Ventun anni al padre 9 al figlio che l'aiutò

Ventun anni al padre 9 al figlio che l'aiutò La sentenza per il "delitto del ballatoio Ventun anni al padre 9 al figlio che l'aiutò L'uomo accoltellò a morte un vicino di casa, che aveva molestato la moglie - Il giovane tenne ferma la vittima - Negata la seminfermità La corte d'Assise (presidente Barbaro, pubblico ministero Pochcttlno, cancelliere Ferllto) ha condannato a venturi anni di reclusione, negandogli la seminfermità mentale, Giuseppe TruscelII, che la sera del 3 settembre del 1911, In via Cottolcngo 25, uccise con sci coltellate Antonio Dcssena, durante un feroce litigio fra coinquilini. II figlio maggiore di TruscelH, Salvatore, ha avuto 9 anni: gli è stata concessa, oltre le « generiche », l'attenuante della minima partecipazione. Giuseppe TruscelH, a pena espiata, dovrà essere sottoposto a libertà vigilata per tre anni. Alla parte civile rappresentata dall'avvocato Segre, è stata riconosciuta una provvisionale di cinque milioni. Prima del verdetto l'udienza era stata occupata dal dialogo tra accusa e difesa. Il p.m. dott. Pochettino ha chiesto 24 anni per il padre e 17 anni per il figlio. Al ragazzo ha riconosciuto le « attenuanti generiche », mentre per Giuseppe Truscelli ha tenuto conto della recidiva. Per quanto riguarda le responsabilità, il rappresentante della pubblica accusa ha posto 1 due Truscelli sullo stesso piano, dando credito alle testimonianze che descrivono la partecipazione del figlio: « Dessena fu colpito da Giuseppe Truscelli con numerose coltellate (sei, di cui quattro mortali) mentre Salvatore Truscelli lo tratteneva ». Il dott. Pochettino, infine, non ha ritenuto che Giuseppe Truscelli, giudicato sano di mente dal perito d'ufficio e seminfermo dal consulente di parte, sia, anche solo parzialmente, incapace di intendere e di volere. L'imputato è senza dubbio « istintivo, aggressivo, tendenzialmente portalo alla violenza », ma tali caratteristiche, per il p.m., interessano la sfera del carattere e non sono ancora, come vuole la legge, uno stato morboso. Il collegio di difesa, composto dagli aw. Albanese, Turchlo e Salerno, si è diviso 1 compiti, con lo scopo evidente di ottenere il minimo della pena per il padre (attraverso la provocazione e la seminfermità di mente) e l'assoluzione piena per il figlio. I penalisti hanno sottolineato che fu proprio Antonio Dessena, chiaramente ubriaco, a scatenare la lite che doveva concludersi in una tragedia: « Sul ballatoio di via Cottolengo 25, fu Dessena che attaccò briga con la moglie di Giuseppe Truscelli, insultandola e schiaffeggiandola, e fu ancora Dessena che provocò il giovane Salvatore, con l'insistenza e la petulanza di chi è alterato dal vino. Giuseppe Truscelli stava tranquillamente giocando a dama in un bar. Quando accorse, chiamato da un figlio più piccolo, trovò Salvatore che lottava con Dessena. E allora mise mano al coltello ». Secondo i difensori, Salvatore non ha per nulla « partecipato » all'azione del padre: « Egli era avvinghiato a Dessena, lo tratteneva e ne era trattenuto; si accorse dell'intervento del padre solo quando il suo avversario, colpito dal coltello sciò tra le braccia, mollando ogni presa. Indubbiamente non ha giovato al ragazzo, allora ventenne, il generoso tentativo di scagionare il padre, addossandosi l'intera colpa di un omicidio che non aveva commesso. Forse, se avesse detto subito la verità. Salvatore non sarebbe nemmeno finito sul banco degli imputati ». Circa le condizioni mentali di Giuseppe Truscelli, la difesa ha gli si afflo- | ' ricordato i « molti elementi che, presi uno per volta, sembrano inconsistenti, ma messi insieme diventano un fascio indistruttibile ». Giuseppe Truscelli ha nella sua parentela alcuni malati di mente, ha una media intellettiva al di sotto della norma e, secondo lo stesso perito d'ufficio, « in situazioni stressanti non è in grado di controllare la propria volontà ». Quella sera, Giuseppe Truscelli | venne a trovarsi, non per colpa ' sua, in « condizioni stressanti », tali, comunque, da non spiegare l'uccisione di un uomo che egli conosceva appena. « E' evidente — ha concluso la difesa — che egli ha agito in un impeto di pazzia ». Giuseppe Truscelli e il figlio ascoltano il verdetto dei giudici

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