Il "sì,, dell'Onu per i palestinesi Quali effetti avrà sui negoziati? di Vittorio Zucconi

Il "sì,, dell'Onu per i palestinesi Quali effetti avrà sui negoziati? Nella notte al Palazzo di Vetro il riconoscimento Il "sì,, dell'Onu per i palestinesi Quali effetti avrà sui negoziati? (Dal nostro corrispondente) Washington, 22 novembre. Scontata l'approvazione massiccia di una risoluzione che afferma i diritti dei palestinesi all'autodeterminazione, all'indipendenza e alla sovranità, il dibattito alle Nazioni Unite sulla Palestina si chiude oggi. Il voto, il cui esito non è in alcun modo dubbio, non verrà che in serata, dunque nella tarda notte italiana, A favore saranno, oltre agli arabi naturalmente, le nazioni del Terzo Mondo e i Paesi socialisti; contrari gli Usa, Israele e probabilmente qualche nazione latinoamericana. I Paesi della Comunità Europea si schiereranno insieme, dicono le ultime notizie di fonte diplomatica, astenendosi. Il documento che verrà approvato stanotte è una pesante, dolorosa sconfìtta per Israele che, dopo 30 anni di battaglie per sopravvivere e affermare il proprio diritto all'esistenza, vede rimesso in discussione, dalle Nazioni Unite, tale diritto: nella risoluzione non si fa cenno infatti (a meno che venga introdotta una notazione in tal senso all'ultim'ora, cosa peraltro assai improbabile, se non impossibile) al futuro della nazione ebraica, ma si affermano le ragioni dei palestinesi nel chiedere « il ritorno alle loro case e proprietà dalle quali furono cacciati » a causa della formazione di Israele. Inoltre l'Olp (la Organizzazione per la liberazione della Palestina, guidata da Arafat) si vede riconosciuto definitivamente il diritto a « rappresentare il popolo di Palestina » e aggiunge che l'Olp « deve essere protagonista nello stabilimento di una giusta e duratura pace in Medio Oriente ». Una seconda risoluzione — che sarà anch'essa certamente approvata — concederà all'Olp il ruolo di « osservatore permanente » presso l'Assemblea generale dell'Onu e a tutte le conferenze internazionali indette delle Nazioni Unite. Per Arafat, dunque, la vittoria non poteva essere più completa, ma l'interrogativo che grava stasera alle Nazioni Unite va ben al di là dell'ovvia affermazione del movimento palestinese e riguarda l'impatto concreto che la solenne presa di posizione dell'Onu avrà nella realtà del Medio Oriente. Era certo tempo — osservano i diplomatici al Palazzo di vetro — che il movimento palestinese, come i diritti di questo popolo, venissero riconosciuti. Ci si chiede però se questa affermazione perentoria e ovviamente unilaterale giovi ad accelerare una soluzione giusta. Gli arabi, presentatori del documento insieme con 20 Paesi del Terzo Mondo, obiettano che non si può accusare i palestinesi di essere « unilaterali » dopo trent'anni di parzialità in senso opposto e di totale ignoranza dei loro diritti, a favore di Israele. Gli americani (e ora anche molti Paesi europei) replicano che opporre ingiustizia a ingiustizia — anche accettando la tesi araba — non contribuisce certo alla stessa causa palestinese. Se la risoluzione di questa sera (che si aggiunge ad un lungo elenco di risoluzioni precedenti e contradditorie sul Medio Oriente sempre rimaste lettera morta) sia « giusta » o « ingiusta » è materia di giudizio. Di reale v'è che essa — si osserva in America — non serve in alcun modo ad allentare la tensione in Medio Oriente (ma non vi può essere « distensione » senza giustizia, obietta Araft) e certo sarà sempre più diffìcile convincere gli israeliani a negoziare con chi ne vuole — almeno ufficialmente — la soemparsa come entità nazionale. Sembra dunque che l'Onu — questo organismo sopravvissuto alle buone intenzioni di chi lo volle — riesca meglio nell'alimentare tensioni che nel sopirle, come dovrebbe. Ma l'Onu, osservava stamani il New York Times, non è un ente che viva di sostanza Vittorio Zucconi (Continua a pagina 2 in settima colonna)

Persone citate: Arafat