Gli Usa vendono, l'oro crolla

Gli Usa vendono, l'oro crolla Il 6 gennaio all'asta 2 milioni di once (62,2 tonnellate) Gli Usa vendono, l'oro crolla La quotazione è scesa da 186 dollari per oncia di lunedì a 182 martedì e a 174 ieri - Con l'oro sono scese anche le monete auree - Il dollaro segue il ribasso del prezioso metallo ed è pesantemente caduto rispetto al franco svizzero (Nostro servizio particolare) Milano. 4 dicembre. Ormai non vi sono più dubbi: a cominciare dal primo gennaio 1975, negli Stati Uniti sarà ripristinato il libero commercio dell'oro. Il recente forte rialzo del prezioso metallo sili mercati internazionali aveva messo in forse l'applicazione della legge che, dopo quarantanni, ridava ai cittadini statunitensi il diritto di vendere e comprare oro e da molte parti si erano levate voci preoccupate per il deterrente inflazionistico che questo provvedimento poteva contenere. Alcuni rappresentanti del Congresso Usa avevano proposto di spostare di almeno sei mesi l'entrata in vigore della legge, oppure di adottare misure raffreddatoci. Il ministro del Tesoro, Simon, ha optato per la seconda soluzione ed ha annunciato che il 6 gennaio prossimo verranno messe all'asta 2 milioni di once d'oro (pari a 62,2 tonnellate) prelevate dalle riserve ufficiali. Di per se stessa la quantità non è rilevante, perché si tratta di meno dell'I per cento dello stock aureo degli Stati Uniti che, calcolato a 1S0 dollari per oncia, corrisponde a 360 milioni di dollari (circa 250 miliardi di lire); ma è il principio che conta. Nelle ultime settimane vi era stata grande effervescenza in tutto il mondo fra gli specialisti del commercio dei metalli preziosi. Il Sudafrica aveva reso noto che la coniazione dei Krugerrands (le monete raffiguranti l'eroe nazionale Ohm Kruger, del peso esatto di un'oncia, che hanno invaso diversi mercati europei) sarebbe stata portata da un massimo del 18 per cento della produzione annua di oro al 30 per cento, per soddisfare le prevedibili richieste Usa nel 1975. A Ginevra alcuni finanzieri dal nome universalmente conosciuto avevano passato ai raffinatori grosse commesse ver la trasformazione di lingotti standard di 12,5 chilogrammi in lingottini da 100 grammi, mentre una delle più grandi banche elvetiche, l'Unione di Banche Svizzere, a sua volta, sta preparando monete medaglie da un'oncia di oro fino. Negli Stati Uniti sono già stati attrezzati numerosi uffici per la compravendita di oro a pronti e a termine, in concorrenza con i mercati europei e soprattutto con quelli canadesi. Sono stati costituiti speciali Investment tnists che comprendono nel loro portafoglio oro, monete e azioni aurifere. La grande moda d'investire nel metallo giallo lasciava infatti prevedere che sarebbero stati collocati in breve tempo negli Stati Uniti da 8 c 10 milioni di once, pari a un quarto della produzione annua mondiale. L'annuncio di Simon è giunto in Europa nel pomeriggio di martedì, quando era troppo tardi per influenzare il consueto «fixing» pomeridiano di Londra e Zurigo e si è dovuto attendere il giorno successivo per osservare le ripercussioni sul mercato. Com'era prevedibile, il prezzo è sceso notevolmente: dai 186 dollari di lunedì e dai 182 di ieri mattina, si è passati a 171-172 di questa mattina e a 174-175 del pomeriggio. Ora i tecnici attendono le reazioni del mercato, dopo l'emozione del primo momento. Può darsi che il sistema escogitato dal Tesoro Usa per raffreddare la tendenza rialzista attiri l'interesse di qualche Paese produttore del petrolio che potrebbe approfittare dell'occasione per convertire una parte delle riserve liquide, specie dollari e sterline, nel più classico bene-rifugio. In questo caso gli Stati Uniti dovrebbero immettere sul mercato altri ingenti quantitativi di metallo con negativi riflessi psicologici per la propria moneta. Oggi, in coincidenza con il ribasso della quotazione dell'oro a Londra e Zurigo, il dollaro è nuovamente e pesantemente caduto nei confronti del franco svizzero e delle altre valute forti europee. Da 2,75 franchi per dollaro di martedì, si è passati il mattino successivo a 2,67 franchi, nonostante le severe misure adottate nei giorni scorsi dalle autorità centrali elvetiche per impedire un eccessivo' afflusso di capitali nella Confederazione e un idteriore apprezzamento della moneta nazionale. E' evidente che in molti ambienti finanziari la vendita di oro delle riserve ufficiali degli Stati Uniti è stata considerata come una prova dì debolezza del dollaro nei confronti delle monete più forti e la speculazione ha operato in questo senso. Già da qualche tempo era in atto uno spostamento di capitali dall'area del dollaro a quella del marco e franco svizzero e nelle gestioni patrimoniali era diventato quasi di norma convertire in I oro una certa percentuale di I liquidità. Nelle banche che amminij strano capitali di terzi non si sentiva parlare d'altro e quotidianamente erano reaI lizzati titoli azionari e a redI dito fisso in dollari e parti 1 di fondi comuni. Il ribasso I dei tassi d'interesse aveva I rallentato questa tendenza, ma la notizia che venerdì ! scorso, dopo sei settimane I consecutive di riduzione del ! aprirne rate», la National Cii ly Bank di New York aveva ! mantenuto inalterato il tas\ so d'interesse sui finanziamenti alla clientela di prima categoria, ha suscitato malumore e preoccupazione. A Wall Street, l'indice Dow Jones dei valori industriali è sceso nuovamente sotto quota 600 e diffusi cedimenti si sono verificati fra le obbligazioni. Il disordine regna ovunque e l'ultimo mese del 1974 si preannuncia molto caldo. Renato Cantoni 1 PREZZI DELL'ORO AL MERCAT0 Dl L0NDRA 200 -I 1 r r 1 r——1 1 — (in dollari per oncia) — TOO - ——- 1 l i J ^ -1 4- ^ ' 3Cen. 4M. 4Mar. 3Apr. 3Mig. 3Bw. ting. SAgo 4Sel 4011 4Nmt IBNm. 40k.

Persone citate: Kruger, Renato Cantoni