Stucchi è stato ucciso dai suoi sequestratori? di Franco Giliberto

Stucchi è stato ucciso dai suoi sequestratori? Un atroce dubbio nel Lecchese Stucchi è stato ucciso dai suoi sequestratori? I parenti dell'industriale rapito il 15 ottobre hanno già pagato il riscatto ma i banditi non l'hanno ancora rimesso in libertà - Trovati i suoi documenti sull'autostrada Torino-Milano (Dal nostro inviato speciale; Milano, 23 novembre. Se l'angoscia ha una gradazione, in casa di Nicoletta Di Nardi se ne sta vivendo la punta massima. La bambina è stata rapita una settimana fa. Nei quattro giorni successivi suo padre — il rappresentante di preziosi Mario Di Nardi — ha forsennatamente cercato di raccogliere il denaro necessario al riscatto. Si dà per certo che il prezzo sia stato pagato ai banditi. Da ieri è cominciata l'attesa snervante del rilascio di Nicoletta: ore lentissime a trascorrere. In un'altra casa, a Lecco, i genitori di Giovanni Stucchi, piccolo industriale rapito il 15 ottobre scorso, non hanno resistito al silenzio dei banditi. Quindici giorni fa avevano pagato il riscatto, si aspettavano che il sequestrato tornasse libero subito dopo. Invece, non hanno avuto più nessuna notizia di lui, né dei malviventi. Dinanzi a una decina di giornalisti, ieri hanno affermato: usiamo disperati, temiamo che sia accaduto il peggio: che Giovanni sia morto per un incidente o un grate malore durante la prigionia; oppure che lo abbiano ammazzato, dopo aver ottenuto da noi il riscatto, l'intera somma pattuita». La vicenda di Nicoletta è quella che con più partecipazione seguono i milanesi. La bambina è malata, è la prima volta nella storia dei sequestri di persona che viene rapita una femminuccia. La famiglia Di Nardi non è ricca, il rappresentante ha dovuto faticare non poco per raccogliere la somma necessaria al riscatto. Uno spontaneo movimento di solidarietà, nella prima fase delle trattative con i banditi, ha consentito ai familiari di Nicoletta di arrotondare la somma racimolata con ogni sorta di sacrifici, vendendo e ipotecando tutto ciò che possiedono, ricorrendo a prestiti. In alcune scuole della città parecchie scolare sche hanno dato vita a collette; una trentina di negozianti e privati cittadini individualmente hanno a loro volta contribuito. Tutti si aspettano da un momento all'altro la buona notizia, il ritorno a casa della bambina. A Lecco il discorso dei parenti di Giovanni Stucchi ha accenti pessimistici. Riuniti nel salotto della villa di Olginate, le sorelle del rapito, Antonella, Pinuccia e Maria Grazia, il prof. Messina, noto stomatologo, marito di Antonella, spiegano i motivi del loro sconforto: «Quindici giorni fa abbiamo pagato il riscatto. Le trattative erano state lunghe, avevamo raccolto tutto il denaro possibile, ogni sacrificio era stato fatto pur di raggiungere una certa somma (forse 500 milioni, forse più, n.d.r.). Chi aveva in mano Giovanni st è convinto ad un certo punto che non ci sarebbe stato materialmente possibile andare oltre. Abbiamo pattuito per quella cifra, il danaro è stato consegnato. "Dovete accontentarvi della nostra parola d'onore, dopo il pagamento rilasceremo Giovanni", ci avesano detto ì rapitori. Naturalmente, prima di consegnare il denaro avevamo avuto la prova che Giovanni era vivo». «Abbiamo aspettato che tornasse libero. Invece, il giorno dopo, abbiamo ricevuto una telefonata: "Dovete pagare ancora". Allora, chi di noi aveva ricevuto quel messaggio non ha saputo più come reagire. Da quel momento nessuno si è più fatto vivo con noi. Una carta d'identità di Giovanni e altri suoi documenti sono stati trovati per caso da un camionista in una piazzuola dell'autostrada Torino-Milano. Ci hanno detto che in certi ambienti della malavita la "dispersione" dei documenti di un uomo significa che è stata eseguita la sua condanna a morte. Questo fatto, altri che non possiamo citare, perché ancora c'è in noi un minimo filo di speranza, il silenzio dei rapitori, che dura da quindici giorni, ci fanno temere una tragica conclusione di questa terribile avventura». C'è da augurarsi che gli Stucchi si sbaglino, ma un particolare lascia effettivamente sconcertati: perché i banditi hanno chiesto un «supplemento» di denaro, dopo aver accettato una somma definita? Si tratta di un piccolo aumento del prezzo del riscatto (poche decine di milioni, affermano i parenti del sequestrato), che certo non poteva valere il rischio di trattenere un ostaggio. Si è trattato di una mossa per ritardare le indagini degli in¬ quirenti essendo sopravvenuta una tragica conclusione del rapimento? Oppure i banditi giocano veramente al rialzo, puntando sul terrore psicologico che sono riusciti a scatenare nella famiglia Stucchi? Domande senza risposta. La polizia sta conducendo indagini in ogni senso, ma sembra lanciata per ora soltanto sulle piste della banda che ha rapito e rilasciato Giuseppe Lucchini, figlio dell'uomo più ricco di Brescia. Si concreta il quadro degli accertamenti che già avevamo descritto nei giorni scorsi. L'appartamento milanese di via Catone, dove sono stati arrestati due donne ed un uomo — che sarebbero personaggi marginali dell'Anonima sequestri — si è rivelato importante agli effetti delle successive scoperte. Alcuni oggetti e documenti rubati che la polizia ha trovato nell'alloggio sono serviti all'identificazione del pericoloso pregiudicato tedesco Wolfgang Kummerer, del suo complice cremonese Alberto Antonelli (perseguiti da mandato di cattura, braccati senza esito in tutta Italia e dall'Interpol all'estero) e di due veneti: il trevigiano Mario Spinato, 29 anni, e Fiorenzo Trincanato, 22 anni, di Camponogara. Quest'ultimo era da tre anni residente a Milano, ha precedenti per furto aggravato, la polizia lombarda lo aveva arrestato in due occasioni anni addietro. Vi sono indizi e prove sulla loro partecipazione al rapimento Lucchini: Spinato e Trincanato avrebbero avuto un ruolo da «manovali» (noleggio e guida de¬ gli automezzi necessari al rapimento), mentre gli ideatori o'el colpo e i protagonisti delle trattative con la famiglia Lucchini sarebbero stati il Kummerer e l'Antonelli. Franco Giliberto Olginate. Giovanni Stucchi moglie Giovanna