Chi ha il potere ora in Etiopia?

Chi ha il potere ora in Etiopia? Sembra finita la sanguinosa rivoluzione del "sabato notte,, Chi ha il potere ora in Etiopia? L'equilibrio del Consiglio militare provvisorio (Derg) appare incerto - Il generale Tafari è il presidente, ma non controlla la linea politica - Il vero capo è il maggiore Mariam, l'uomo che avrebbe deciso la strage di principi e ministri ti nuovo governo insisie per avere i miliardi del Negus in Svizzera (Dal nostro inviato speciale) Addis Abeba, 29 novembre. Anche quest'altra fase della rivoluzione etiopica, la più concitata e drammatica, quella che aveva visto dissolversi in una sola notte (la notte di sabato scorso), man mano che i soldati del maggiore Menghistu Haile jMariam abbattevano a raf- Ifiche di mitra i grandi del- i l'impero, la sua leggenda di I « quiet revolution », sembra conclusa. Cominciano a comparire i segni d'una stabilizzazione, se non della normalità, e il fatto che sia stato nominato un capo del governo provvisorio, il poter disporre del suo nome, della sua fotografia, già tolgo- ncn una sulla nomina del nuovo capo del governo, generale Tafari no alla situazione l'elemento quasi angoscioso che l'aveva caratterizzata nei giorni scorsi: l'inafferrabilità del volto del potere, l'anonimato assoluto, sconcertante, di questa leadership africana. Le ambasciate straniere hanno ancora ricevuto formale comunicazione Banti, ma l'impressione è che essa non debba tardare. Anche la deposizione di Hailé Selassié e la nomina di Aman Andom vennero comunicate formalmente vari giorni dopo che avevano avuto luogo, sicché il ritardo non desta perplessità. Il momento è quindi quello dei bilanci, uno sguardo circolare alla situazione così come si presenta ad una settimana dalle esecuzioni in massa. I temi principali, che servono tanto ad un consuntivo quanto ad intravedere la prospettiva che si apre, sono quattro. Il potere — L'organo che lo esercita è sempre il <t Consiglio militare amministrativo provvisorio », o « Derg ». Il suo presidente è ora il ge- i trale Tafari, che però — al- ; lo stesso modo di Aman — ; non ne è membro. Il « Derg » lo ha cooptato dal di fuori, I ciò che vuol dire che Tafari ì non ne controlla la linea e la volontà politiche. Il vero capo del Consiglio è il suo vicepresidente: costui era dieci giorni fa il maggiore Menghistu Haile Mariam, trentasei anni, l'uomo che con tut1 ta probabilità ha preso la ter! ribile decisione, sabato scorso, di giustiziare i principi, i duchi, i primi ministri e i generali. Menghistu è sempre il numero 1 del « Derg »? Basandoci sulla maggioranza delle opinioni, crediamo di poter rispondere di sì. L'equilibrio dell'organo della rivoluzione resta tuttavia incerto. E' chiaro che non tutti i suoi membri fossero al corrente e d'accordo in merito all'eccidio di Addis Abeba, e che sono occorsi cinque giorni e « lunghe consultazioni » (come è scritto nel comunicato del « Derg ») per dare e ricevere spiegazioni su quel che era accaduto, e per ritrovare una temporanea unità sul nome del nuovo capo del governo provvisorio. D'altra parte no nei sono segni, né all'interno né all'esterno, delle scelte politiche dei militari etiopici. All'interno ancora non è stata affrontata alcuna riforma, e quanto a rapporti internazionali la « scelta di campo » (area americana) resta immutata. L'imperatore e gli altri notabili prigionieri Prima la smentita alle voci apparse sui giornali libanesi, poi la replica (estremamente digni- tosa) a uno dei soliti, scon clusionati messaggi del presi dente dell'Uganda, generale Amin, hanno reso chiaro che la vita di Aailé Selassié non corre alcun pericolo. Fra l'altro c'è ora la conferma definitiva che il vecchio monarca, nel corso d'una trattativa in cui l'ambasciatore svizzero ha avuto un ruolo di specie notarile, ha accettato di trasferire al governo provvisorio una parte dei