I petrodollari all'assalto dell'industria occidentale di Mario Ciriello

I petrodollari all'assalto dell'industria occidentale I petrodollari all'assalto dell'industria occidentale Gli Stati arabi, produttori di petrolio, hanno costituito una società d'investimenti Hanno già acquistato il 14,6 per cento delle azioni della fabbrica tedesca d'auto Mercedes - Ora stanno puntando alla società americana "Occidental Petroleum" (Dal nostro corrispondente) Londra. 4 dicembre. E' difficile dire chi ami maggiormente la segretezza, se gli uomini d'affari o i produttori di petrolio. Risultato: ogni operazione che coinvolga queste due categorie diventa un « giallo ». Lo si è visto, per l'ennesima volta, in questi giorni. Allarme a Bonn. « Una potenza medio-orientale ha comprato una fetta della Daimler-Ben:!». Quale potenza? Gli iraniani, si disse dapprima, gli stessi che s'erano infilati nella Krupp. No, non erano i persiani. Allora gli iracheni? Nemmeno. Sappiamo ora che è il governo di Kuwait. Diffidenza Forse è inevitabile, ma queste caligini non contribuiscono certo ad attenuare le diffidenze e le tensioni che già caratterizzano i rapporti fra i produttori di petrolio e il mondo industriale. 11 gergo stesso foggiato da questi avvenimenti confonde spesso le idee. Si parla e si riparla di riciclaggio globale, e si dimentica che America c Inghilterra ricevono copiosi rifornimenti di petro-soldi. 11 problema è riciclare queste risorse verso chi più ne ha bisogno, come l'Italia. Non basta. Per il mondo arabo, il petrolio non è soltanto una materia prima ma anche un'arma diplomatica. Oggi, quest'arma è tornata nel fodero. Ma vi resterà? Qualcosa però si può dire, e si può prendere lo spunto da due fatti avvenuti, negli ultimi tre giorni, sulle sponde di I quel Golfo che i persiani chia- j mano Persico e gli arabi Arabico. Anzitutto, si e avuto a Bahrein un convegno dell'Oapec (Organization of Arab Petroleum Exporting Countries) conclusosi con un nuovo passo vcr.o la creazione di una Araba Petroleum Investment Company. In un discorso, durante una cerimonia, sempre a Bahrcin. il saudita Yamani ha detto: « Per la fine dell'anno, se iddio lo vorrà, gli arabi riacquisteranno la proprietà assoluta del loro petrolio ». L'altro fatto ha avuto invece per scena Dharan, nella pio- ; vincia orientale dell'Arabia Sau-1 dita. Re Feisal si e consultato con i leaders di Bahrein. Qatar, degli Emirati arabi uniti e di Oman. Un mini vertice, con il chiaro fine di accrescere l'influenza saudita su tutta la sponda araba, nel tentativo di arginare le ambiziose pressioni di Teheran. Un'analisi di tutti questi sviluppi conferma che l'ordine di priorità degli occidentali è diverso da quello delle potenze petrolifere, grandi e piccole. Per noi. la preoccupazione do¬ minante è il riciclaggio. Per i produttori, vengono prima il controllo delle Oil-Companies, il conflitto con Israele, i rapporti con l'Iran, l'espansione economica nazionale. Questo ordine di priorità mostra che sono eccessivi i timori di una irruente penetrazione araba nell'industria occidentale. L'Iran è un caso a sé, la visione dello Scià è colorata senza dubbio da un anelito di prestigio: ma gli arabi sono più cauti. L'Arabia Saudita assorbirà il 40 per cento dcll'Aramco ancora in mani straniere (ed e a questo che si riferiva Yamani a Bahrcin) ma non è certo una sorpresa. Si potrebbe dire anzi che gli arabi sono troppo cauti. Non investono in ditte perché temono siano nazionalizzate, cercano « rifugi » sicuri, come il « prestito di guerra » britannico. Più denaro Auguriamoci, dunque, di vedere più soldi arabi, anche a rischio di vederli penetrare in qualche azienda occidentale, purché non « strategica ». Questo, a breve termine. A lungo termine, consoliamoci pensando — come ha già fatto la Banca mondiale — che l'ascesa industriale e sociale delle nazioni petrolifere aprirà all'America e all'Europa nuovi ricchissimi mercati. Mario Ciriello

Persone citate: Krupp, Yamani