Perché la formula dc-pri di Gianfranco Franci

Perché la formula dc-pri Perché la formula dc-pri (Segue dalla 1" pagina) lissimo schieramento popolare, diviso sulla soluzione da dare ai molteplici problemi del Paese, ma certo solidamente unito nell'apporre ancora una volta la più forte, e vittoriosa, resistenza ad ogni tentativo di reintrodurre la logica assurda e disumana della violenza e di riportare l'Italia sotto il giogo fascista». Il presidente del Consiglio ha anche messo in evidenza gli episodi gravissimi « legati da un filo neppure troppo sottile » ed ha detto che è significativo il fatto che nessuna indagine, per quanto approfondita, abbia consentito di smascherare gli autori dei più efferati crimini della storia d'Italia. Occorre perciò affinare le tecniche di prevenzione e di repressione della delinquenza, ma, ha precisato Moro, la particolare attenzione verso la violenza di netta marca fascista « non ci rende insensibili e inerti di fronte ad altre violenze che dovessero verificarsi e in effetti si verificano ». Lo stesso vale per la delinquenza comune per la quale sono stati annunciati nuovi strumenti legislativi, almeno per meglio regolare l'istituto della libertà provvisoria. Tornando ai problemi politici, Moro ha detto: «Come non c'è da temere che l'asse politico possa essere spostato a sinistra, il che sarebbe una arbitraria pericolosa forzatura della realtà politica del Paese, così nessuno può sperare in un arretramento verso destra ». Contro l'estrema destra, Moro ha confermato « una recisa opposizione » e una divergenza politica di fondo, che lascia posto solo per l'esercizio dei diritti e dei doveri sanciti dagli ordinamenti democratici e parlamentari. Diversa è la posizione del pli, partito democratico che resta fuori della logica del centro-sinistra, ma si riserva di giudicare atto per atto il governo: le sue proposte saranno attentamente valutate, per una risposta non pregiudiziale, ma da questo a intravedere un «pentapartito» che poggi sul consenso del psi e sul semi-dissenso del pli, la strada è lunga e mancano — ha osservato Moro — le condizioni che potrebbero indurre a percorrerla. Sul pei, le opinioni dei partiti di maggioranza divergono, ma c'è unità — ha detto Moro — nel rilevare la diversità che esiste tra il governo e questo partito di opposizione, ciascuno con la sua funzione; il governo intende ribadire la sua funzione di maggioranza e il pei, con l'opposizione che esercita egregiamente, può ritrarre «rilevanti possibilità di influenzare nel Parlamento e negli altri organi rappresentativi la vita generale del Paese ». E' un rapporto dialettico, ma la grande distanza che separa l'opposizione comunista dalle forze di maggioranza riduce la possibilità di un ricambio nella gestione del potere: di qui Moro ha dedotto il rifiuto del compromesso storico, visto come un incontro a metà strada, o come una cosa nuova che sia e non sia un alternarsi nei ruoli di maggioranza e di opposizione, ma il « deformante aggiungersi ad altre della componente comunista ». L'esistenza di questo governo significa che non si accetta tale prospettiva, ma il rifiuto della confusione tra maggioranza e opposizione, non esclude l'attenta valutazione delle proposte del pei, che ha forti radici popolari ed elabora « con impegno, e talvolta con finezza » proposte suggeritegli dai legami profondi con gli elettori: « In questo stato di cose — ha aggiunto Moro — l'attenzione è dovuta e il confronto interessante ». Esaurite le valutazioni politiche, Moro ha annunciato i provvedimenti che intende far approvare: riordinamen¬ to dei ministeri e degli enti pubblici, riforma del Cnel anche per facilitare l'incontro con i sindacati, voto ai diciottenni, riforma dell'editoria, definitiva riforma del diritto di famiglia, emanazione del nuovo codice di procedura penale, approvazione del primo libro del nuovo codice penale, riforma penitenziaria (non per una maggiore crudezza dell'espiazione, ma per maggior sicurezza della custodia), nuovo piano pluriennale per l'edilizia scolastica, introduzione del dipartimento nelle Università, sviluppo della scuola dell'obbligo e materna. L'ultima parte del discorso di Moro affronta i problemi internazionali: le basi della nostra politica restano — ha detto — la scelta europea, l'Alleanza atlantica, il processo di distensione. Per il Medio Oriente, Moro ha auspicato l'attuazione della nota risoluzione dell'Onu, affermando che arabi ed ebrei devono avere frontiere sicure: ma l'integrità politica e territoriale di Israele non può essere rimessa in discussione, anche se non si deve sottrarre per altro tempo ai palestinesi la possibilità di decidere del loro destino. Gianfranco Franci

Persone citate: Moro

Luoghi citati: Israele, Italia, Medio Oriente