Noschese, accusato di vilipendio "Sono cattolico e amo la patria,,

Noschese, accusato di vilipendio "Sono cattolico e amo la patria,, Incontro con l'attore, che imita Paolo VI e Leone Noschese, accusato di vilipendio "Sono cattolico e amo la patria,, Dietro il feroce parodista si nasconde un pacifico borghese, che crede nei valori tradizionali (Dal nostro inviato speciale) Padova, 23 novembre. «Vilipendio? Al Papa poi, io che sono credente, io che sono un cattolico convinto?»: più che impensierito, Alighiero Noschese è amareggiato dalla denuncia che uno spettatore di Bologna ha sporto contro di lui, raddoppiando la dose con un'accusa di vilipendio anche al Capo dello Stato. Sa da che parte gli viene il colpo e die non si tratta, naturalmente, di un rigido difensore della fede e della Repubblica f «Dev'essere uno del nostro ambiente, purtroppo, che si è mosso per meschine ragioni di concorrenza e di invidia»;, però lo turba l'idea che si possa dubitare della sua buona fede, mettere in discussione la sua devozione a Paolo VI o la sua lealtà verso Giovanni Leone. «Cattolico convinto» ripete, come a riecheggiare la battuta che ha pronunciato poco prima sul palcoscenico del teatro Verdi e che non ha voluto modificare né tanto meno sopprimere, come d'altronde non ha voluto rinunciare al quadro «Vita al Quirinale» che ha indignato lo spettatore di Bologna: «In un momento in cui la guerra lambisco l'Europa dall'Oriente all'Irlanda — dice press'a poco Noschese imitando alla perfezione la voce, ma soltanto la voce, del Pontefice —, auguro a tutti voi, cattolici convinti, cristiani nell'amore verso il prossimo, fede, speranza e fratellanza negli ideali della nostra religione che è la vostra, di tutti i cattolici. Pace a tutti». Non direi che ci sia molta materia per un rea¬ o , , e a a o o l o n a a a , i e è . i ¬ to di vilipendio, se mai una sfumatura di critica verso la sinistra cattolica. E' una sfumatura che si attaglia benissimo al personaggio, voglio dire a Noschese, il quale, uscito e quasi fuggito da una famiglia della buona borghesia napoletana per darsi al teatro, nel teatro si è portato appresso quelle credenze e quelle convinzioni che si suole considerare come il bagaglio del tipico uomo medio italiano del buon paterfamilias tutto casa e lavoro e patria, alieno per temperamento da ogni eccesso e da ogni avventura. Pensate, ha quarantadue anni (li compie lunedi prossimo), una moglie e due bimbi che adora. Per sentirne le voci, quando è in giro per l'Italia, trascorre la maggior parte del suo tempo libero in albergo, mangiandosi in teleselezione una bella fettina della sua paga giornaliera. Ma se accetta di buon grado, anzi se ne compiace, la taccia di «buon borghese», e non si adonta se lo definisci un conformista, incomincia a digrignare i denti se si sente collocato tra la maggoiranza silenziosa. E' una collocazione che il suo genere di satira politica potrebbe facilmente suggerire, tanto più ora che l'attore è tra le vedettes di uno spettacolo. Lo stivale dei miei stivali di Dino Verde, che sbandiera gli opposti estremismi (però minimizza il «golpe») come non fanno più nemmeno i democristiani. Ma si ha l'impressione, se è sbagliata potrà dirlo il pubblico torinese già da martedì quando la compagnia esordirà all'Alfieri, che in questo spettacolo Noschese si trovi un po' a disagio, lui che attacca continuamente i politici italiani, ma con il loro permesso, oltre che con il loro divertimento. Se rampogna Moro, «lo faccio, professore, per il suo bene» gli ha telefonato di recente, se prende in giro Nenni, eh via, alla fine «mi ricordo che è un vero socialista e lo tratto con rispetto». «E poi nel mio camerino — dice l'attore tornando a Leone — non campeggia forse un ritratto con dedica del Presidente, che è stato mio professore all'Università di Napoli?» (Noschese ha studiato giurisprudenza, anche se non si è laureato preferendo «la scena alla toga, la finzione all'amaro dramma della giusti zia» come ha scritto lo stesso Leone in calce alla fotogra fia). E non e stato il Presiden te ad autorizzare il suo conterraneo a imitarlo in tv? Il grand'ufficiale commendatore Alighiero Noschese — e le onorificenze sono della Repubblica — è esterrefatto. «Ma ho la coscienza tranquilla — aggiunge — e posso soltanto esprimere un augurio vorrei che in mezzo a questo baillamme la gente imparasse a ridere e apprezzasse coloro che rischiano, in tutti i sensi pur di farla ridere». Parlando di rischi, Nosche se non allude soltanto alle sue presenti disavventure, ma anche ai malanni procuratigli da un rovinoso tuffo nella Neva (invece di finire in acqua, cadde su una lancia della po tizia) girando un film in Urss Ma il teatro non lo ricompen sa di tante tribolazioni? «Certo, e il teatro mi piace anche perché, nonostante tutto, è rimasta in esso quella solidarietà sul lavoro che purtroppo si è affievolita in altri campi». Allora non lo abbandonerà? «Al contrario, ho un progetto che rimugino spesso tra me e me: vorrei che il teatro napoletano non morisse, vorrei dargli una nuova voce, io che ne ho tante, con una commedia musicale su Napoli». Un nuovo «Carosello napoletano»? «Sì, forse, ma è presto per parlarne, prima dovrò andare in galera...». E Noschese ride (ma da verace napoletano fa anche gli scongiuri). Alberto Blandi Alighiero Noschese

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