Bertolazzi e Franceschini sarebbero i due "inquisitori,, del giudice Sossi

Bertolazzi e Franceschini sarebbero i due "inquisitori,, del giudice Sossi Verso la conclusione l'inchiesta sul rapimento Bertolazzi e Franceschini sarebbero i due "inquisitori,, del giudice Sossi Li accusa una registrazione del "processo proletario" trovata in una base delle Brigate rosse : le loro voci si alternerebbero a quella del magistrato negli interrogatori I due inquisitcri del « processo proletario » al sostituto procuratore Mario Sossi sarebbero in carcere, finiti nelle mani dei carabinieri del Nucleo speciale di polizia giudiziaria in cinque mesi di indagini. Gli inquirenti affermano di avere ben pochi dubbi: « Su un nastro magnetico sequestrato in una base delle Brigate rosse ci sono le loro voci, chiare ». In quella registrazione, fatta su una cassetta marca Agfa della durata di 120 minuti, oltre alla voce del magistrato prigioniero ci sarebbero quelle di Pietro Bertolazzi, detto « Pierone », e di Alberto Franceschini. Quando, nei giorni scorsi, i due arrestati hanno ascoltato i numerosi passi di alcune « udienze », con voluta monotonia hanno solo detto: «Non vogliamo rispondere». Nella minuziosa descrizione del suoi carcerieri Mario Sossi aveva sottolineato: « r/no pareva il dominus, era magro, alto circa 1,75-1,78. Attraverso i fori del cappuccio ho visto che aveva le lenti sotto le quali si intravedevano occhi chiari ». Una volta Intravide anche un ciuffo di capelli, castano chiaro. « Dal punto di vista politico era molto preparato, un po' meno da quello giuridico ». Alberto Franceschini, considerato dagli inquirenti braccio destro di Renato Curcio, catturato con il compagno domenica 8 settembre a Pinerolo mentre si recava al terzo appuntamento con l'ex frate guerrigliero Silvano Girotto, è laureando in ingegneria. Con Curcio aveva collaborato anche alla rivista Sinistra proletaria stampata a Milano quattro anni or sono, prima della decisione di darsi alla clandestinità. Questo spiegherebbe la « preparazione politica ». Gli interrogatori a cui il dominus sottopose Sossi erano con. dotti con correttezza: « Non ho mai ricevuto pressioni grossolane, anche se nei primi giorni forse sono stato sottoposto a qualche sorta di violenza morale », raccontò il magistrato. Meno educato, anzi «più rozzo » sarebbe stato l'altro « giudice », cioè, secondo gli inquirenti, Pietro Bertolazzi. Sarebbe stato lui a perquisire il prigioniero al momento di lasciarlo solo nella cella. « Non pensare che sia uno di quelli », gli disse mentre lo tastava per accertarsi che non avesse armi. Sossi ha anche aggiunto che il secondo personaggio, « collerico, assai meno diplomatico dell'altro », aveva l'abitudine di intercalare il discorso: « Una serie di parole, e poi una parolaccia. La usava anche quando non era arrabbiato, per sottolineare una frase ». Fu sempre questo « p. m. » a togliergli documenti, portafogli, scarpe, giacca. La u cassetta » incisa è stata trovata fra il materiale sequestra¬ to nel covo di Robbiano di Mediglia, dove si rifugiavano Bertolazzi, Bassi e Ognibene, il giovane che ha ucciso il maresciallo Felice Maritano. I legami fra costoro e la « cellula » di Renato Curcio secondo gli inquirenti sono dunque molto stretti, e sembra probabile che proprio i due gruppi abbiano compiuto materialmente il rapimento di Genova. Anche se ha ricevuto colpi tremendi, l'organizzazione secondo gli inquirenti non sarebbe distrutta, « forse in ginocchio, ma non ancora definitivamente vin¬ ta ». Da martedì a venerdì 11 giudice istruttore, dott. Caselli, ha interrogato alcuni degli arrestati: Bassi, Bertolazzi, Gallinari, Buonavlta. Sono rimasti nell'ufficio del magistrato oltre due ore ciascimo. Sicuri di sé, talvolta sorridenti, hanno ascoltato le contestazioni. Poi, ad ogni domanda, ribattevano: « JVon intendo rispondere ». Più loquace degli altri, venerdì pomeriggio, Prospero Gallinari ha anche aggiunto: « Sono un prigioniero politico ». Gli uomini dell'Ispettorato an- ti terrorismo, diretti dal dottor Giorgio Criscuolo, intanto, cercano di ricostruire i movimenti di Buonavlta e Gallinari. Del primo, da tempo, si sapeva ben poco: è accusato del sequestro Amerio, dell'irruzione nel centro Don Sturzo, di un'altra lunga serie dd reati. Sull'altro, al contrario, si nutrivano solo « vaghi sospetti », era considerato un personaggio minore il cui nome era confusamente venuto alla luce nelle indagini seguite all'arresto di Paolo Maurizio Ferrari, avvenuto a Firenze il 28 maggio, cinque giorni dopo la liberazione del sostituto Mario Sossi. Si è scoperto che la targa della « 132 » vicino alla quale sono stati sorpresi Buonavlta e Gallinari, corrispondente a quella di una vettura dell'Azienda tranviaria non è stata rubata ma « ricostruita ». Intanto Fratello Mitra si è fatto vivo, in Svizzera, dopo alcuni giorni di silenzio. Lo ha fatto per dare una spiegazione, l'ennesima, della sua azione: « Mi ero avvicinato alle Brigate rosse con sincera curiosità perché credevo di trovare anche in Italia lo spazio politico per riprendere la lotta a favore dei deboli. Ma ho deciso di combattere l'organizzazione quando mi sono accorto che era minata da rivalità e perché non mi hanno voluto presentare i capi ». Per concedere un'intervista a un settimanale Silvano Girotto ha chiesto recentemente tre milioni. Vincenzo Tessandori Pietro Bertolazzi avrebbe interrogato Sossi nel carcere del popolo - Alberto Franceschini

Luoghi citati: Firenze, Genova, Italia, Mediglia, Milano, Pinerolo, Svizzera