I tecnici dell'Fbi parlano dei sequestri e delle possibili misure per prevenirli di Vittorio Zucconi

I tecnici dell'Fbi parlano dei sequestri e delle possibili misure per prevenirli I tecnici dell'Fbi parlano dei sequestri e delle possibili misure per prevenirli Negli Stati Uniti il "kidnapping" è uno dei reati più pericolosi, in' Italia no - Non si esclude che i grandi "affaristi" internazionali del crimine ne siano stati attratti - Due motivi forse alla base dell'ondata di delitti: la pubblicità dei fatti e la fase economica difficile (Dal nostro corrispondente) Washington, 22 novembre. Fbi e Interpol, due nomi mitici nella storia della lotta al crimine, discutono con La Stampa la situazione internazionale dei sequestri di persona, dei rapimenti per riscatto. Perché l'Fbi (Federai Buraeau oj Investigation) e l'Interpol (organizzazione internazionale delle polizie criminali)? La risposta, al di là dell'indiscussa autorevolezza di questi due enti in materia di repressione criminale, sia in due punti chiave: 1) vedere se esista, nell'ondata spaventosa di rapimenti che si abbatte sull'Italia, una ramificazione internazionale, forse la mano delle grandi organizzazioni « a delinquere » che si estendono in tutto il mondo. E nessuno meglio dell'Interpol può saperlo; 2) studiare, con gli esperti dell'Fbi, quali misure preventive e repressive potrebbero essere adottate per stroncare l'industria del sequestro e vedere come e perché in Usa il «kidnapping» sia uno dei crimini più pericolosi da praticare, e abbia la più alta percentuale di casi risolti felicemente. Sia Louis Sims (capo della sezione americana dell'Interpol) che Tom Coli, agente dell'Fbi specialmente assegnato al settore rapimenti, non hanno escluso, discutendo con noi, la possibilità che esista qualche forma di ramificazione internazionale nell'industria italiana del sequestro, ma al momento non esiste alcuna prova per sostanziare tale ipotesi, nessun elemento che leghi i rapimenti al «crimine internazionale organizzato», l'eufemismo che si usa per definire la mafia e le sue consorelle dalla malavita transoceanica. Dice Sims: «Se la polizia italiana o il quartier generale dell'Interpol (che è alla periferia di Parigi) ritenessero necessaria una sorveglianza internazionale su questi casi, noi saremmo stati avvertiti, poiché l'Interpol è — più che un ente investigativo — un canale di informazioni anti-crimine a livello mondiale» (raccoglie 120 Paesi). Aggiunge l'Fbi: «La nostra costante sorveglianza sui quartieri generali della criminalità in America non ha mostrato finora segni di relazioni. La malavita organizzata — osserva Coli — preferisce altre attività, dalla droga alla prostituzione, più remunerative e meno pericolose. L'industria del ricatto è, in America, fra le più rischiose e i boss della malavita sono attentissimi nei loro investimenti, come perfetti uomini d'affari. Mettono i loro soldi dove possono trarre il massimo profitto con il minimo rischio, e questo non è il caso nei "kidnapping"». Ma se in un altro Paese — chiediamo — i rapimenti fossero invece un'«attività» dagli alti utili nella massima sicurézza (come purtroppo sta accadendo in Italia) i grandi affaristi del crimine non potrebbero essere attratti? «E' possibile — risponde l'uomo dell'FBl. I rapimenti — a ben modesta consolazione nostra — sono in netto aumento anche in America, ma — e qui ogni consolazione svanisce — l'opera repressiva tiene il passo con la delinquen¬ za. Le statistiche federali (occorre ricordare che l'Fbi interviene solo quando la legge consente alle autorità nazionali di intervenire) dicono che nel 1969 furono 42 gli arresti e condanne per « kidnapping », nel 1970 furono 44, nel '71 49, nel '72 42, nel '73 ben 71 e negli undici mesi del '74 giù 96. Queste cifra rappresentano quasi il totale dei rapimenti, poiché l'Fbi e le polizie locali riescono a catturare una percentuale altissima di rapitori, non lontana dal 95 per cento (non è possibile essere più precisi perché le statistiche riguardano solo i casi in cui l'Fbi è entrato in azione, non i crimini rimasti entro i confini di uno Stato). Come agisce dunque il Federai Bureau of Investigation? « In primo luogo cerchiamo di salvaguardare l'incolumità della vittima. Quando la famiglia ci av- verte, discutiamo con loro la situazione. Se ci chiedono di non intervenire sin che il riscatto sia stato pagato e il rapito sia rientrato sano e salvo, non facciamo obiezioni. A noi basta seguire da vicino gli avvenimenti, perché le prime ore di un sequestro sono sempre decisive per le indagini successive. Primo punto, dunque, nulla che possa mettere in pericolo la vittima. Secondo punto, invece, tutto quanto possa servire a indirizzare le ricerche. Molte volte ci basta seguire i consigli dei rapitori per coglierli pochi minuti dopo avere incassato i soldi ». Le autorità di polizia si aspettano comunque, con l'approfondirsi della crisi recessiva in America, un aumento dei sequestri per danaro, a questa paura lievitante sta facendo riconsiderare l'abolizione della pena di morte. In uno Stato, il Colorado, i cittadini hanno volato con referendum per la reintroduzione detta pena capitale, e fra i molivi c'è proprio il desiderio di prevenire un'ondata di rapimenti. Tuttavia all'Fbi si è perplessi sull'efficacia del deterrente «sedia elettrica», e si crede piuttosto ad un'opera preventiva. Non è retorica poliziesca, spiega l'agente Tom Coli, perché in pochi casi le vittime potenziali possono giocare un ruolo altrettanto importante nell'evitare il crimine. Una delle ragioni di successo dell'industria del sequestro sta proprio nell'impreparazione dei cittadini ad affrontarla, nella facilità con la quale i rapitori possono attuare i loro piani. Per questo pubblichiamo a parte una lista dei suggerimenti messa a punto datt'Fbi e diffusa dai giornali per tentare la prevenzione dei «kidnapping». Pur se alcuni punti appaiono chiaramente legati al modo di vita americano e dunque non trasferibili in Italia, questi «comandamenti» anti-sequestro dell'Fbi possono essere preziosi, visto che ci vengono da un'istituzione che ha saputo fare del rapimento un crimine tremendamente rischioso per chi lo pratica. «Ma buona parte del nostro successo — riconosce l'agente Fbi che ci fornisce i «comandamenti» — sta nella collaborazione delle famiglie e dei rapiti ». Vittorio Zucconi

Persone citate: Louis Sims, Sims, Tom Coli