Una folla indifferente di fronte a un crimine
Una folla indifferente di fronte a un crimine Una folla indifferente di fronte a un crimine (Dal nostro inviato speciale) Milano, 16 novembre. Una giornata grigia e umidiccia, nei viali le foglie marciscono sotto gli alberi che, spogli nel cielo livido, sembrano forche. Che tristezza. Un giornale del pomeriggio ha questo titolo su tutta la prima pagina: «Tre rapimenti in 24 ore». E vi è un commento che inizia: «Siamo in bnlia della malavita...». Un collega, che ha una bimbetta, mi dice: «Oggi, a tavola, mia figlia ha chiesto a me e a mìa moglie che cosa faremmo se la rapissero. Sai, non scherzava, parlava sul serio». In questura mi dicono che i sequestri di persona stanno diventando facili e frequenti come gli scippi. Perfino la tecnica è quella dello scippo: invece di strappare la borsetta, si strappa una bimba dalla strada, un industriale dalla sua auto. Si prende e via. Poi si tratta, si fissa il prezzo, s'incassa, si libera. «Afe liberano uno e ne rapiscono un altro. E' ormai difficile tenere il conto». Ci vuole il registro con la partita doppia, delle entrate e delle uscite. Mi dicono in questura: «Adesso sono cinque gli ostaggi nelle mani dei rapitori, sei se ci mettiamo anche quello di Bari. Fra un'ora possono essere quattro o selle, chi lo può dire?». Fino a qualche mese fa si poteva parlare di una «anonima sequestri», una banda con matrice mafiosa che operava sola sul mercato. Ma questo delitto si è rivelato troppo facile e redditizio e sicuro per non incoraggiare tutti i balordi. Le bande sono proliferate, oggi sono chissà quante. Quando Taviani apprese che uno degli accusati per il rapimento del giovane Getty era stato messo in libertà provvisoria, disse: «Vuol dire che invece di avere un rapimento alla settimana, come avviene in questi tempi, ne avremo uno al giorno». Ci siamo. Siamo andati, anzi, oltre e siamo a «tre in 24 ore». Nell'industria del sequestro è entrata la malavita di diversa estrazione, e lo dimostrano gli stili diversi con cui viene compiuto il rapimento e condotta la trattativa. C'è chi ricorre a una raffinata tecnologia, chi opera con rozzezza e con la brutalità dello scippatore. Ci sono calcolatori efficienti e che non lasciano nulla al caso. Ci sono pasticcioni che non sanno nemmeno quello che vogliono. Come quei rapitori che hanno chiesto un riscatto di circa tre miliardi in banconote da 10 mila. Gli fu risposto che per la consegna occorrevano 25 valigie e per trasportarle ci voleva un furgone. Allora i banditi cambiarono idea e proposero «pezzi» da 50 e 100 mila, per cui bastarono tre valigie e un'auto. E la gente della strada che cosa dice della delinquenza trionfante? (poco fa un orefice è stato ucciso da un rapinatore. Ne parla malvolentieri o non ne parla affatto. Fino a qualche tempo fa il cronista scriveva dello «sdegno e sgomento dei cittadini». Oggi leggo su un quotidiano milanese che: « Le imprese dei delinquenti non su¬ scitano più clamore, al massimo provocano fastidio, lo stesso fastidio che si prova nei confronti dei fenomeni atmosferici spiacevoli. La verità è che ci si abitua a tutto, anche al delitto». Si legge questo commento con preoccupazione. Ma c'è di peggio. Pochi giorni fa, davanti a una scuola di Roma, hanno tentato di rapire una studentessa. Lei ha lottato e messo in fuga i banditi «mentre una grande folla assisteva impietrita e senza reagire alla scena» dice il giornale. La ragazza racconta: «Vedevo i miei compagni, vedevo tutta quella genie in strada che guardava senza far nulla. Mi sono sentita sola. Non dimenticherò mai gli occhi di tutta quella gente che mi fissavano, indifferenti». Leggo: «Taviani accusa la magistratura di debolezza». Sento dire: «Ma cosa fa la polizia?». Leggo: «L'ondata crescente di delinquenza ha origini precise: nasce da un vuoto di potere e lo colma». Ma perché non dire anche delle responsabilità di tutti noi? Perché non dire che i banditi troppo spesso trovano complicità nella folla che li guarda senza muovere un dito, incuriosita o pavida? E altre complicità tra chi sa o forse sospetta, ma tace «per non avere grane», in un'omertà che si credeva possibile solo in una zona terrorizzata dalla mafia? 1. c.
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