La scomparsa del critico Bocelli di Lorenzo Mondo

La scomparsa del critico Bocelli La scomparsa del critico Bocelli Lontano dalle baruffe dei "clan" letterari, è stato fino all'ultimo scrupoloso lettore e studioso Roma, 29 novembre. Arnaldo Bocelli è morto sta- mane al Policlinico di Roma per complicazioni cardiache. Nato a Roma nel 1900, era entrato a far parte à.e\\'Enciclopedia Treccani sin dal 1928, dopo aver collaborato ad alcune riviste di critica letteraria. In seguito è stato anche collaboratore di II Risorgimento liberale e di II Mondo. Oltre all'incarico di capo della sezione «Letteratura contemporanea» dell'Istituto enciclopedico italiano, attualmente era anche collaboratore letterario di La Stampa. Da un paio d'anni il male e l'età lo costringevano spesso all'ospedale, dove si sottoponeva a periodici controlli, e anche di là telefonava al giornale, con afflizione temperata dall'arguzia. Accettando la molestia in rapporto a se stesso, scusandosi per le conseguenze che ne derivassero agli altri: una lettura non ultimata, un articolo rinviato. Senza rassegnarsi tuttavia al distacco da un mondo che aveva respirato per tanta parte della sua vita, prenotando ogni volta, travolto dall'ottimismo, dalla voglia di leggere, recensioni che gli sarebbero bastate per un anno. Ma si adattava poi, senza 1 corrucci, senza farlo espiare, ! a una presenza quantitativa ; mente minore sul giornale dovuta alla stanchezza, ma anche all'estremo scrupolo con cui preparava i suoi articoli, rifiutando una lettura impressionistica che non risalisse ai precedenti, soffrendo per i limiti che gli venivano imposti, lui abituato ai grandi spazi bianchi delle riviste. Questo, per dire l'uomo civilissimo che era Arnaldo Bocelli, studioso di cui sembra perdersi lo stampo nei nostri tempi convulsi. La letteratura, coltivata nel modo più umbratile e consono alla fondamentale «pigrizia» del suo temperamento, lontano cioè dalle baruffe dei clan e dei premi, fu il suo pane quotidiano. Nel 1930 entrò nella redazione dell'Enciclopedia italiana dell'Istituto Treccani, e l'attento lavoro di schedatura e prosciugamento delle «voci», così adatto a creare un habitus di chiarezza intellettuale, continuò fino a ieri passando attraverso il Dizionario enciclopedico e il Lessico universale italiano. Ma nel contempo svolse un lavoro decennale di critico delia letteratura moderna econtemporanea sulla NuovaAntologia, trovando infine la , a o a o o i . oa i l oio, i nio di o a a a iil o. n o sua più felice e matura stagione sul Mondo di Pannunzio, cui collaborò dal 1949 al 1966. Successivamente passò a La Stampa. Era venuta definendosi, intanto, la sua natura di critico attento soprattutto al romanzo, al recupero della realtà effettuato a cavallo della guerra da una letteratura di spiriti frammentistici e memorialistici: senza però dimenticare la continuità di certe esperienze, senza smarrire mai in accensioni civili il primum della letteratura. Sono interessi documentati nel 1958 da un libro, Giaime Pintor e la letteratura della Resistenza, dove con finezza viene rivendicato il ruolo antifascista di molti scritti del ventennio, «in forme e toni vari, e spesso, per chi scriveva in Italia, dissimulati»; mentre l'altra letteratura che va sotto quel nome è per lo più retrospettiva, è letteratura sulla Resistenza: da noi, a differenza dagli altri Paesi europei, la Resistenza cominciò ben prima dell'insurrezione armata, fu più contro i fascisti che contro i tedeschi. Era un libro di natura lette- e j raria, ma anche un dibattito a storico e morale. Lo aveva a 1 preceduto un altro volume, Aspetti del romanzo italiano ' dell'Ottocento (dal Manzoni j al Verga). Ma non bastano a definire la cerchia dei suoi interessi; se è vero che Bocelli fu uno dei critici più attenti I di Grazia Deledda, vista non tanto come «una seguace della letteratura regionalistica quanto un'artista partecipe — sebbene più per "barbarie" di temperamento che per una consapevole poetica — di quella più vasta tendenza del gusto che va sotto il nome di Decadentismo». In realtà la figura di Bocelli è tutt'altro che campita nel panorama della critica novecentesca. Terremo conto, naturalmente, della collana di varia letteratura da lui diretta presso l'editore Sciascia, che ha pubblicato alcuni studi capitali (ad esempio la Storia della scapigliatura di Mariani). Ma per ricostruirne i tratti più attendibili quanto abbiamo detto non basta. Occorrerà tornare al lavoro da lui prodigalmente dissipato su quotidiani e riviste; secondo la disponibilità e il gusto di una generazione che affidò il meglio di sé — tra speranza e scetticismo, tra sogni d'arte e di rinnovamento civile — ai fogli leggeri di un giornale. Lorenzo Mondo

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