Usa: nell'industria dell'auto duecentomila i disoccupati

Usa: nell'industria dell'auto duecentomila i disoccupati Nere previsioni per la fine dell'anno Usa: nell'industria dell'auto duecentomila i disoccupati Con gli inevitabili licenziamenti nei settori collegati, il numero può salire a 400.000 Dopo gli annunci della Chrysler (5 stabilimenti chiusi su 6 in dicembre) la General Motors dice che dovrà sospendere 30.000 operai, la Ford licenzierà tremila impiegati Washington, 22 novembre. Un'altra ondata di cattive notizie si abbatte sull'economia americana e viene, una volta di più, dall'industria dell'auto. Dopo la chiusura semitotale della Chrysler per tutto dicembre (cinque stabilimenti su sei), oggi la General Motors (prima industria americana) annuncia la sospensione di 30.000 operai, per chiudere 9 dei suoi 22 impianti, la Ford informa che 3.000 impiegati saranno lasciati a casa in dicembre. Il totale dei disoccupati nel settore automobilistico — fra disoccupazione permanente e temporanea — ammonterà così a quasi 200 mila nel mese di dicembre. Le chiusure e i licenziamenti a catena non trovano precedenti, nelle dimensioni attuali, che negli anni della grande crisi del 1930. Ma dalla Ford (numero due fra le «tre sorelle» dell'auto) è venuto anche un annuncio di estremo interesse e che potrebbe indicare una clamorosa inversione di tendenza nel mercato: la casa ha ridotto di 150 dollari, circa 100.000 lire, il prezzo di listino della sua vettura più popolare, l'utilitaria Pinto che ora costerà un milione e ottocentomila lire. La riduzione avverrà in parte attraverso la sostituzione di accessori meno costosi (gomme normali al posto delle radiali), in parte attraverso tagli diretti nel prezzo di listino. Spiegando questa decisione (da tempo invocata da esperti e dai sindacati) un portavoce della Ford ha detto che «è tempo di riportare il presso dell'auto più vicino alle possibilità degli acquirenti. Abbiamo stabilito che le economie migliori sono realissabili a valle della produzione» (cioè sul prezzo di vendita). Tuttavia, pur ridotti (in percentuale è il 5,1 per cento) i prezzi delle auto 1975 restano al di sopra dei listini '74, in media del 3,1 per cento. Ma la Ford potrà ora lanciare una campagna pubblicitaria impostata su questo taglio e il fatto che la Pinto diverrà la più economica vettura costruita in America. Né la Ford né le altre case si attendono tuttavia sensazionali inversioni di tendenza nel mercato per i prossimi mesi. Lo stato depressivo generale dell'economia va ben oltre le possibilità di manovre sui prezzi: le «tre sorelle dell'auto» hanno accumulato ormai complessivamente un milione e settecentomila macchine invendute, le filiali e concessionarie sono sull'orlo della bancarotta perché esposte finanziariamente nelle spese per l'acquisto delle nuove vetture che non riescono a rivendere. La riduzione del prezzo di listino decisa dalla Ford appare dunque più un gesto pubblicitario che un fatto concreto: già oggi è possibile comperare auto nuove a prezzi inferiori ai listini, per la disperata situazione di molti concessionari che vendono sottocosto. Naturalmente, per ogni disoccupato direttamente proveniente dalle fabbriche d'automobili occorre aggiungere almeno un altro paio di disoccupati provenienti dalle industrie che lavorano per l'automobile, accessori, gomme, ve tro ecc. I 200 mila licenziati (definitivamente o temporaneamente) dalle «tre sorelle» di Detroit trascineranno con loro, secondo calcoli attendibili, altri 3 o 400 mila senza lavoro. Le cifre sul calo della produzione di auto, pubblicate oggi in coincidenza con l'annuncio della GM e della Ford, sono estremamente eloquenti e danno la misura della contrazione produttiva. Ma il settore automobilistico non è che il fattore trainante in questa fase di recessione. Il Paese è tormentato da altre crisi produttive e di lavoro: lo sciopero dei minatori del carbone, ad esempio, che dura da due settimane e comincia a farsi avvertire nelle industrie collegate (acciaio, ferrovie, termoelettrica). Se continuerà ancora una settimana, dice il governo, metà delle acciaierie americane dovranno chiudere e le reti ferroviarie dimezzare l'attività. Tutto questo mentre sono in sciopero gli autisti delle linee automobilistiche nazionali e le compagnie aeree riducono i loro voli per limitare le perdite (le due maggiori Twa e Pan American hanno già firmato un accordo in tal senso). Se la recessione — ormai ufficialmente riconosciuta anche dal presidente Ford — continua dunque il suo corso, l'inflazione non lascia la presa. Nel mese di ottobre i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,9 per cento, portando al 10,8 per cento le percentuali di aumento su base annua le. Finora, le indicazioni parlavano dell'I 1 per cento, per tutto il '74, e questo sembra un dato confortante, almeno relativamente. Può essere — ma è presto per dirlo con certezza — che l'inflazione stia lievemente rallentando il passo. v. z. Produzione auto Usa: confronto '74-73 nov. 1974 nov. 1973 General Motors .... 3.304.207 4.893.758 Ford 2.063.393 2.310.183 Chrysler 1.147.231 1.418.442 American Motors .... 331.164 323.461 Totale 6.845.994 8.945.844

Luoghi citati: America, Detroit, Usa, Washington