Alpi: sono un tesoro che va difeso da tutti

Alpi: sono un tesoro che va difeso da tutti Il convegno di Torre Pellice Alpi: sono un tesoro che va difeso da tutti S'è concluso il congresso sui problemi delle regioni alpine Assenti i rappresentanti politici di Liguria, Piemonte e Valle d'Aosta - Rispetto per la natura vuol dire valorizzarne le risorse (Dal nostro inviato speciale) Torre Pellice. 2 dicembre. La prima conclusione che si può trarre dal «Piccolo convegno delle Alpi occidentali», finito oggi, è sconfortante: l'assenza assoluta di qualsiasi pubblico potere. Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta erano ufficialmente assenti come autorità politiche; presenti invece i dipartimenti francesi alpini da Marsiglia a Gap e Briancon, i cantoni svizzeri Vaud e Ticino, Ginevra. Così l'invito formulato lunedì scorso a Gardone dalla Comunità delle Alpi centrali a formare qualcosa di analogo a occidente e a oriente è caduto per ora nel vuoto. I tecnici, i funzionari, i professori d'Università hanno discusso per tre giorni nella sala sinodale valdese i problemi della montagna, ma non hanno possibilità di trarne conclusioni politiche. Tutti concordano sul fatto che le Alpi sono una regione con caratteristiche proprie, che vanno salvaguardate e anche sul fatto che la salvezza non può avvenire se non attraverso una saggia valorizzazione delle sue risorse. «Ma bisogna subito dire chiaramente — precisa il professor Mortarino, del Politecnico torinese — che il turismo non è quella risorsa che tutti hanno vantato». Per fare un esempio molto banale, un valdostano ha affermato: «In genere il turista arriva al sabato con la macchina piena di provviste per due giorni e se ne va la domenica sera lasciandoci i rifititi». Senza contare i pericoli d'incendio che il suo pic-nic rappresenta e che molto sovente si trasforma in calamità vere e proprie. Ma non si è parlato nemmeno tanto di questi problemi marginali, né si è perso tempo a ripetere i piagnistei sulla fauna minacciata da cacciatori e bracconieri e sui fiori di cui fanno incetta i gitanti: ci si è domandati invece se c'è la volontà di salvare le Alpi come complesso economico-sociale e culturale e, data per scontata questa volontà, come fare per raggiungere l'obiettivo. «Sfruttando razionalmente le risorse che la montagna offre — ha detto il professor Malan, dell'Istituto di studi europei, organizzatore del convegno — e tra queste risorse l'agricoltura è la principale». Mentre Francia e Svizzera la difendono, l'Italia l'ha lasciata andare a rotoli. Nessuno è stato in grado di dimostrare al montanaro con fatti reali (cioè con la creazione di servizi, con l'assicurazione di un reddito ragionevole, magari con sussidi per raggiungere questo reddito, come fa la Svizzera) che è meglio restare in montagna anziché cedere alla tentazione dell'industria di fondovalle. Si scopre oggi che in montagna l'agricoltura, anche sotto l'aspetto dell'allevamento del bestiame e della silvicoltura, ha ancora molte cose da dire. Bisogna tradurre al più presto in provvedimenti concreti questa scoperta e sarà compito delle Comunità montane con i piani di sviluppo coordinati dalla Regione. Il Servizio di propaganda agricola di Losanna ha presentato il progetto della «Zone-Témoin d'Ormont-Dessus» che si qualifica come «modo nuovo di aiutare l'agricoltura di montagna concentrando grossi mezzi finanziari in un territorio ristretto e particolarmente disagiato con l'intento di raggiungere, in un periodo di 10 anni, un miglioramento integrale». L'impegno economico è pari a 300 milioni di lire, al che il rappresentante di una piccola comunità montana ha storto il naso commentando: «Per ora noi abbiamo 6 milioni». Ma non si tratta tanto di somme, che pure sono importanti, quanto di mentalità: «I promotori — prosegue la relazione svizzera — sapevano che il denaro destinato a questa esperienza non poteva far miracoli senza la partecipazione attiva del montanaro, sul quale grava in definitiva l'onere della decisione autonoma per il proprio sviluppo». E' il concetto esposto in tutti gli statuti di tutte le comunità montane piemontesi; ma perché questa decisione di autonomia diventi operante non è sufficiente metterla sulla carta. Un discorso globale su questo argomento può essere valido sia tra i due versanti delle Alpi sia nel solo versante italiano, dove i confini tra comuni (o comunità o consorzi) sembrano limiti invalicabili. Mancano in sostanza le informazioni e su questo punto ha messo l'accento la signorina Montanari, architetto della Valle d'Aosta, ricordando che la Direttiva europea 161 ha messo a disposizione dell'Italia 60 miliardi per costituire centri d'informazione di questo genere, ma la somma non è stata nemmeno ritirata. Come non sono stati ritirati 200 miliardi per l'agricoltura, per mancanza di strumenti che ne consentano l'utilizzazione nei termini e nei modi prescritti. Il congresso è terminato con un appello perché su questi problemi si cominci a delineare una volontà operativa. C'è da sperare che non resti inascoltato. Domenico Garbarino

Persone citate: Domenico Garbarino, Malan, Mortarino