Il Parlamento grande assente di Giovanni Trovati

Il Parlamento grande assente Il Parlamento grande assente Roma, 15 novembre. Il grande assente in questa lunga crisi è il Parlamento: il governo Rumor è caduto senza un voto di sfiducia, deputati e senatori assistono adesso, come semplici cittadini, alle trattative per dare al Paese un nuovo governo e non sono interpellati. Le nostre istituzioni subiscono un processo di vanificazione e sono costrette a rispondere sempre meno alle esigenze della Nazione. In due anni e mezzo il Parlamento è stato chiuso circa un anno: sempre meno è luogo di libero confronto di idee e quindi espressione di democrazia. Più che dibattere leggi è chiamato a convalidare decreti: da organo legislativo sta diventando organo notarile. Andreotti firmò una trentina di decreti, Rumor quasi il doppio. Il decreto è uh provvedimento d'urgenza che si decide per sanare una situazione, non per risolverla. Prendiamo il caso della Rai. Fu motivo ufficiale della caduta di Andreotti nell'estate del '73, ma la convenzione della Rai, già scaduta, va avanti per effetto di due proroghe, ora se ne annuncia necessariamente una terza in attesa di una riforma assicurata, ma che non viene. Altro caso, l'edilizia pubblica. Non si costruisce un edificio con la famosa legge approvata dal governo Colombo nel '71: Andreotti per applicarla si preoccupò di apportare alcune innovazioni, secondo i suggerimenti della Commissione Piga; poi con Rumor si è dovuto votare un decreto per sveltire le procedure e introdurre nuovi criteri di espropri e annunciare, sempre nel decreto, una pronta riforma. Le nuove norme sono state presentate quest'estate, ma quando già il governo Rumor era in pre crisi. E l'edilizia pubblica continua a essere ferma. Si era tanto parlato della riforma urbanistica, legata alla riforma della casa, ma nel novembre '73 si scoperse che stavano per scadere i vincoli per le aree destinate a servizio pubblico in seguito alla sentenza della Corte costituzionale; fu allora approvata in fretta e furia una leggina di proroga sino al 1975, annunciando l'impegno di nuove norme, che nessuno ancora ha presentato. Tra situazione di pre-crisi e momenti di crisi non si riesce a fare neppure quel minimo che è necessario per non soccombere. Una nazione non può vivere di proroga. Eppure, dopo 45 giorni di crisi, la prospettiva di un governo finalmente efficiente è bloccata da problemi di schieramento, non di contenuto. Ci si balocca con la terminologia: centro-sinistra pieno, centro-sinistra aperto, centro-sinistra sbilanciato, e si vuol far credere che la mancanza del psdi nella maggioranza porterebbe il monocolore irreversibilmente a sinistra. Moro rischia di cadere per il quadro politico, che sta diventando un pretesto, non per il programma (ieri è stato riassunto sul nostro giornale) che accoglie le istanze delle classi sociali e che La Malfa, il quale non può essere sospettato di fumoseria o di sinistrismo di comodo, giudica serio. Eppure si continua a lasciare la nazione senza una guida e di questa situazione che si fa perigliosa, c'è chi vuol approfittare per creare il massimo disagio, con notizie provocatorie. Ieri sera si dava per certo che il giudice Tamburino era calato da Padova per arrestare il capo di stato maggiore della Difesa Henke (e il giudice ha sentito il dovere di smentire ufficialmente); questa mattina alla Camera si è diffusa la voce che Moro era morto; circola nelle redazioni di alcuni giornali una lettera, a firma di un « gruppo di ufficiali democratici non comunisti », con la quale si avverte che tra sabato e domenica in Italia scorrerà il sangue. In questo clima di incertezza ci tocca sentire al bar della Camera certi deputati democristiani annunciare il no a Moro per non dispiacere al loro elettorato che considerano moderato di destra. Non si preoccupano dell'interesse generale, ma del timore di non essere rieletti. Sono sordi a tutti i richiami. I giovani industriali ammoniscono, in un loro documento, che il prolungarsi della crisi e la mancanza di decisioni « spingono il Paese verso uno stato di debolezza il cui superamento diventa sempre più difficile ». Purtroppo questa sera lo conferma l'andamento della lira. Giovanni Trovati Roma. Aldo Moro

Persone citate: Aldo Moro, Andreotti, Henke, La Malfa, Piga, Rumor

Luoghi citati: Italia, Padova, Roma