Pirandello e Freud

Pirandello e Freud "Non si sa come,, in scena al Carignano Pirandello e Freud Nell'allestimento del "Teatro dei giovani" con Arnaldo Ninchi Non si sa come, diceva il suo autore, « è forse il mio lavoro più forte, certo quello che affronta il problema più grave: quello della volontà, della responsabilità... ». Correva il 1934, l'anno del Nobel, e ancora Pirandello s'arrovellava a costringere la fantasia e la passione nelle maglie del ragionamento e non s'accorgeva che quelle maglie erano ormai allentate. L'inconscio, la colpa. Ma Freud ne aveva parlato molto tempo prima, anche se Pirandello faceva finta di non saperlo, e Sartre e Camus ne avreboero riparlato una ventina d'anni dopo: ancora una volta Pirandello era in ritardo ma anche in anticipo sulla cultura europea. Nel dramma, Pirandello si addentra fra i « delitti innocenti », cioè fra quei delitti che vengono commessi in una specie di accecamento della coscienza senza tuttavia che la volontà vi abbia parte alcuna, ma la sua mente pare avere smarrito la lucidità di un tempo. E infatti solo il furore e la gelosia — questa soprattutto: la feroce e irriducibile gelosia pirandelliana — riescono a dare concretezza a uno svolgimento artificioso e a farlo uscire dalle nebbie metafìsiche in cui si avvolge con tale tenacia che qualcuno ha creduto che Non si sa come adombrasse un ritorno alla fede. Ecco allora che quando l'adulterio, consumato « non si sa come » con la moglie dell'amico, ridesta in lui il ricordo dell'uccisione di un coetaneo compiuta da ragazzo, trent'anni prima, il tormento del protagonista non nasce tanto dalla propria colpa (che tuttavia espierà offrendosi alla rivoltella del marito offeso) quanto dal dubbio che anche la propria moglie, ancorché onestissima, l'abbia, « non si sa come », tradito. Se è accaduto a lui, può accadere ad altri, a tutti, dunque anche a sua moglie... « La donna è un'altra cosa » prorompe a un certo punto il marito tradito che consente a se stesso ciò che non consente alla moglie. Già, è un'altra cosa: proprio qui affondano le radici di una gelosia che è la più disperata di tutte perché è la gelosia del passato (come in Questa sera si recita a soggetto), e nello stesso tempo si svelano la grettezza e l'arretratezza di una borghesia che considera l'adulterio alla stregua dell'omicidio e della quale Pirandello, senza magari per questo condannarla moralista e sessuofobo com'era, offre un impietoso ritratto. Raramente rappresentato, anche perché è tra le opere delle quali Marta Abba amministra gelosamente i diritti, Non si sa come è in scena al Carignano nell'edizione del « Teatro dei giovani » che fa capo a Arnaldo Ninchi: forse la prova più matura e più convincente di questo attore anche per la disciplina che ha saputo imporre alla sua voce musicalissima e perciò tentata di «cantare». Egli stesso ha curato la regìa nella cornice scenica, sobriamente stilizzata come i costumi, di Maurizio Pajola che s'intona alla recitazione moderna, o almeno non datata, con la quale i cinque interpreti (con il Ninchi, Luciana Negrini, Maria Grazia Repetto, Sandro Sardone e Armando Cianchella) sospendono il dramma fuori dal tempo e colgono lucidamente, e fanno cogliere al pubblico che li compensa con cordialissimi applausi, i nodi della problematica pirandelliana. a. bl.