Banditi legano i commessi e razziano 30 milioni di gioielli in un'oreficeria
Banditi legano i commessi e razziano 30 milioni di gioielli in un'oreficeria Due rapine ieri poco dopo le 19: forse la stessa "gang„ Banditi legano i commessi e razziano 30 milioni di gioielli in un'oreficeria La stessa auto rossa che ha compiuto la prima impresa in via Madama Cristina si ferma davanti a una macelleria in via Giordano Bruno - Il negoziante, depredato dell'incasso, reagisce, i malviventi sparano Due rapine ieri sera, a pochi minuti di distanza, in un'oreficeria di via Madama Cristina 20 e in una macelleria di via Giordano Bruno 76, forse ad opera della stessa banda. Il primo assalto, in cui I commessi sono stati legati e minacciati con le pistole, si 6 concluso con un bottino rilevante: forse trenta milioni. La rapina alla macelleria, che ha fruttato 250 mila lire, poteva concludersi tragicamente per la reazione del proprietario: l'uomo si è lanciato contro I banditi armato di coltello, quelli hanno reagito sparando ma senza ferirlo. Nella gioielleria, di proprietà di Guglielmina ed Edoardo Araldi, 74 e 64 anni, il primo rapinatore entra verso le 19,15. All'interno ci sono due commessi, Sante Andreello, di 60 anni, via dei Mercanti 6, e Clara Artusio, 30 anni, via Paolo Braccini 25. Raccontano: «Era un giovane, sui vent'anni, magro, con occhiali scuri. Ha chiesto che gli valutassimo un anello ma gli abbiamo risposte che non era possibile. Allora ha estratto la pistola dicendo: "Fermi, è una rapina"». Entrano altri due complici armati e sospingono ì commessi nel retro, li legano con una corda ad un'assicella, minacciandoli: «State fermi e non parlate, neppure dopo: sappiamo chi siete e dove abitate, non vi conviene». Nel retro ci sono due casseforti con gioielli ed orologi: mentre uno tiene a bada la coppia i complici le svuotano velocemente. Aprono anche la borsa di Clara Artusio, poi chiedono ancora preziosi. «Ma che cosa volete? — risponde la donna. — Avete già preso tutto». Nel negozio in realtà c'è una terza cassaforte che i banditi non tentano neanche di aprire. Fuggono su una «Mini», pare di colore rosso. Pochi minuti più tardi i commessi riescono a slegarsi e chiamano polizia e carabinieri. Sono entrambi sotto choc, per la donna è necessario l'intervento di un medico. Quando arrivano anche i proprietari si inizia l'inventario del bottino, che risulterebbe dai primi dati di circa trenta milioni. Un quarto d'ora più tardi una «Mini» rossa (è questo che fa sospettare che si tratti della stessa banda) si ferma davanti alla macelleria dei coniugi Antonio e Caterina Vergnano, di 70 e 60 anni, abitanti in via Paoli 42. «Mio marito era nel retro — racconta la donna — aveva in tasca 250 mila lire, l'incasso della giornata. Stavamo per chiudere quando sono entrati due giovani mascherati con le. pistole in pugno: uno mi ha puntato l'arma alla bocca gridando: "Zitta o ti sparo, vogliamo i soldi". Mi hanno spinta nel retro intimando ad Antonio, accorso alle grida, di consegnare il denaro». L'uomo tenta di reagire ma un rapinatore gli strappa di tasca il rotolo di banconote e fugge in strada col complice. Balzano sulla «Mini» dove li attende il terzo bandito, inseguiti dal macellaio che impugna un grosso coltello. «Vedendoli già sull'auto gliel'ho lanciato contro, ma non li ho colpiti — dice Antonio Vergnano —. Loro hanno risposto a colpi di pistola». Anche qui arrivano «radiomobili» e «volanti». Si inizia una caccia alla «Mini» rossa, ma inutilmente. Gli agenti della Mobile hanno arrestato ieri pomeriggio il ricettatore presso il quale i due giovani fermati tre giorni fa per una ventina di rapine compiute alla Crocetta, « piazzavano » orologi e catenine d'oro, frutto dei loro « colpi ». E' Antonio Sibio, 40 anni, via San Massimo 38. Gli inquirenti lo hanno identificato dopo gii interrogatori di Giuseppe Landolfa e Antonio Natalino, i due minori arrestati dopo l'ennesima rapina. Hanno detto: « Portiamo la merce a un ricettatore che abita in via San Massimo. Ci dà pochi biglietti da mille per gli orologi e le catenine ». Il Sibio è stato fermato in corso Giulio Cesare da una pattuglia che eseguiva un normale servizio anti-rapina. Non ha opposto resistenza. In casa sua sono state trovate parecchie cartucce e una pistola. spiro di sollievo dopo le accuse che ci hanno bersagliato. La situazione è stata esaminata in decine di riunioni con i responsabili del ministero dell'Industria: ora abbiamo chiarito molte questioni e siamo riusciti ad appianare anche le difficoltà tecniche. Nell'impianto di Augusta, dove tuttora c'è un catalizzatore fermo, la produzione di gpl è au mentala sensibilmente: lavoriamo al massimo della potenzialità. La ripresa dei rifornimenti si è resa pmsdilssstamr possibile anche dopo i chiarimenti col ministero circa il rispetto degli impegni contrattuali». « Riteniamo di riuscire a soddisfare le necessità della clientela industriale — ha aggiunto Barile — se questa contiene le richieste nei limiti strettamente necessari. Se si eccedesse nelle richieste si tornerebbe al punto di partenza. La situazione è migliorata anche sul mercato: il bilancio domanda-offerta per dicembre ci rende ottimisti e tranquilli. In più c'è da parte del ministero dell'Industria un impegno ad un migliore coordinamento del settore, un fattore dal quale trarremo vantaggio sia noi che i nostri clienti ». Prima delle tranquillizzanti dichiarazioni della Esso l'assessore al Lavoro Fantino aveva convocato per stamane una riunione con rappresentanti dell'Unione industriale e della prefettura per esaminare i riflessi della mancanza di « gpl » sull'occupazione. I commessi dell'oreficeria Clara Artusio e Sante Andreello - Caterina e Antonio Vergnano, minacciati nella macelleria
Luoghi citati: Augusta
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