Orefice ucciso da un rapinatore con un colpo di pistola al cuore

Orefice ucciso da un rapinatore con un colpo di pistola al cuore Sanguinosa impresa banditesca a Milano Orefice ucciso da un rapinatore con un colpo di pistola al cuore La vittima, 51 anni, si è scagliato sul bandito che non ha esitato a far fuoco - Anni fa aveva subito un assalto ed era rimasto ferito E' gravissima per lo choc la moglie che vive con il "pace-maker" (Nostro servizio particolare) Milano, 16 novembre. Un orefice è stato assassinato a rivoltellate dai banditi che hanno rapinato tutti i preziosi che si trovavano negli scaffali e nella cassaforte del laboratorio. La vittima è Vittorio Behar, 51 anni. L'orefice un anno e mezzo fa aveva subito un altro assalto dei banditi, si era ribellato, ed era stato abbattuto con il calcio della pistola che gli aveva procurato una profonda ferita alla testa. Anche questa volta, ha cercato di lottare con i rapinatori che non hanno esitato a sparare ferendolo con cinque colpi di rivoltella uno dei quali al cuore. Il sanguinoso episodio è avvenuto nel tardo pomeriggio, in corso Vercelli 62, dove ci sono la gioielleria e l'abitazione della famiglia Behar. L'orefice era solo nel negozio, un inquilino dello stabile ha detto di avere visto passare una coppia diretta nel locale: giovani, ben vestiti, un uomo e una donna sottobraccio. Altri li avrebbero visti andarsene veloci, a bordo di una utilitaria scura. Le testimonianze si fermano qui. Nessuno nel caseggiato ha udito gli spari che hanno ucciso l'orefice. Ad accorgersi del delitto è stata la cognata della vittima che, verso le 17,30, finito di sbrigare le faccende, è scesa nel laboratorio per aiutare il congiunto. La donna ha trovato i locali bui e la porta spalancata: a terra, in mezzo al sangue, l'orefice. Alle sue urla è accorsa gente; qualcuno ha telefonato al 113 e pochi minuti dopo sono arrivate le « pantere ». Vittorio Be¬ har viene caricato su un'ambulanza che parte a sirene spiegate verso il vicino pronto soccorso: ma tutto è inutile, durante il tragitto muore. Dai primi rilievi effettuati dalla polizia è emerso che fra il Behar e il malvivente c'è stata una violenta col- luttazione. Evidentemente il gioielliere all'intimazione del rapinatore di consegnare i preziosi ha reagito scagliandogli contro alcuni oggetti che si trovavano sul bancone di vendita. Il bandito ha cercato allora di colpirlo a sua volta con un bastone rivestito di gomma, poi ha esploso cinque colpi di pistola a distanza ravvicinata centrando in pieno petto l'orefice. Il rapinatore ha quindi spento le luci del negozio e in pochi minuti ha razziato anelli e altri oggetti d'oro prelevandoli da nove plateaux. La moglie dell'orefice assassinato, Olga Andriante, di 56 anni, è stata ricoverata all'ospedale San Carlo, in preoccupanti condizioni. Da tempo vive con un pace-maker per attivare il cuore, da anni gravemente malato e, il mese prossimo, avrebbe dovuto essere sottoposta ad intervento chirurgico per rinnovare l'apparecchiatura. Dopo avere subito la prima rapina l'orefice e la moglie avevano deciso di proseguire l'attività per un massimo di due anni; poi si sarebbero ritirati. Di recente avevano acquistato una casa rustica in Brianza, dove pensavano di trascorrere la vecchiaia. Il laboratorio dell'orefice si trova in uno stretto cortile, all'interno di un vecchio edificio. Proprio accanto appena fuori dal portone principale, si trova il bar dove abitualmente, a metà pomeriggio, il Behar andava a prendere il caffè. E' stato proprio il proprietario Simone Urso di 50 anni, ad accorrere per primo alle urla ed a cercare di prestare i primi soccorsi. o. r.

Persone citate: Behar, Olga Andriante, Simone Urso, Vittorio Behar

Luoghi citati: Milano