Lucchini visita la palazzina Forse è stata la sua prigione di Giuliano Marchesini

Lucchini visita la palazzina Forse è stata la sua prigione Lucchini visita la palazzina Forse è stata la sua prigione (Dal nostro inviato speciale) Vicenza, 22 novembre. Giuseppe Lucchini è stato condotto questo pomeriggio a Vicenza per un sopralluogo nell'appartamento di viale Ortigara che si sospetta fosse uno dei «covi» della banda dei sequestri. Era questa, dunque, la «prigione» in cui il figlio dell'industriale bresciano è rimasto rinchiuso quasi cinque giorni? Gli inquirenti non rispondono né sì né no. Tutto sommato, l'esito potrebbe essere stato in parte positivo e a tratti deludente. E' sempre difficile, in un caso di rapimento, ricostruire senza incertezze quello che è avvenuto. In viale Ortigara c'era una fila di gente in attesa che arrivasse Giuseppe Lucchini, «a vedere il posto dove forse i banditi lo hanno tenuto segregato». Davanti alla palazzina s'è soffermata per qualche minuto la signora Resy Zolin, nuora della proprietaria di quell'alloggio al piano rialzato che è ora al centro di tante attenzioni. Ha guardato una foto pubblicata su un giornale e ha esclamato: «E' proprio lui, non posso sbagliarmi». Quello della fotografia è l'uomo che ai primi di novembre ha affittato l'appartamento di due stanze e salone. La signora riconosce in lui Alberto Antonelli, che ora si sta affannosamente ricercando. Per il contratto di affitto s'era presentato con un altro nome: Baldassarre Vigano, assolutamente sconosciuto da queste parti. La proprietaria dell'alloggio, naturalmente, aveva chiesto informazioni sul conto di quell'aspirante inquilino. «Ottima persona», era stata la risposta. Verso le 16 la zona attorno alla palazzina di viale Ortigara è praticamente presidiata. Ufficiali di pubblica sicurezza e agenti in borghese bloccano i due ingressi allo stabile. Do¬ po una ventina di minuti giunge Giuseppe Lucchini, a bordo di un'Alfa: lo accompagnano il comandante del nucleo investigativo dei carabinieri di Brescia, capitano Francesco Delfino, e il commissario capo della squadra mobile, Donisi. Il gruppo aggira lo schieramento dei fotografi ed entra subito nell'alloggio. Il sopralluogo dura circa una mezz'ora. All'uscita, il figlio dell'industriale bresciano appare un poco tirato, si sforza di fare un sorriso mentre è tempestato dai flash. Poi s'infila nella macchina, ohe riparte di scatto. Com'è andata questa ricognizione? Il questore di Vicenza, Giuseppe Pupa, affronta una raffica di domande, ma in sostanza mantiene un rigoroso riserbo. «Abbiamo il compito di sviluppare certi elementi — dice — che sono vincolati da una certa riservatezza». Comunque, chiediamo, rimangono in piedi le ipotesi che si sono costruite in questi giorni? «Noi abbiamo fondati motivi di ritenere — risponde il questore — che questa sia senza dubbio un'organizzazione che ha operato, come minimo, un sequestro: quale, in questo momento, non possiamo dire». Ci sono già dei nomi, conferma il dottor Pupa. Evidentemente, si tratta di Alberto Antonelli e Wolfgang Kummerer, i due ricercati. Al gruppo si dovrebbe aggiungere anche una donna: potrebbe trattarsi della « vivandiera ». Finora non se ne conosce il nome e non se ne ha nemmeno una descrizione precisa. Qualcuno deve averla intravista nell'alloggio di viale Ortigara, qualche vicino ha riferito anche di averla sentita: evidentemente, questa fantomatica donna non si era sempre attenuta alla consegna di parlare sottovoce. In questo appartamento, dunque, è stato tenuto un sequestrato? Il questore dice: «Dall'irruzione dell'altro ieri abbiamo riportato la sensazione netta che là dentro tutto fosse stato predisposto per tenere un ostaggio. Non abbiamo trovato elementi più probanti: non c'erano, ad esempio, catene o corde, né cappucci. Ma ripeto che le tracce erano molto evidenti». Questo sopralluogo insomma, si osserva, non è stato negativo. «Si è cercato — precisa il dottor Pupa — di ricreare certe sensazioni». Evidentemente, Giuseppe Lucchini è stato bendato, quindi ha ripetuto certi movimenti compiuti in «prigionia». «Indipendentemente dal risultato del sopralluogo di oggi — dice il questore —, ribadisco che I non si può escludere che quel¬ l'alloggio fosse servito per un rapimento». Se si trattasse di Giuseppe Lucchini, in questo momento non si può dire, anche perché rimangono alcune discordanze sui particolari della drammatica avventura vissuta dal giovane. Può darsi anche che il racconto di Lucchini sui giorni trascorsi in balìa dei banditi e sulla sua liberazione sia piuttosto vago, forse incrinato dalle intimazioni dei rapitori. «Quando uno viene sequestrato — osserva il dottor Pupa — evidentemente può tornare a casa alquanto intimidito. Non si sa mai come vadano queste cose. Si comprendono, del resto, le particolari condizioni in cui il rapito si è trovato, l'angoscia che lo accompagna dopo queste vicissitudini». Gli uomini della Criminalpol e gli agenti della squadra mobile continuano ora le indagini. A Treviso, l'inchiesta ha avuto oggi nuovi sviluppi. C'è stato un altro arresto: si tratta di Fiorenzo Trincanato, 22 anni, nativo di Camponogara e domiciliato a Murano presso la madre: risulta ohe la donna ha venduto a Mario Spinato, il giovane arrestato ieri, la «Giulia» di color verde che era stata vista nei giorni scorsi nei pressi dell'appartamento di viale Ortigara a Vicenza. Fiorenzo Trincanato è stato fermato a un posto di blocco dei carabinieri a Postioma, a una decina di chilometri da Treviso. E' stato trovato in possesso di una carta d'identità falsificata, e nell'interno della vettura i carabinieri hanno rinvenuto alcuni proiettili di pistola. L'uomo è stato condotto in caserma, quindi al carcere di Santa Bona. Per adesso, deve rispondere di falso in documenti e detenzione di munizioni. Pare che gli inquirenti stiano ricercando nella zona del Trevigiano un terzo personaggio. Giuliano Marchesini

Luoghi citati: Brescia, Camponogara, Treviso, Vicenza