la tendenza è di andare ancora più avanti (e concorre a spingere in questa direzione la crisi economica, che invita a ridurre gli sprechi), di offrire cioè ai mercati veicoli di durata sempre più estesa, come controvalore principale del prodotto. E' appunto una filosofia in contrasto con quella consumistica propria del nostro tipo di civiltà, anche se appare in contrasto con le ine- vitabili considerazioni di ordine commerciale e industriale, specie in questo momento di acuta depressione dell'automobile, un « momento » che si teme possa durare molto a lungo, se non modificare completamente la concezione dell'automobile stessa. In altre parole, costruiamone di meno, ma che non vadano mai alla fine. Dal punto di vista etico è un'impostazione ineccepibile. Ma sul piano pratico si presta a qualche riserva, quanto meno di natura tecnica, se ammettiamo che lo stesso progresso porta a continui salti di qualità che sarebbe folle rifiutare in base a semplicistici calcoli economici, che peraltro dovrebbero essere di continuo verificati (ad esempio, sugli argomenti della sicurezza e dell'inquinamento sarebbe impossibile quantificare quanto potrebbe « valere » un futuro ritrovato protettivo per forza di cose assente sulle macchine di precedente costruzione; oppure il livello del rapporto costi-benefici). Sull'argomento è interessante l'intervista, pubblicata nei giorni scorsi dal Financial Times, a John Wallace, direttore delle ricerche tecnologiche della British Leyland, il maggior complesso automobilistico inglese (oltre un milione di unità prodotte nel 1973), appunto sul tema della durata delle vetture. Sono idee parecchio avanzate, e come tali anche discutibili, ma non prive di logica. Anzitutto, Wallace avanza dubbi sull'effettiva opportunità di costruire macchine che durino sempre più a lungo, si domanda se « una società che richiede rapidi progressi sociali e tecnici abbia veraménte bisogno di beni di consumo di durata potenzialmente illimitata ». E sottolinea che i livelli di sicurezza, rumorosità, consumo ed emissione di gas nocivi delle auto moderne sono molto migliori che in passato: in queste condizioni — che miglioreranno continuamente anche sotto lo stimolo della legislazione — c'è da chiedersi — dice Wallace — se sia davvero opportuno progettare vetture che durino così a lungo (poniamo 15 anni) possedendo caratteristiche tecniche inferiori ai modelli che seguiranno, ovvero se non sarebbe menlio produrre vetture di costo minimo e in cui gran parte del materiale possa essere « riciclato » e altri pezzi usati nuovamente dopo una vita limitata. Secondo il tecnico della British Leyland, i sistemi messi in atto per allungare la vita delle automobili, e in particolare i moderni trattamenti anticorrosione e antiruggine delle lamiere, hanno un costo eccessivo e in un certo senso « inutile », perché la carrozzeria continuerà ad essere meglio protetta, ma la macchina nel suo insieme dopo un certo nu¬ mero di anni risulterà superata da altre qualità presenti nei modelli successivi. E' una tesi abbastanza spregiudicata, che da un lato sembra allineata con la necessità di ridurre al minimo gli sprechi, mentre per altro verso la teoria del « ciclo vitale breve » porta a conclusioni opposte. In altre parole, ci si può chiedere dove sta la vera convenienza (per l'acquirente ma anche per l'economia generale di fronte ai problemi energetici): se continuare a costruire macchine molto robuste, con un lento ricambio « fisiologico », ma di costo più elevato e con un maggior consumo di materiali, oppure seguire la strada del prodotto a buon prezzo, semplificato e quindi rapidamente deperibile, sapendo che al pari di altri più modesti beni di consumo lo si dovrà sostituire con maggiore frequenza. Può essere un tema interessante di discussione per tecnici ed economisti. Ferruccio Bernabò

Persone citate: Ferruccio Bernabò, John Wallace

Luoghi citati: Italia