"Pronto? Pagate o scoppieranno due bombe,,

"Pronto? Pagate o scoppieranno due bombe,, "Pronto? Pagate o scoppieranno due bombe,, Un fantomatico colonnello voleva estorcere 750 milioni al Comune "Consegnate i soldi alla professoressa Viziale, che con un tassì giallo li porterà sull'autostrada per Milano" - Poi la telefonata conclusiva: "Troppa polizia, è colpa vostra, alle 18 ci saranno le esplosioni" - Ma l'ora fatale è trascorsa senza scoppi Un misterioso colonnella Spina, appartenente a un fantomatico N.E.I. (Nuovo Esercito Italiano), ha dichiarato guerra al Comune. Ha chiesto al sindaco Giovanni Picco di consegnare, con una procedura da romanzo d'appendice, 750 milioni, minacciando stragi. Dice II sindaco: « Sulle prime, ho pensato a un pazzoide. Poi, per scrupolo, ho avvertito la polizia. Spetta alla questura accertare se si tratta di una buffonata o di qualcosa d'altro ». Ecco, in succinto 1 fatti. Martedì 26 novembre, ore 12. Squilla il telefono del segretario del sindaco, uno voce imperiosa (che tratterà tutti sbrigativamente col «tu») chiede: «C'è l'architetto Picco?». Alla risposta negativa, intima: «Digli che domani alle 11,30 riceverà una telefonata». Da parte di chi? Risposta: «Non importa, capirà». Mercoledì 27, ore 10. Il sindaco Picco lavora nel suo studio privato, viene interrotto da una telefonata perentoria: «Esci, sul primo gradino davanti alla porta dello studio c'è una lettera per te». La lettera, pazientemente vergata a mano con un normografo, dice: «Oggi alle 1S metteremo due bombe in due edifici della città. Scoppieranno 48 ore dopo, cioè alle 18 di venerdì. Non scherziamo. Vi diremo dove si trovano, in tempo perché possiate disinnescarle, solo se pagate 750 milioni. Altrimenti sarà una strage e poi vi chiederemo il doppio». Poi la firma: N.E.I. Ore 11,30, Municipio. Puntuale, arriva la telefonata annunciata il giorno prima: «Sono il colonnello Sp<na. C'è Picco?». Risposta negativa e commento irritato «Gli avevo detto di essere puntuale». Subito dopo il fantomatico colonnello chiama lo studio ma Picco è già uscito: «Digli di non fare lo stupido», si sente intimare il giovane assistente che ha sollevato il microfono. Nel pomeriggio, alle 17, l'episodio più inspiegabile (e che potrebbe fornire una traccia alla polizia). Telefonata allo studio dell'architetto Valletti, risponde la segretaria: «Non andare tu a prendere la posta nella cassetta — ordina la voce imperiosa del colonnello — dì che vada l'architetto. E che si ricordi di avere due figli». Nella cassetta, c'è un altro messaggio. Dice: «I 750 milioni dovranno essere consegnati all'assessore professoressa Anna Maria Viziale. La somma dovrà essere in banconote da 100 mila, usate, avvolte in un sacchetto dell'immondizia e legate sul portapacchi di un tassì giallo Fiat 128, che sarà guidato dalla signorina Viziale. Dove e quando, lo saprete venerdì mattina». Perché questo messaggio è stato lasciato nella cassetta dell'architetto Valletti? Non si sa. Si sa soltanto che un altro architetto Valletti (omonimo del primo) aveva sollecitato in quelle ore un incontro con Picco per motivi puramente professionali. Come aveva fatto il «colonnello» a conoscere questa circostanza? Giovedì 28 trascorre senza teletonate. Naturalmente, nel dubbio che non si tratti soltanto di un bello spirito, è stata avvertita la polizia. Il primo piano abbozzato frettolosamente è che nel bagagliaio del tassi giallo, guidato da Anna Maria Viziale, si nasconda un agente armato. Poi, la sera, qualcuno in giunta dice: «JVon si può immischiare una donna in questa storia». E si decide che l'agente sia alla guida del tassì, con il cappellino e il soprabito della professoressa. Venerdì, ore 11,20, nuova telefonata del «colonnello»: «E' per ora subito. Il tassì deve partire fra dieci minuti». Il sindaco Picco ti- ra per le lunghe, dice che non c'è più tempo di organizzare la spedizione. L'interlocutore si irrita, poi accetta di rinviare tutto di 24 ore: «Le istruzioni complete per la consegna sono in un messaggio, lasciato nella cabina telefonica di corso Massimo d'Azeglio, davanti a! monumento del principe Amedeo». Il messaggio dice: «Il tassì deve imboccare l'autostrada e dirigersi verso Milano. A un certo punto, qualcuno si farà vivo». Poco dopo squilla di nuovo il telefono: «Bravo, ho visto che siele andati a ritirare le Istruzioni. Comunque, questa è la mia ultima telefonata. La nostra organizzazione mi ha punito perché vi ho con¬ cesso la proroga dì ventiquattr'ore. Sono degradato, i contatti non h terrò più to». La vicenda suscita molti dubbi. Primo, non esistono in pratica «timer» che possano provocare un'esplosione a quarantott'ore di distanza, il massimo è dodici ore. Secondo, se le bombe erano già state programmate per venerdì alle 18, sarebbe molto rischioso, con la polizia in allarme, recuperarle per modificarne l'innesco. Terzo: nessun «professionista» serio sarebbe cosi pazzo da chiedere soldi a un ente pubblico. Comunque, si decide di procedere secondo i piani. Ieri mattina, come al solito, la professoressa Viziale esce di casa sulla sua auto e pochi minuti dopo entra nel garage del Municipio. Qui la attende il maresciallo Berardi, che si fa dare il suo cappello di castorino e il suo paltò blu. I S. è perfino tinto le labbra di rosj so: «Troppo — dice ridendo la professoressa — ma per il resto, mi pare quasi di guardarmi allo specchio». Dal garage, poco dopo, esce il tassì giallo con un vistoso involto nero sul portapacchi e il maresciallo travestito al volante. Alle 11,35, secondo le istruzioni, imbocca l'autostrada. Si accodano un paio di innocenti furgoncini e 2 auto civili, su cui hanno preso posto gli uomini del dott. Crisaiolo, del dott. Esposito e del dott. Poli dell'ufficio politico, del dott. b'ersini della «mobile» e del dott. Vinci della «volante». Ma la piccola processione arriverà inutilmente fino a Milano. Frattanto, alle 11.35, è di nuovo quillato il telefono in Municipio e il colonnello Spina, furibondo, ha dichiarato: «Dite al sindaco che non è stato ai patti, c'erano troppi poliziotti sull'autostrada. Alle 18, le bombe scoppieranno». Ma l'ora fatale è trascorsa senza esplosioni. taxi con i soldi del riscatto sul portabagagli fotografato con il teleobiettivo

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