L'ambasciatore Usa risponde di Furio Colombo

L'ambasciatore Usa risponde Intervista con Volpe sulle accuse di "interferenze,, negli affari italiani L'ambasciatore Usa risponde "Da quando sono a Roma, nessuna anche minima decisione o scelta di uomini politici è stata mai influenzata da me" - "Non ho sostenuto con Donat-Cattin la fine del centro-sinistra o la necessità di elezioni" - Gli americani possono preoccuparsi del "compromesso storico" o di minacce totalitarie di destra, ma "le scelte sono vostre" - Piena solidarietà degli S.U. con l'Italia in questo momento diffìcile - "Non capisco il paragone tra l'Italia e il Cile" Roma, 15 novembre. Ambasciata americana in via Veneto. Fra poco viene l'ambasciatore. Fuori vi è un'Italia senza governo. Qui, in questa sala vigilata da un « marine » impassibile certe volte si studia « una soluzione ». Così è stato detto con insistenza da alcuni giornali e da alcune fonti politiche. Sembra il « set » ideale di un film. Ma un film di fantapolitica o un documentario? John Volpe arriva, gentile ma in guardia. Va a sedersi dietro il tavolo delle riunioni, pronto a difendersi. — Alcuni giornali stanno accusando con una certa frequenza il governo americano, e lei in particolare, di interventi pesanti negli affari italiani. Quale è la sua risposta su questo punto così delicato? « Se posso definire me stesso, credo di essere un ambasciatore piuttosto attivo, incline a comunicare con gli altri. Vedo molta gente, nel governo, fuori del governo, ho visitato tutte le regioni italiane (credo di essere stato il primo ambasciatore americano a farlo) e mi propongo di continuare a incontrare quanta più gente è possibile. Na¬ turalmente cerco anche di esporre e di chiarire la politica del mio governo e di parlare dell'America. Non credo che fare questo sia interferire. Credo che sia il modo migliore di svolgere la propria attività diplomatica. Non posso dimenticare di essere in un Paese amico e alleato, in cui mi sembra naturale muovermi senza tensione e senza sospetto. — Mi scusi, ma non è stato lei a sostenere col ministro Donat-Cattin la necessità di indire elezioni anticipate e di mettere la parola fine all'esperienza di centro-sinistra? « Risponderò a questa domanda francamente e semplicemente. Durante il mio incontro con l'onorevole DonatCattin non ho mai sostenuto la necessità o l'utilità di elezioni anticipate, non ho mai proposto, chiesto o sostenuto la fine del centro-sinistra. La conversazione con Donat-Cattin si è svolta sempre su temi di carattere generale. Per me si trattava di uno dei tanti scambi di vedute che ho avuto con molti esponenti politici italiani prima del mio viaggio negli Stati Uniti in settembre. « Ricorderà che io dovevo andare a Washington in relazione al viaggio americano del presidente Leone. Com'è normale in questi casi, mi aspettavo che a Washington avrei dovuto informare il Di¬ partimento di Stato e la Casa Bianca sui differenti punti di vista italiani. Il proposito del mio incontro con DonatCattin è stato dunque di avere anche la sua opinione. Data la sua esperienza mi interessava soprattutto il suo punto di vista sul mondo del lavoro, gli operai, i problemi di occupazione, l'inflazione. Io in quella occasione, come in ogni altra di questo genere, sono stato un ascoltatore. Ma in nessun modo, in questo come in ogni altro incontro, ho sostenuto una tesi o proposto una "soluzione" per i problemi italiani. In nessun modo ». — Ma si è detto che esiste « un piano americano » che favorirebbe le elezioni anticipate, e porrebbe dei veti sulla partecipazione di alcuni partiti nei futuri governi italiani. « Questo è il punto cruciale. Devo dire, in modo franco, devo precisare in modo assoluto che non c'è mai stata e non c'è una pressione americana neanche indiretta, neanche implicita, per elezioni anticipate, o per qualsiasi aspetto, dato o problema che riguardi la vita e gli affari interni italiani. Un Paese de¬ mocratico sa che le decisioni politiche sono di esclusiva competenza dei rappresentanti democraticamenti eletti di un popolo. Sto parlando della mia responsabilità morale e politica come ambasciatore americano in questo Paese. E' di questa responsabilità che devo rispondere. E' per questa responsabilità che posso dire con convinzione assoluta che una simile interferenza non c'è stata e non ci sarà». — Si è parlato e si è scritto di una « linea dura » degli Stati Uniti verso l'Italia. Un settimanale ha affermato che lei ne sarebbe l'interprete e l'esecutore. Che cosa può rispondere? « Per prima cosa mi disorienta l'espressione. Non trovo traccia di una "linea dura" americana, non vedo come sarebbe concepibile. I nostri sono due Paesi che hanno rapporti profondi e non certo recenti di vita culturale, sociale, economica, politica. E anche rapporto di san- Furio Colombo (Continua a pagina 2 in quarta colonna)

Persone citate: Donat-cattin, John Volpe, Volpe