Mese di castagne di Giovanni Arpino

Mese di castagne I CONTI DEL MERCOLEDÌ Mese di castagne Arrivano gli Aiaci, ma senza lo scudo e la spada di quel loro Achille che è Cruyff. Dopo una « settima » di campionato che ha messo in saccoccia pochi gol ma tutti importanti, la Coppa richiama Juve e Napoli. L'impegno degli azzurri di Vinicio sembra meno ostico rispetto alla battaglia che ingaggeranno i bianconeri al Comunale. Non tutto è diamante, tra i « tulipani », dopo la partenza di Johann e Neeskens avidi di « pesetas ». Ma il complesso di Amsterdam vìve di buoni meccanismi, di un tono atletico sempre ad alto livello, di una carburazione che costringe ogni avversario a lotte immani. La Juve inizia con gli Aiaci un mese da forzati: già appare l'ombra dei nerazzurri a San Siro, quindi gli stranguglioni del « derby ». e ancora l'Ajax nelle brume dei Paesi Bassi. « Nuccio » Parola digrigna moccoli e disegna la formazione possibile: sa di non aver tutti gli uomini al massimo della forma, sa che il « barone » alterna troppa svagatezza (anche fisica) a rari momenti talentuosi, sa che probabilmente gli mancherà l'ordine di Capello geometra, spera tuttavia che le rabbiose folate dei Gentile, degli Anastasi, dei Cuccù, aiutino Viola, un centrocampista coi fiocchi. Contro la Roma, che non gioca a ragnatela ma praticando una serie di mezzelune (non quelle arabe, ma da tagliar spinaci) per ingolfare le manovre altrui, lo stesso Viola ha patito: anche Gulliver fu legato da mille fili lillipuziani. Oggi però i « punteros » juventini e Viola alle spalle avranno spazi maggiori, e qui dovrà esprimersi la loro abilità. Un infreddolito José potrebbe imboccar varchi negatigli dai giallorossi, preoccupati di » chiuderlo » tra terzini e reumatismi. Andiamo al Comunale, invidiati s s i m i dagli amici e colleghi milanesi, che masticano pane asciutto e pur discettano dei guai altrui. Per fortuna parlano chiaro Luis Suarez e Gustavo Giagnoni. Ad una « tavola rotonda » sulle difficoltà e le discordanze della preparazione atletica, tenutasi lunedi a Milano, l'allenatore interista ha detto: « Si ha un bel preparare, lavorare con passione, ma i Meazza o I Thoeni nascono, mica si fabbricano, e io non li ho ». E Gustavo Giagnoni ha aggiunto: « // lavoro è indispensabile, l'atleta lo si costruisce, ma se ha talento'. E poi, ammiccandomi: « Dicono che non faccio polemiche? Che mi sono camuffato da inglese? Che sarei rimbischerito? ». E ride nascostamente, un po' melanconico. Ma credo di capire che certe vendette anche un sardo sa consumarle fredde. E proprio avendoli incontrati in questa settimana pungente come un riccio, mi sento di dire: attenti, signori Fabbri e Parola, i due amici di Milano stanno lavorando con crusca e oro, ma si applicano bene, riusciranno a tirar fuori San Siro dall'» impasse » che dura anni, attenti o ne farete le spese. Domenica è ancora lontana, e sarà cruda. Con una di quelle sortite generose che non gli difettano, Chinagliene ha accusato i suoi di mollezze capitoline e di « arie » da campionissimi viziati. Mentre i « tupamaros » giallorossi, che temono il « derby », vogliono la testa di chicchessia. Anzalone, presidente della Roma, piange perché la sua squadra perde su rigore: diavolo, ne commette tre per partita, persino l'abominevole Trinchieri deve fischiarne uno. E non parliamo di Lattanzi Riccardo, che ha consumato la pazienza addirittura a quel sant'uomo di Giglio Panza Il Doktor gongola a Bologna vedendo Sala, Lombardo. Graziani e Pulici. Forse sta prendendo forma la Nazionale, magari azzardosa, con due ali vere e un centravanti: ma pensa un po', gli « Anni Trenta » non ci affliggeranno soltanto sugli schemi di Gatsby o con i manichini delle « boutiques », ma intendono riportar allegria (e rischi) alla pedata nostrana. Purché non si perda sempre, caro Doktor: una Rotterdam ci sta bene, come lezione e sacrificio, ma d'ora in poi servirebbe anche vinciucchiare. Torniamo agli Aiaci. La Juventus li affronta con animo grintosissimo, ricordando quella famosa finale di Coppa « non giocata » (è il mio chiodo) a Belgrado. Ora, l'incontro non costituisce rivincita, ma solo il passaporto per proseguire oltre il turno Campionissimi che si possono fermare solo recidendogli una gamba, l'Ajax attuale non li ha. Però il gioco olandese è quello, tanto allegro quanto inciuccante e capace di far spendere tesori di energia a chi non sa tener palla. Causio dovrebbe ricordare le botte che lassù prese... Antognoni. E così gli altri. E Gentile può entrare in campo frenando il complesso nervoso che lo impacciò nel primo tempo con la « Under ». E Furino potrà levarsi la voglia sia di correre sia di dimostrare all'inclita e al volgo che mediani si nasce, si diventa, si resiste, a piacer vostro. E' un mercoledì Importante. Al nominato convegno sulla preparazione atletica, di cui parlai prima, il professor Quarenghi disse: « // nostro impegno di scienziati e di sportivi è di riproporre alla base le conoscenze acquisite al vertice. Cioè indicare norme di vita e di comportamento vitale che scendano dal campione al ragazzo, a tutti noi mortali ». E niente è mai suonato più giusto. Lo sport, se non degrada in fanatismo becero, ha molto da dire, come specchio di verità, salute, invenzione e rapporti. L'importante è che lo si sappia vedere e praticare con un minimo di intelligenza e talvolta coartando l'esagerata passione. Ben vengano gli Aiaci, che di sport sanno. Le probabilità, commisurando il doppio confronto torinese e di Amsterdam, sono alla pari. A tutti fa comodo e gloria battere una Juve. A tutti fa comodo schiacciare un Ajax. Per questo il pomeriggio risulta godibile ad ogni livello: la pedata è strumento per un esame psicofisico di Individui e di moduli. La verità sta in fondo al pozzo, anche se noi ovviamente la pensiamo come Parola, che guarda lontano e deve amministrare un mese ritagliato nel ferro battuto. Abbiamo masticato amaro — e consapevolmente, senza raccontarci frottole — dai « mondiali » fino ad oggi. Forse il lumino al termine del bosco comincia a trapelare. Strizzando le palpebre lo cerca II Doktor, ma lo si insegue anche tutti noi. E allora và, vecchio calcio subalpino. Già ti toccò levare una famosa « castagna turca » dal fuoco di Zio Valcareggi. Puoi ripeterti, se nella sfida con gli Alaci e poi con i due club di Milano non ti lasci stordire dai mulini a vento. Giovanni Arpino Un Causio-artista e un Ulshoff-guerriero simboli di Juventus-Ajax nel disegno di Bruna

Luoghi citati: Amsterdam, Belgrado, Bologna, Milano, Napoli, Paesi Bassi