Il sequestro do due miliurdi "Avevamo bisogno di soldi,,

Il sequestro do due miliurdi "Avevamo bisogno di soldi,, In tribunale gli imputati del rapimento Montesi Il sequestro do due miliurdi "Avevamo bisogno di soldi,, I giudici hanno sentito altri sette accusati - Il capo della banda, che ritirò il denaro sull'autostrada: "Piani non ne avevamo fatti" (Dal nostro corrispondente) Padova, 26 novembre. Superate le asperità delle numerose eccezioni sollevate dalla difesa in relazione all'applicabilità della legge Bartolomei, che consente di giudicare con rito direttissimo davanti al tribunale e non in un'aula della Corte d'assise gli imputati di reati gravi come rapine e sequestri di persona, il collegio giudicante si è messo in moto, passando dalla fase preliminare a,quella dibattimentale, nel processo per il rapimento di Giorgio Montesi. Ieri, alla ripresa dell'udienza, nel tardo pomeriggio, erano stati interrogati due dei nove imputati di concorso in sequestro di persona a scopo di estorsione: Paolo Zanini e Ferdinando Varotto, entrambi di 27 anni, disoccupati, residenti in città. Oggi, terza udienza, nell'arco di sei ore — il dibattimento è stato aperto alle 9,50 e si è concluso verso le 15 — sono stati interrogati gli altri sette indiziati: nell'ordine, Luciano Torcellan, di 30 anni, nativo di Mestre; Enzo Sisti, di 30 anni, nativo di Legnaro (Padova), Pino Ivanka, di 53 anni, nativo di Milano e residente in città; Romeo Savio, di 36 anni; Remo Ciprian, di 39 anni, Luciano Florian, pure di 39 anni, e Danilo Furlan, di 44 anni, tutti residenti a Padova. Sono stati citati i nomi degli interrogati nell'ordine in cui sono stati chiamati a deporre. Non a caso il presidente del collegio, dottor Giancarlo Tiribilli, ha voluto concludere la serie degli interrogatori con quella persona che è ritenuta l'elemento-chiave della banda: Danilo Furlan, intorno al quale ha ruotato l'organizzazione che ha portato al primo clamoroso sequestro di persona verificatosi nel Veneto. Sarebbe stato, infatti, il Furlan a dare avvio all'operazione sequestro, lui a ritirare i tre sacchi contenenti il prezzo del riscatto. Lo stesso Furlan, durante l'interrogatorio, ha sostenuto che un'altra persona, della quale non ha però saputo riferire le generalità, avrebbe ritirato la borsa di pelle nera sottratta al Montesi la sera del rapimento dicendo che doveva fare delle fotografie ai documenti che erano contenuti nella stessa borsa. Furlan ha riferito che in passato, quando abitava a Pontelongo, era titolare di un'impresa di autotrasporti che lavorava anche per conto dei Montesi. «Ho fatto alcuni lavori — ha risposto il Furlan — e loro mi pagavano in ritardo, tanto che dovevo ricorrere agli strozzini per tirare avanti. Sono arrivato ad avanzare anche sessanta milioni di lire. L'ultimo lavoro che ho eseguito in agosto mi è stato pagato in marzo». Presidente — L'idea del rapimento da chi è venuta? Furlan — E' venuta tra noi, tutti avevamo bisogno di soldi. Presidente — Per quanto tempo avete studiato i piani? Furlan — Piani veri e propri non ne avevamo fatti: prima sì era deciso di chiedere per il riscatto un miliardo. Presidente — Quando avete deciso di portare da un miliardo a due il prezzo? Furlan — E' stato Ciprian a fare la telefonata, io sono solo andato a prenderli. A fianco di Furlan, a quanto emerso dagli interrogatori, avrebbero agito Ivanka, Florian e Ciprian, mentre gli esecutori materiali del sequestro sarebbero stati il Varotto e lo Zanini, il Torcellan e il Sisti, mentre il Savio aveva la funzione di «cassiere della manovalanza». Gli accordi per quanto riguarda la suddivisione della cifra, erano stati così fissati: ai capi sarebbero spettati 345 milioni, ai gregari 20 milioni ciascuno, compreso il Savio. In tutto un miliardo e mezzo. A questo punto il presidente del collegio, dottor Tiribilli, ha domandato: «Ma infine, per il riscatto di Montesi, sono stati chiesti un miliardo e mezzo o due miliardi? Nella seconda ipotesi, se cioè sono stati pagati due miliardi, com'era stato assegnato l'altro mezzo miliardo?». Il Furlan, che ha ritirato materialmente i sacchi, che erano stati sistemati all'interno di una «Fiat 500» parcheggiata in un'area di servizio al Mottagrill sull'autostrada Padova-Bologna, ha riferito di aver prelevato tre sacchi e di aver trovato un biglietto con su scritto: «Accontentatevi di questo, state buoni, non telefonateci». Polizia e carabinieri, com'è noto, hanno recurato complessivamente 1 miliardo e 855 milioni. Il dibattimento riprenderà venerdì, alle 9,30. a. t.

Luoghi citati: Bologna, Milano, Padova, Pontelongo, Veneto