Vince Gros, il più forte di Giorgio Viglino

Vince Gros, il più forte Nel primo "gigante,, di Coppa a Val d'Isère Vince Gros, il più forte Dopo un grave errore nella "manche" d'apertura Pierino li a esaltato nella seconda prova Al posto d'onore lo svedese Stenmark - Gustavo Thoeni manca una porta, ottimo De Chiesa (Dal nostro inviato speciale) Val d'Isère, 5 dicembre. E una, ed è soltanto la prima. Se lo sci italiano doveva o voleva dimostrare d'essere sempre il più forte, la conferma è venuta subito alla prima occasione. Ha vinto Pierino Gros nel modo più difficile, e malgrado Thoeni saltato fuori, Schmalzl e Strlcker assenti, ci sono comunque altri azzurri fra i primissimi, Pletrogiovanna sesto, soprattutto De Chiesa nono, partendo da una posizione impossibile, poi Pegorarì, Radici, Senoner e Obertrank tutti entro il ventunesimo posto, un italiano ogni tre. Pierino ha vinto quasi seguendo la trama di un giallo ad efletto, facendo seguire ad una manche d'apertura viziata da un errore quasi irrimediabile, una seconda prova semplicemente pazzesca, che ha distanziato oltre il prevedibile tutti gli avversari. Qualcosa di simile, pur fatta la dovuta trasposizione tecnica, alla manche vincente di Gustavo Thoeni nello slalom mondiale di St. Moritz, la potenza espressa da Pierino ha fatto affiorare il sospetto che nessuno, proprio nessuno possa opporglisi quando tutto fila per II giusto verso. C'è Gustavo che conferma il suo entrare in forma progressivo, e quindi la scarsa disponibilità a rimediare errori in questo debutto dì stagione, c'è Pietroglovanna che non ha sprecato la prima occasione, e De Chiesa che assicura la continuità di una linea di campioni sempre in rinnovamento. Gli altri, gli stranieri meritano rispetto. E' bravo Stenmark tornato però al suo modo naturale di sciare — bastoni mai utilizzati e soltanto uno scorrere liscio liscio da un palo all'altro — dopo gli esperimenti di razionalizzazione impostati senza risultati allo Stelvio. Si conferma Hinterseer con I limiti di sempre — saltellare sugli sci e quindi non averli mal sotto controllo pieno — migliore austriaco davanti a Klammer, uomo che emerge soltanto quando la neve è bella soffice. Ritorna Infine Haker, l'avversario di Thoeni nell'Olimpiade giapponese e da allora stranamente scomparso dai ruoli di protagonista. Tutto qui ed è già molto al di fuori di questa squadra italiana che si trova stretta addosso la gabbia dì regolamenti inadeguati che limitano l'ascesa dei più giovani. Tutto è cominciato abbastanza presto nella mattinata. Le nuvole salivano dalla diga di Tignes a riempire di nebbia sfilacciata | la pista di gara e a cuocere la neve, rendendola più malleabile. Il sorteggio aveva raggruppato i protagonisti Ira il cinque e il nove e la tensione si esauriva in pochi minuti. Il primo Ira quelli che contavano era Pierino Gros. Partiva deciso, ben coordinato in alto, e in ritmo crescente, ritmo che si rompeva però sul primo diagonale dove una porta messa nel senso della discesa, da aggirare quindi dall'alto, quasi non veniva dimenticata. Un rimedio d'istinto all'ultimo momento e poi quattro porte dilficili. sul ripido, affrontate in ritardo prima di riuscire a ritrovarsi, gli costavano chissà quanto. Al traguardo a quel punto lo precedeva persino Sochor. cecoslovacco beneficiato dal finale di stagione '74 corso in casa. Subito seguiva Haker, potente come sempre e finalmente un poco più coordinato. Il miglior tempo calava in suo favore e poi scendeva ancora più sensibilmente con Ingo Stenmark. Thoeni era preciso, quasi decontratto, tanto da dar l'impressione di passeggiare e nulla più, e invece era l'unico a rimanere a portata di tiro dal ragazzino nordico distanziato di soli quattro decimi. Scendeva Pietrogiovanna verso la fine del gruppo per inserirsi Ira i migliori, quando ormai la visibilità era decisamente peggiorata e tale restava per il secondo gruppo al completo. Bravi ma non bravissimi gli altri azzurri e De Chiesa, che partiva lontanissimo con il 39, non riusciva a ripetere il miracolo vincente di Neustilt. La situazione era sotto controllo, ma ancora fluida e l'attesa piuttosto lunga era tesa, anche troppo. I ruoli si rovesciavano. Per primo era Hinterseer, ma finiva dietro a Pietrogiovanna nella classifica di manche. Quindi toccava a Gustavo, che con quell'improvviso salto di tattica che tante volte gli ha fruttato I successi, attaccava alla disperata. Dopo venti porte all'uscita da un pianerottolo anticipava troppo un passaggio, e usciva troppo veloce sul successivo, una curva sola per due porte verticali. Entrava in qualche modo nella prima e mancava la seconda. In forma piena Gustavo avrebbe recuperato, così come è adesso non ci ha nemmeno provato. Ed ecco Stenmark che gareggia fra l'indifferenza di tutti, poco seguito dai propri tecnici, ignorato dai compagni, ancora sconosciuto al pubblico. Il tempo di Pietrogiovanna fa da paragone, e Stenmark in vantaggio di mezzo secondo sull'azzurro sembra ormai imbattibile. Eppure c'è subito Haker che lo supera, ritornando a qualche numero di acrobazia, e reintroduce qualche dubbio. Finalmente ecco Pierino che ha tolto il maglione da gigantista per indossare la tuta da discesa libera, un po' per guadagnare in velocità, molto per scaramanzia. Lo vedo nella parte alta e fino a due terzi dall'arrivo ed è un vero fenomeno. Nello stesso passaggio dove Gustavo è uscito si raggomitola a palla e scatta con una scelta di tempo perfetta ad accelerare sulla porta successiva. Cotelli che lo vede nel canalino finale urla frasi sconnesse nella radio poiché già intuisce il successo possibile, vede Il distacco prima annullato, e poi crescere in favore dell'italiano. Ma l'urlo non è soltanto suo, risale la vallata quello delle centinaia e centinaia di spettatori, che vogliono bene al campione in quanto tale e che lo preferiscono nel caso specifico perché è italiano e non di razza tedesca, ed ha un nome che è comune anche qui. E il successo comunica entusiasmo e follia a tutti, chi ha la fortuna di poterci provare ancora in gara, si scatena e magari sbaglia proprio per troppa Ioga. Accade a Pegorari e soprattutto a Oberfrank. Quindi Radici si ripete più o meno sulla medesima linea della prima manche e rimane da aspettare De Chiesa per una conferma almeno platonica dell'esistenza del campione. E il campione c'è. tanto forte da piazzare il quarto tempo assoluto della manche e risalire In classifica al nono posto. Pierino se lo prende su in alto su un podio di neve e stanno li abbracciati, stile vecchio Piemonte. Giorgio Viglino Val d'Isère. Pierino Gros in azione nel gigante di Val d'Isère, prima gara della Coppa del Mondo. Ancora una vona e siaio il migliore di tutti (Telefoto)

Luoghi citati: Piemonte, Stelvio