fondi depositati a suo nome nelle banche elvetiche: si parla di 800 milioni di dollari, ma ve- re certezze riguardo alla cifra non ce ne sono. Quanto agli altri notabili che restano al Ghedi Menelik (i capelli tagliati a zero, le srldefamiglie che portano due voi-1 cte la settimana un po' di ci-1 Cbo) hanno ricevuto assicura- ; pzione che verranno comun- [ dque processati e che dai prò- ì bcessi non verranno fuori con-1 cdanne a morte « per reati po- slitici ». Bene, poiché la mag- ' gior parte dei reati di cui ; vengono accusati sono di tipo comune (corruzione, abuso di potere, eccetera), la formula usata dai militari lascia qualche dubbio anche se vago, circa la possibilità di nuove esecuzioni. / problemi interni. Le difficoltà sono enormi, di ordine economico generale, di riserve alimentari in modo particolare. Il raccolto di quest'anno si presenta ouono, ma il Paese ha lo stesso bisogno — secondo gli esperti etiopici — di novantamila tonnellate di cereali per i primi mesi del '75, che non pos dtmgSdclsfsono venire se non in forma j di aiuti dall'estero. L'acqua ; manca in undici delle quat- j ptordici province, e ormai vie- i ne cenduta, da chi ne possie-1 j eritrea. de, a 10 lire al litro. Ma i militari hanno altri problemi, gli studenti (che essi vorrebbero allontanare dalla capitale inviandoli nelle campagne ad educare i contadini alla « filosofia dell'Etiopia innanzitutto»), il brigantaggio nella provincia di Gondar assume toni sempre più virulenti, la massa dei mendicanti di Addis Abeba: in fondo un paese dove esistono centinaia e centinaia di migliaia di armi da fuoco, mai come ora percorso da una forza centrifuga. Voci sempre più incerte, ma attendibili, vogliono infatti che Ras Seyum, l'unico tra il grandi sfuggito alla cattura, uomo deciso, ricco, e con un grande seguito nelle campagne tigrine, stia organizzando ] un fronte di liberazione del Tigrai, e cercherebbe di affiancarlo (le due regioni sono confinanti) alla guerriglia j L'Eritrea — E' il tema più I incalzante. I movimenti di «8382 far™ | „rai,„^ | bero preludere ad una offen- i ! siva verso i due Fronti di Li aerazione Eritrei, duemila uo- ! mini in tutto, ma bene armati I e ormai con una larga esperienza di guerriglia. D'altra parte, è quasi del tutto certo che la rottura tra la leader- ; ship del « Derg » ed il gene-1 1 rale Aman gia avvenuta sul | probiema eritreo, proprio per | cné i giovani militari inten : devano affrontare la prova di forza con i nazionalisti. ' La questione eritrea, e i suoi sviluppi, potranno essere pc sitivi per la stabilità e la caratterizzazione politica del movimento dei militari etiopici. Si può anche ■ dire che si tratta del « test » da CU1 usciranno, forse molto presto, le prime indicazioni della « tenuta » di questo ab bozzo di regime, sulla capa cita dei suoi capi, e quindi sui futuro dell'impero, Sandro Viola Ginevra, 29 novembre. Il dipartimento politico federale ha confermato la notizia secondo cui la giunta militare etiopica ha consegnato all'ambasciatore di Svizzera ad Addis Abeba un documento dal quale risulta che l'ex imperatore Hailè Selassié avrebbe deciso di consegnare all'attuale governo i fondi da lui depositati in banche svizzere; per tali fondi oggi si parla di circa 400 milioni di sterline (640 miliardi di lire), in oro e capitali liquidi. Una delegazione etiopica j che doveva venire in Svizze ; ra per svolgere le necessarie j pratiche e organizzare il tra i sferimento dei fondi ad Ad1 dis Abeba, avrebbe tuttavia deciso di rinviare la sua visita, in attesa che si attenui l'impressione suscitata nella Confederazione dal massacro di notabili dell'ex governo etiopico. (Ansa) I ì 1! Tafari Banti

Persone citate: Aman, Aman Andom, Banti, Ghedi, Hailè, Menghistu Haile, Menghistu Haile Mariam, Negus, Sandro Viola, Tafari Banti

Luoghi citati: Addis Abeba, Eritrea, Etiopia, Ginevra, Svizzera