La via romena al socialismo guidata sempre da Ceausescu di Ferdinando Vegas

La via romena al socialismo guidata sempre da Ceausescu Confermato segretario dal congresso pc La via romena al socialismo guidata sempre da Ceausescu Bucarest, 28 novembre. Nicolae Ceausescu è stato confermato per altri cinque anni nella carica di segretario del partito comunista romeno. In tal senso si è pronunciato unanimemente l'undicesimo congresso del pc, che ha concluso oggi i suoi lavori. (Ap) L'11" Congresso del partito comunista romeno conclude il primo decennio di applicazione della «via romena al socialismo», come è definita la variante del comunismo adottata in Romania. Fu infatti nell'aprile del 1964 che il Comitato centrale del partito, del quale era ancora leader Gheorghiu-Dei, approvò le tesi dell'indipendenza, con le quali si domandava, per tutti gli Stati e partiti comunisti, i l'eguaglianza dei diritti e il rispetto reciproco della sovranità e degli interessi nazionali. Cominciava così quella che alami considerano «l'eresia rumena ». Quali sono ì tratti specifici della «via romena al socialismo»? Quale bilancio consuntivo e quali indicazioni per il futuro emergono dal Congresso? Una prima caratteristica, esteriore ma molto significativa, è lo sfrenato «culto della personalità» di Ceausescu, arrivato a una così estrema personalizzazione del potere che Le Monde può scrivere: «La Romania d'oggi è quella di un uomo che la dirige con autorità e fermezza». Poggiando su così solido piedistallo, Ceausescu ha potuto fare sfoggio di modestia rifiutando di essere eletto segretario generale del partito a vita, come era stato proposto al Congresso. E' vero, d'altra parte, che un potere forte e sicuro è indispensabile per realizzare con successo la direttiva fondamentale della «via romena al socialismo», appunto la conquista, prima, e, poi, la gelosa tutela dell'indipendenza polìtica ed economica della Romania all'interno del campo socialista. Il nazionalismo esasperato promosso da Ceausescu certamente non si concilia con l'internazionalismo marxista; ma è forse contemplato dall'internazionalismo l'impiego dei carri armati come a Praga? Così Ceausescu si è impegnato in una difficile politica di equilibrio: sul piano interpartitico, mantenendo buone relazioni con il comunismo cinese (ma Pechino non ha inviato delegati al Congresso di Buca- rest): sul piano internazionale, intrecciando una fitta trama dì rapporti con gli Stati Uniti e l'Occidente in genere. Ultimamente, tuttavia, come si è visto al Congresso, si è avviata una certa distensione tra Romania e Unione Sovietica: nel suo ampio discorso d'apertura, infatti, Ceausescu, pur ribadendo il principio dell'indipendenza nazionale, senza interferenze dall'esterno, ha sottolineato la necessità di migliorare i rapporti con l'Unione Sovietica e con gli altri Paesi comunisti, particolarmente nel settore economico; anzi, si è spinto a dire che deve essere sviluppata la collaborazione tra le forze armate dei Paesi membri del Patto di Varsavia. Si è dunque avuto un significativo mutamento rispetto al precedente Congresso. La spiegazione sta forse nella sottolineatura dell'importanza dell'aspetto economico. Oggi il commercio estero della Romania si svolge per il 45 per cento con Paesi non socialisti: una proporzione troppo elevata nel momento in cui il mondo occidentale sta attraversando una grave crisi economica. Ceausescu ritiene quindi di avere bisogno di intensificare gli scambi col mondo socialista, se vuole portare avanti lo sviluppo della Romania al robusto tasso attuale (il piano quinquennale 1976-'S0 prevede un incremento annuo della produzione industriale del 9-10 percento). Si tocca qui il punto critico dell'intera situazione romena, che i dirigenti di Bucarest non nascondono: il fatto, cioè, che la Romania è contemporaneamente un Paese socialista e un Paese in via di sviluppo. Dalla necessità di convogliare tutte le energie del partito e dell'intero Paese in uno sforzo così impegnativo discende, infine, l'accentuazione della disciplina, pure essa ribadita in sede congressuale: dal «culto della personalità» di Ceausescu, giù giù fino a un impianto sociale di base ancora molto rigido. Il Congresso ha ascoltato da Ceausescu promettenti aperture al riguardo, ma la realizzazione di un'effettiva democrazia socialista appare sempre piuttosto lontana. Ferdinando Vegas